Bagliori della primavera, poesie di Paolo Polvani.
La malva
Non chiedere altro che la malva
profusa a sbuffi sul ciglio
del sentiero, aggrappata
a maggio in un disperato
tentativo d’immortalità
tamerici sbiadite
in un anelito di mare
e il volo del vecchio airone
disturbato nei suoi
pellegrinaggi alla foce del fiume
il vento che sibila tra i raggi
della bicicletta, scodinzola
anche il campo, manifesta
l’enfasi dell’abbraccio
incidere la pura gioia dell’istante
nella ruota del mondo
***
Le clarinettiste della banda
Alle clarinettiste della banda aprile
porge nuovi alfabeti sulle labbra e avvolge
la scansione degli anni al ceppo della primavera.
Le clarinettiste costeggiano le occorrenze
del vento, l’impellenza dell’amore
e l’idea stessa di una geologia del corpo,
le mani frammentarie e il farneticare
luminoso dei capelli, le promesse di una fertilità
terrena, la continuità delle gambe.
Le precede il fiume di una musica rotonda
che si sgrana in forma d’ acini d’uva,
polpa d’anguria, si dissipa nel segreto dei chicchi
di una melagrana, si allarga nel respiro
di un’erba invaghita della luce.
***
Bambine in corsa
Tu conservi il perimetro di vento
di certe bambine deliziose che hanno pianto.
La tua magrezza possiede l’astuzia di una gazza.
Tu corri e il mare
sorride alla coda di cavallo che svolazza.
Limpide e profonde come sempre, le poesie di P. Polvani che è un grande poeta.
c’è sempre grande freschezza nella tua penna Paolo! Non mi soffermo sulle altre due poesie che avevo già avuto modo di apprezzare;
in
“la malva
profusa a sbuffi sul ciglio
del sentiero”
e
“il vento che sibila tra i raggi
della bicicletta,”
riconosco il timbro della tua poetica, complimenti!
grazie Narda, sei troppo buona, forse è più corretto dire un poeta grande, di età… 🙂
anche tu Luciano, sempre generoso con le mie cose, grazie, un abbraccio