Il fiume dei poeti: versi di Sandro Angelucci, Franco Casadei, Renato Fiorito.
Vi proponiamo il punto di vista sul tema del mese di diversi autori, con una sola poesia a testa, a esemplificazione e dimostrazione di come la parola poetica possa fornire una molteplicità di spartiti aderenti a un medesimo assunto:
ALLA FOCE
di Sandro Angelucci
Alla foce del cielo
ho visto spume candide di mare.
Non c’erano veleni
e i bambini
riempivano i secchielli di rugiada.
A riva, tra i castelli,
un vecchio mendicante predicava
e ripeteva:
“una moneta, una moneta sola
per la mia sete”.
Non distante, una donna,
(forse sua madre)
china sulla battigia raccoglieva
manciate di conchiglie
e girasoli.
Poi, d’improvviso,
il chioccolio di un merlo nel giardino,
il ronzare di un’ape intorno al fiore,
il rombo di un motore sulla strada.
E sono nuovamente
dove sono
ma un fiume
mi attraversa con le vene,
e scorre, scorre,
e cerca come il cielo la sua foce.
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Da: “Si aggiungono voci” di Sandro Angelucci, LietoColle. Falopio. 2014
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Il destino è il mare
(Autobiografia di un corso d’acqua)
di Franco Casadei
Da una crepa del Sella – imponenza
che signoreggia su monti e valli –
vengo alla luce tra pietre e sassi.
Un filo d’acqua, man mano prende forza
si fa cascata che percuote dirupi e muschi,
cerca la strada incerto
come un bambino che saggia i primi passi
si contorce, poi si incanala
nel cammino tra sterpi e massi.
Mi aggiro cercando una sponda
che si faccia mano, accolga la mia onda,
l’ombra dei larici rinfresca il viaggio,
ne accarezzo la sete e le radici
fragoroso procedo, poi rinsavisco,
raggiunta la valle mi faccio quieto,
ma devo andare,
la prima forza che mi ha dato vita
mi spinge ancora verso la mia meta,
i fiumi non sono stagni
il nostro essere nati è per andare.
Come gli uomini abbiamo i nostri umori
allegri svogliati, anche cattivi,
se inariditi in rivoli,
pietose ci soccorrono le acque
di ruscelli e di piccoli torrenti
che danno fiato ai nostri sperdimenti
un percorso di linee rette e anse
di piene che inondano messi e campi
di secche e aridità brucianti,
ma anche di un avanzare calmo
che irrora la pianura e le sue arsure
in un tragitto irrevocabile
impetuosi o lenti, si va
per affidarsi ad un abbraccio d’acque,
infinito, come infinito è il mare.
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Il fiume
di Renato Fiorito
Dopo l’ultima ansa
mi apro sereno
al rosso del cielo.
Conservo il ricordo della prima sorgente
e rabbia di cascate
e veleni assassini.
Nel viaggio ho raccolto la pioggia e la vita,
e custodito pesci
come pensieri segreti.
Ho dato riparo a uccelli di passo
e a uomini persi
senza strade né casa.
Ora porto la memoria
verso il suo delta.
Se vuoi, siedi anche tu
su questa sponda.
Lascia che l’acqua ti bagni la mano
e conforti il dolore dei giorni.
Se tu mi perdoni
io ti ho già perdonato.
Non sarà triste, vedrai,
questo lento fluire
che sfocia nell’ultima luce
e ci restituisce silenziosi
alla dignità del mare.
Grazie Versante Ripido per il bel regalo! Che bello ritrovarsi il primo giorno dell’anno a fianco di due magnifici poeti come Sandro Angelucci e Franco Casadei. Lo prendo come un complimento e un augurio a tutt’e tre di scrivere ancora bei versi nel nuovo anno. Voglio inoltre rendere doveroso omaggio al mio editore “Lepisma” che ha creduto in me, offrendosi di pubblicare senza nulla chiedere, come pochi oggi fanno, la silloge “Legàmi” da cui questa poesia è tratta.
Il tema del viaggio. Non poteva essere altrimenti per delle poesie ispirate al lungo peregrinare dei fiumi verso il mare. Così Franco Casadei ci fa scoprire l’umanità dei fiumi, il loro e “nostro essere nati per andare”, mentre Renato Fiorito ci presenta il fiume come un fratello, come un ricettacolo di conoscenze, un teatro dove si dispiega ogni avventura della vita. Sandro Angelucci abbina al tema dell’avventura il tema del sogno, facendone vedere gli stretti legami con la realtà: la frattura esiste, ma come le acque del fiume sfociano nel mare, così i percorsi dell’anima vanno verso il cielo, ossia verso una più compiuta realtà.
Franco Campegiani