Bitume d’intorno di Luca Ariano, ebook in libera distribuzione collana Versante Ripido / LaRecherche. it, nota di lettura di Luigi Paraboschi.
Il talento di Luca Ariano e i temi portanti della sua poetica – manifestatisi al meglio nella sua raccolta del 2015 “ Ero altrove “ della quale abbiamo già parlato su questo stesso sito qualche mese fa – appaiono ben chiari e definiti fin da questo precedente lavoro del 2004
Bitume d’intorno
presentato come e-book da Versante Ripido in collaborazione con La Recherche.
Ho usato il termine “talento“ perché esso è di certo il dono che questo giovane autore possiede, anche se in questa prima raccolta di dieci anni prima è possibile rilevare una certa eccessiva loquacità didascalica, un voler a tutti i costi inserire dentro un testo idee, visioni e versi talvolta troppo traboccanti di riferimenti e di domande, al punto che i temi affrontati in una sola poesia potrebbero rappresentare il corpo di lavoro di altre due o tre altrettanto valide su temi affini.
A volte, durante la lettura si prova la sensazione che Ariano abbia voluto condensare dentro un solo testo troppe cose, fatti, avvenimenti, riflessioni, come fanno talvolta certi pittori di paesaggio alle prime armi quando vogliono rappresentare fino all’ultima foglia un certo albero che sta davanti ai loro occhi, perché temono che non facendolo, il quadro ne riuscirebbe monco o parziale.
Bitume d’intorno rappresenta, come scrive G.R. Manzoni nella sua prefazione, il disincanto perché “ il bello “ è stato sepolto da un pezzo nella nostra società.
Disincanto per cosa? ci si domanda.
Innanzitutto per le illusioni di un giovane cullato dentro certi miti post-resistenziali (che invece saranno molto meglio definiti successivamente in “Ero altrove”) e che nella parte chiamata “frammenti oltre il tempo“ appaiono già leggibili nel testo di pag. 8 dove si ricava dai versi che riporto, la decisione di un tale G.L di salire in collina a iniziare la Resistenza dopo l’8 settembre del ’43 “col suo pastrano accompagna/una bicicletta di pensieri/tra volti e divise“ mentre a pagina 9 nella poesia Danton ci appare qualcuno che ha fatto la scelta di cantare “scarpe rotte a conquistare la rossa primavera“, e successivamente la nostalgia per quella Resistenza alla quale il nostro autore non ha potuto partecipare per ragioni anagrafiche, dà origine al personaggio di Bel- Ami che ci appare quasi come un cronista di nera di un giornale di provincia, visto in qualche film neo realista, un po’ alla maniera del primo Gianni Brera nativo di San Zenone anch’esso della bassa padana confinante, che si culla nella nostalgia dei rimpianti in qualche osteria di Mortara, giustamente evidenziata con l’annotazione “nomem omen“.
La Lomellina, fatta di gelsi, di risaie a perdita d’occhio, di rane gracidanti, sta a Luca Ariano come le Langhe stavano al Nuto di Cesare Pavese, è un territorio un po’ desolato ai giorni nostri, ma per il quale si può provare nostalgia, come la si può toccare nel versi finali della poesia di pag. 15: Campi arsi dove non sbocceranno ranuncoli/e silenti lucciole non illuminano strade/ costellate da altari con gli antenati.
E’ evidente l’amore per questo territorio che alberga nel cuore dell’autore, anche se ora non è più colà residente, ma, citando ancora dalla prefazione
“la rottamazione di una società e di una civiltà è già in atto“, e Ariano è il fotografo attento di questa rottamazione che passa attraverso:
- ricordi frammentati di discussioni da bar sport
- fotogrammi di incontri razzisti dei locali ed intolleranti verso gli immigrati
- citazioni da riferimenti culturali, a pag. 21 (Via don Minzoni – ma chi era costui?) da appassionato cinefilo di provincia (Umberto D in un mattina senza technicolor/ punge- non solo Charlot che leva la sua tenda)
- Scontri tra etnie locali e quelle di colore che cercano l’inserimento
- scomparsa di campi e coltivazioni, per fare spazio a “cimiteri di automobili” oppure a supermercati della grande distribuzione nazionale, o a semplici capannoni industriali.
E’ un mondo quello della Lomellina (ma non solo quello, ed Ariano evidenzia assai bene questo disfacimento anche nella raccolta “Ero altrove“ quando parla di Napoli e sobborghi sommerso dal bitume, ritratto con perizia anche se un poco sovrabbondante, ricco di letture che vengono a galla tutte, film vissuti, incontri culturali al cineforum, telegiornali redatti come veline del vecchio Min.cul.pop del periodo fascista, viaggi estivi di brevi vacanze al mare, giorni di precariato. Frasi fuggevoli di ipotetici re-incontri sentimentali che mai sarebbero avvenuti nell’autunno.
In conclusione posso ribadire il mio giudizio più che positivo su questo giovane poeta (giovane allora nel 2004, ora lo definirei più adulto) che per far assumere a questo suo lavoro la valenza di un’opera stilisticamente completa e valida, avrebbe avuto bisogno di qualche sfrondatura al testo, ma, parlando da autore a mia volta, so quanto sia difficile compiere una selezione dei propri manufatti che sono tutti “piezz’ e core“ quando si deve operare la scelta di quale inserire in una raccolta e quale no.

L’ebook è liberamente scaricabile in questa pagina del sito: https://fanzine.versanteripido.it/e-book/
immagine d’apertura: Branciforte, “Oggetti”, 2008, olio su tela