A POCO, A POCO APOCALISSE! DI FRANCO BERARDI BIFO. RECENSIONE DI PAOLO POLVANI

A POCO, A POCO APOCALISSE!
Di FRANCO BERARDI BIFO.
Recensione di PAOLO POLVANI

   

   

Apocalisse! è un librino stampato dalle edizioni Momo nell’aprile del 2020, con la pandemia scoppiata e dilagata da poco più di un mese, quando i telegiornali trasmettevano le prime drammatiche immagini di un’Italia, di un mondo desolato e immobilizzato. Nelle prime pagine leggiamo: “In un film che si chiama Cafarnao un siriano di dodici anni che si chiama Zain denuncia i suoi genitori per averlo messo al mondo in un campo di profughi nel caos della città di Beirut. Miseria, violenza, depressione questo ciò che il padre e la madre gli hanno messo a disposizione”.

Il titolo completo del libro, così come riporta la facciata, è: A poco, a poco Apocalisse! la fine del mondo “spiegata” ai ragazzi, e poco più in basso, per lasciare uno spiraglio di possibilità, per non distruggere ogni residua speranza: “…e il mondo reinventato”. In quel “a poco a poco” è riassunta la marcia di avvicinamento alla fase distruttiva, che pare ormai passata dai primi, ancora timidi segnali di qualche manciata di anni fa, a sempre più pressanti avvertimenti. Dapprima le alluvioni avevano cadenze lunghe, gli episodi climatici irregolari, fuori norma, davano il nome a un intero periodo, l’alluvione del Polesine, nei primi anni ’50, Firenze con l’esondazione dell’Arno nei primi anni ’60, poi col tempo si sono accorciate le distanze tra un evento e l’altro, tanto da diventare fenomeni frequenti, e accaduti in territori dove l’acqua era sempre stata scarsa, come la Puglia, la Sicilia.

Al Summit di Madrid
che avrebbe dovuto arrestare.
il cambiamento climatico,
i potenti del mondo
hanno detto per l’ennesima volta
che produrre carbone e petrolio
è più importante dei nostri polmoni
perché l’economia viene comunque
sempre al primo posto.
Greta Thunberg ha detto
come osate maledetti
come osate distruggere il futuro
pensate solo ai soldi
non ve ne frega un cavolo di noi.

Ecco come in poche, chiarissime parole, l’apocalisse che si annuncia all’orizzonte viene spiegata ai ragazzi.
A questo punto due brevi parole sulla casa editrice, usando le sue stesse poste nella presentazione di un evento realizzato a novembre: “Momo crede che la cultura «non viene mai dopo» e quindi – nel rispetto di tutte le normative anti COVID-19 –organizza proprio oggi (alla fine di un anno davvero unico) un festival pieno di coinvolgimento, inclusione e partecipazione rivolto a tutti i bambini e a tutti i ragazzi. Il  Festival Libri Monelli vuole promuove il piacere e l’urgenza della lettura tra i bambini e i ragazzi, anche e soprattutto in un momento come questo in cui la cultura è talvolta relegata tra le cose «non necessarie.“

Bruciano le foreste in California
bruciano le foreste in Siberia
bruciano le foreste in Amazzonia
bruciano le foreste in Australia.

E questo fuoco
non l’abbiamo acceso noi.
Questo fuoco l’hanno acceso
i fanatici della crescita economica.

Come se fosse possibile una crescita
infinita su un pianeta finito,
come se fosse possibile
accelerare infinitamente
senza provocare una catastrofe.

E adesso la catastrofe è qui

Nello stesso periodo in cui vedeva l’uscita Apocalisse, Bifo dava alle stampe Fenomenologia della fine, un diario della pandemia ricchissimo di riflessioni e di spunti di riflessione, un libro da leggere e rileggere. In un capitolo intitolato La profezia sensuale, riferendosi a un libro di Federico Campagna, scrive che il profeta non prevede il futuro, ma “vede” il presente, e soprattutto quel che nel presente è iscritto. E ci lascia questa piccola illuminazione: “Quel che mi interessa dell’attività profetica è questa capacità della mente umana (di alcune menti umane) di sintonizzarsi con l’inconscio collettivo, o forse meglio, la capacità di leggere i flussi che circolano nella psicosfera. Come accada questo sintonizzarsi è difficile dire: si annusa l’aria, si osservano le facce di quelli che siedono accanto a te nel vagone della metropolitana alle sette del mattino, si ascoltano le frasi di chi è un po’ uscito di testa, si contano le labbra che sorridono in una strada affollata, si moltiplica tutto questo per il numero di lavoratori precari e si divide per l’ammontare del salario medio. Insomma si interpretano segnali captati casualmente nel sussurro sociale”. A me pare pura poesia!

Questo spettacolo
che avete preparato
voi potete chiamarlo
col nome che vi pare:
recessione, rallentamento
della crescita, coronavirus
invasione di locuste
ma noi abbiamo capito

che si chiama Apocalisse. 

Il librino Apocalisse riporta, come detto sopra, un segnale di speranza, tutto in quel piccolo suggerimento: “…e il mondo reinventato”. Perché se la prima parte sintetizza in maniera chiara le cause che hanno portato l’umanità sulla soglia del baratro, la parte finale costituisce l’aspetto propositivo della piccola opera in versi:

Forse l’Apocalisse
è meglio di codesta quarantena
che trasforma la pena
in una inesorabile catena
di debito lavoro tristezza e
ristrettezza.

In un altro libro di Bifo, Respirare. Caos e poesia, leggiamo: “Per evitare di morire di fame abbiamo accettato il lavoro salariato e la guerra quotidiana della competizione. Ora però quell’ordine sta crollando, e il contesto universale della razionalità moderna sta dissolvendosi. La sfida che affrontiamo è questa: rendere visibile un nuovo disegno dove ora vediamo soltanto una incomprensibile oscurità”.

Forse l’apocalisse
non sarà tanto male
se la prendiamo
come un carnevale
come un grande rituale collettivo
in cui ci liberiamo del cattivo
effetto che produce il capitale
sull’immaginazione di futuro.

A corredo dei testi lungo tutto il volumetto le immagini di Istubalz, che riecheggiano visivamente il brivido apocalittico con esiti efficaci. Qual è il soggetto politico che ha la necessaria fantasia per trasformare l’apocalisse in un benefico carnevale? Non saremo noi vecchi, dice Bifo, noi adulti, noi esperti, noi tristi rami secchi.

Soltanto voi potete.
Solo voi ragazzini
vi potete inventare
una sceneggiatura
perché la vita umana
non sia più una sciagura
ma un’eterna vacanza,
frugale, allegra, pigra,
sensuale e irresponsabile.

Insomma: un’avventura.

 

 

 

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