Andante con moto, di Raffaela Ruju.
Andate con moto: carrozza 3, posto 4, finestrino.
Controluce
Quando volavo libera sotto l’uragano
ero nella trasparenza del mio stupore
vedevo in un controluce-ombra
la bocca dei miei occhi
riflettersi tra il prato e le rotaie infinite
Quello era il tempo delle mie utopie
delle mie preveggenze
sui malefici a cui andavamo incontro
Un biglietto di sola andata per l’inferno
prima che il vulcano eruttasse lava
nel calice vuoto delle nostre teste
Ombre
L’ombra dell’incredulità
ha spezzato l’ala della rondine
E’ crollato il muro
l’uomo nuovo si sente libero
e non guarda oltre il vetro delle apparenze
Una sinfonia di rotaie
tra il mondo vecchio e il mondo nuovo
attraversa continenti di menzogne
Oscurità
Nel tempo andato
partivano per esplorare nuove terre
navigando oceani illimitati di follie
per una scoperta nuova
Nel tempo rimasto
partono per esplorare continenti perduti
nell’oscurità di comode poltrone
oltre le colonne d’Ercole
Nel tempo rimandato
non avranno tempo per controllare
l’abitabilità planetaria
di pianeti lontani, troppo usati e consumati
In carrozza
Troppo complicato questo sistema binario
per menti troppo limitate
troppo prese da queste nuove passioni
piene di oracoli e guaritori
Lasciamo le risoluzioni
alle costellazioni familiari
nessuna presa di coscienza-rivoluzione
quando nemmeno la morte muore
Utopico pensare solamente
di rimettere in ordine un pianeta
illuso e illusionista
che non concede tregue nemmeno a Natale
Da questa comoda poltrona
mi assale un pensiero disfattista
sull’immagine che scorre sporca
cerchiata da un cuore disegnato sopra
In questo tempo presente
ho perso il senso del tempo e ascolto
il Re del controsenso che canta
una sinfonia di rotaie tra fili d’erba.
Rondò giornaliero di sola andata
Esposizione
Non ha certezza
il profilo straniero
alla mia destra
In un posto lontano
è rimasta l’orma
della sua orma
Un profondo silenzio
discende come luce notturna
in questa solitudine straniera
In esposizione solo le dita
giocano tamburellando ritmi
con un linguaggio africano
Dal finestrino vedo la nebbia
un volto disegnato sul vetro
e la foto ricordo di una disperazione
Sviluppo
Una guerra segreta
è scoppiata tra i binari
L’ora di attesa sembra lunga
C’è un gridar di disgrazia
e un gusto senza grazia
che mi rigetto indietro
Un sigaretta fumata
rubata a una vita che passa
rimasta per un’ora sola sulle rotaie
Con un biglietto di sola andata
non si può tornare indietro dall’inferno
quando resta solamente l’ultima delle scelte
Ripresa
In Re maggiore
il solista del fischietto
suona la melodia dell’armistizio
Tutti in carrozza
si riprende il viaggio
tutti soli e con diversa destinazione
Prossima stazione
cambio a Mestre
Si scende per una ripresa con brio
La guerra silenziosa
è solo il ricordo fastidioso
di un’attesa prolungata
di una sigaretta rubata