Alcune considerazioni sulla poesia odierna di Valeria Serofilli.
La poesia, oggi, è quel che manca, la sola in grado di fermare l’apparente ronzio del quotidiano e la sua creatività e forza salvifica, sono quanto mai necessarie in questa realtà di linguaggio – manipolazione.
Scrivere è per me una necessità e trovo gratificante l’atto della scrittura in quanto, facendo mio il pensiero di Pavese, questo “ (…) riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare ad una folla” (C.Pavese , Il mestiere di vivere, 1946).
Se il titolo di una delle mie precedenti pubblicazioni “Chiedo i cerchi” (puntoacapo Editrice, Novi Ligure 2008) intendeva indicare quello che io chiedo alla poesia, la misura della circolarità, quei cerchi che noi creativi abbiamo dentro e che si tratta solo di separare per farne scrittura, in una delle mie precedenti pubblicazioni “Amalgama” (in Valeria Serofilli – La parola e la cura, Monografie di poeti contemporanei, collana “I Quaderni di Poiein”, puntoacapo Editrice, Novi Ligure, Luglio 2010), mi riferivo a come intenda la poesia: un impasto, una mescolanza tra l’idea mentale e la sua forma scritta ma anche del foglio con l’inchiostro e soprattutto fra il poeta e il lettore. L’ulteriore alchimia, rifacendosi infatti ad uno dei significati etimologici del termine, la determinante e la più fertile, è appunto quella tra il poeta e chi la riceve in quanto la poesia è un nesso tra due misteri: quello del poeta e quello del lettore. Forse é proprio in virtù di questo connubio che scrivo. L’aspetto artigianale del mestiere di scrivere a mio avviso non costituisce tuttavia che uno degli aspetti della scrittura. Urge, oggi più che mai, una parola poetica in grado, per la sua universalità, di eternizzare, andando al di là del contingente e del particolare, come sottolinea il grande Aristotele.
Dedico ai lettori di Versante Ripido alcune mie liriche tratte da “Amalgama” (op.cit.),e da “I Quaderni dell’Ussero-Valeria Serofilli” (Collezione di puntoacapo, 2013).
La prima, Inchiostro, intende porsi come l’allegoria dell’atto dello scrivere, con occhio rivolto all’Indovinello veronese:
Inchiostro
“L’aratro ha mietuto
distanze impari e ne
è nato inchiostro probabile
per farne capoverso”.
(Da“Amalgama” in Valeria Serofilli – La parola e la cura, Monografie di poeti contemporanei, collana “I Quaderni di Poiein”, puntoacapo Editrice, Novi Ligure, Luglio 2010)
Uomo nuovo
“Ab ovo”
Si rompa il guscio di pietra focaia e fionda
il cavernicolo di ripercussioni e invidia
Via l’involucro di mattoni vecchi
per rinascere acqua di lago/senza sprechi
fondamenta più solide, anche se di palafitta
e poter dire infine: Evviva! E’ nato
l’uomo senza il guscio!
(da “I Quaderni dell’Ussero-Valeria Serofilli” ,Collezione di puntoacapo, giugno 2013).
La volta che mi sorpresi/ a sfogliarmi
il nero il bianco lo spazio i miei intervalli
bilicante rimasi sugli spalti
Se continuare o se
incerta / fermarmi
La consapevolezza solo più tardi.
Amalgama
Sono l’impasto / da gustare piano
pagina a pagina, riga inchiostro pelle
carta di guscio che t’incanta molle
lievito amalgama / caricato a molla
Adombra il rischio di pensieri imberbi
Trapianto bulbo che ti accresca, se mi sfogli
mano tesa e cogli / acini essenza
pane seme mosto
Il più ambito frutto in quest’inchiostro.
Preghiera del Poeta
Quando uscirà / il mio nuovo libro
avrà pagine di vento, i colori del tramonto
inchiostro d’alba / la pelle dei bambini
di tutto il mondo
Il mio nuovo libro / quando uscirà
sarò uscita anch’io,e fuor di scena detterò
parole intrise della saggezza
di chi non più la cerca
Sarà allora che il mio Editore
venderà copie a milioni / e le ristampe
e presentazioni ovunque /ed interviste
Quando uscirà / il mio nuovo libro
sarò famosa d’erba e nuvole
e da un angolo di cielo, assaporerò finalmente
ciò a lungo negatomi
E se mi commuoverò
il mio sorriso / rifranto all’infinito
avrà tutte le sfaccettature
della luce, rugiada mattutina le mie lacrime
Il mio pubblico immenso:
ogni poeta / ogni ricerca di senso
Sarà storia il trascorso, il vissuto un esempio
consiglio ogni sbaglio
Senza rilegature le pagine, si spargeranno a mille
seme di giudizio / maturato a pelle, perle di esperienza
Rilassata / altrove, ne gusterò
il sapore, raccogliendo il frutto
del mio trascorso ardore
Ora che più non preme
anche se oltre, il senso, non
verrà disperso / eredità sofferta
ma mai rimorso, il tentativo di suggerimento
Non più resoconto
né agli altri, né a me stessa
Unico giudice: l’Eterno.
(Da“Amalgama” in Valeria Serofilli – La parola e la cura, Monografie di poeti contemporanei, collana “I Quaderni di Poiein”, puntoacapo Editrice, Novi Ligure, Luglio 2010)
Lettera a mio padre
(A più sereni cieli)
Ora che più manchi/ più non manchi
e la tua memoria a quest’ora
s’intride di luce
Anche qui, tra la folla/ intossicata di vita
vocii richiami applausi
mi tieni compagnia
Più presente di quando/ al mattino
ti alzavi già stanco e soffermavi
la mente/ prima d’iniziare il giorno
Chissà com’è ora il tuo giorno
che non sia un’andata senza ritorno
un sonno privo di risveglio
Qui nell’aria una strana dolcezza
e non è certo tutto quel che resta
e mentre la calma acqua del Fiume continua a incorniciare Pisa
ho in me il tuo abbraccio/ astratto, ma non per questo meno caldo
Sei tu che più non soffri/ caro
o il ricordo di te/ a rifiorirmi dentro
senza addio?
Ora che ti so quieto/ adagiato sulla parte di me
che t’appartiene
ritorno bambina, fresca e fragile
a scrivere “padre mio, ti voglio bene”.
Letter to my Father
(in skies more serene)
Now that you are more missed/you are not missed
And the memory of you at this hour
Is steeped in light
Even here, amidst the crowd/drunk with life
Shouts cries applause
You keep me company
More present than when/in the morning
You arose tired already and stilled
Your mind, before starting the day
Who knows what your day is like now
May it not be a leaving without a return
A dream without waking
A strange sweetness here in the air
And certainly it is not all that remains
And while the calm water of the River continues to frame Pisa
I have your embrace in me/abstract but not less warm because of it
Is it you who no longer suffers/dear
Or is it the memory of you/that re-flowers inside me
Without a goodbye?
Now that I know you quiet/at ease on that part of me
That belong to you
I once again become a child, fresh and agile
To write, “My Father, I love you.”
Emanuel di Pasquale
(da “I Quaderni dell’Ussero-Valeria Serofilli” ,Collezione di puntoacapo, giugno 2013).