Vorrei fosse mia la scelta, editi e inediti di Anna Cascella Luciani.
Anna Cascella Luciani (Roma, 1941) ha pubblicato Le voglie in Nuovi Poeti Italiani, 1, Torino, Einaudi, 1980; Tesoro da nulla, risvolto di copertina di Franco Fortini, Milano, Scheiwiller, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1990, premio “Laura Nobile”, premio Mondello opera prima; Piccoli Campi, Nota di Giovanni Giudici, Grottammare, Stamperia dell’Arancio, 1996, premio Sandro Penna, e “Procida, Isola d’Arturo – Elsa Morante”; i semplici, Roma, Il Bulino, 2002; Tutte le poesie (1973-2009), Introduzione di Massimo Onofri, Roma, Gaffi Editore, 2011, premio Luciana Notari. Collaborazioni con artisti, tra cui Ettore Spalletti, Achille Pace, Tommaso Cascella, ed editori d’arte, e incisori – André Beuchat, Luciano Ragozzino , Gaetano Bevilacqua, e altri – hanno portato ad una sua “Mostra di poesie in edizione d’arte”, 2009, alla Biblioteca Vallicelliana di Roma, curata da Fabio Guindani. È autrice di saggi tra cui I colori di Gatsby – Lettura di Fitzgerald, Roma, Lithos Editrice, 1995. Ha raccolto in volume le traduzioni da Emily Dickinson in Rosso, purpureo, scarlatto, Brescia, Edizioni L’Obliquo, 2011. Per RadioRai ha scritto il radiodramma Bolero, curato rubriche di poesie e recensito testi di letteratura angloamericana ed inglese. Nel 2008 ha ricevuto il premio Tarquinia-Cardarelli per la poesia.
“non sente più” disse
il medico vicino
al letto tre
dell’ospedale – chiamai
piano lo stesso – non
volevo farle male –
e dissi a lui “noi non
possiamo sapere cosa
per ultimo scompare –
può darsi che mi senta”
e ripetei piano
la parola rendendola
più piccola come fosse
l’altra così grande
da assorbire tutti
gli anni dell’uso
e le incertezze – poi
il medico disse “non c’è
più” – gli occhi
li aveva chiusi –
il resto fu –
(avevo portato
tre primule in vasetto
solo la sera prima –
“Chi le annaffia?”
aveva detto – “La signora
dell’altro letto –
la vicina” – fu poi lei
a dirmi che mamma
un momento prima si era
alzata e come vuole
la regola di vita
in ospedale era andata
a lavare le posate –
a rassettare –
un atto quotidiano
del più minuto fare)
***
vorrei fosse mia la scelta
– miei i desideri – mettere
il bracciale indiano –
ed i turchesi – andare dove
illesi stanno gli amori –
e i corpi vivi in isole
argentate – lambite appena
da nascita e da morte –
e il latte primigenio
ed il terreno nello stupore
delle prime cure – di pastorizie
di agricolture – e l’utopia non
ancora un male ma il seme
necessario del contagio –
Da Tutte le poesie (1973-2009), 2011
***
(le manutenzioni)
aveva un vezzo rosa
la casa che i muratori
stanno restaurando –
e in pieno corso
i lavori i muri hanno
perduto la tinta
d’aurora ma l’est manda
egualmente i suoi bagliori
e arriva ai piani alti
come sapesse che là due
o tre piccioni – via
dal ricovero notturno –
prendevano stanza – presto –
ogni mattino – avventori
aerei della luce –
del colorato frutto sparso
nell’aria da girandole
d’alba per il sole
tornerà il vezzo rosa –
torneranno i piccioni –
la manutenzione è questo:
dare modo al tempo futuro
d’essere ancòra
(e sembri dirlo tu – amico –
quando insisti “o ci salviamo
tutti – o nessuno è salvo” –
e gli impetuosi pettirossi
si adirano con le sfacciate
cinciallegre nel tuo giardino
siciliano – tuo e di Gisa –
dove il melograno spaccato
mostra i denti sulfurei
della magica Montagna –
e dell’abisso) –
– a Giuseppe e Gisa Arcidiacono –
Inedito, da Gli amori terreni (2009-2012)
***
fiore del solstizio –
21 di dicembre –
calicanto – sbocci
dopo anni a nord
in un balcone – lenta
quella tua crescita
al fiorire – incerto
il compimento per chi
aspettava i tuoi
boccioli gialli –
il loro aprirsi – e ora
nel ritardo lungo –
puntuale – e invernale
arriva il tuo profumo –
e ci distrae –
– a M.me Webb, a Marcovinicio –
Inedito, gennaio 2014
Poesia sotto voce, appena sussurrata, ma ricca di tanti dettagli e risvolti…, un procedere accorato lungo un filo di malinconia e di rassegnazione…
Mi piace la semplicità, la quotidianità del linguaggio che rivela una sensibilità profonda nella cronistoria dei particolari delle scene che vengono descritte e che rendono le poesie vive e vibranti, empatiche, coinvolgenti.
R. S.
@Giovanni D’Amiano
@Rosanna Spina
Grazie per la vostra lettura dei versi.
Per i vostri commenti.
Oggi, che è già passato un mese, e, ho visto l’uscita del numero di maggio di “Versante Ripido”, sul “versante” quotidiano, a lei, Rosanna, a lei Giovanni, rispondo:
tra le molte specie – molte / e numerose – preferisco / la scarlatta – l’infuocata / la vermiglia – un vetro / di Murano al calor di fiamma – / minimo cratere che assorbe / il caldo meridiano vicino / al solstizio dell’estate – / e mentre sul balcone vanno / avanti le vite quotidiane – / tessuti ad asciugare – / piccioni tra le antenne – / domestiche incombenze – egli / pervaso da troppa passione / di colore in un sol giorno / si disfa e muore – l’ibisco / purpureo sommamente caro / ad ogni dio del fiore –
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Di nuovo grazie, un saluto cordiale,
Anna C.L.