Buongiorno mezzanotte, poesia di Vincenzo Mascolo
Il testo che ho letto alla Necropoli il 28 settembre è tratto dal poemetto inedito “Orphée”, ispirato all’omonima opera musicale (Deutsche Grammophon, 2016) del compositore islandese Jóhann Jóhannsson. Il titolo è “buongiorno, mezzanotte” (titolo originale del brano musicale, “good morning, midnight”, proprio il verso della Dickinson).
La frase in corsivo con cui si conclude il testo è tratta dal rondeau di Guillaume de Machaut conosciuto proprio con quella frase (oltre che per il suo canone cd. “cancrizzante”). A Eliot venne chiesto se per il verso iniziale e quello finale di “East Coker” si fosse ispirato a Guillaume de Mauchat, ma rispose che non conosceva quella musica. Del resto, “nella mia fine è il mio principio” è il motto che Maria Stuarda si fece ricamare sui vestiti durante la sua prigionia. VM
Credo che il tempo non esista. Credo in un divenire eterno in cui nessun confine separa vita e morte. Credo alla rinascita, al ritorno, credo nell’Anima del mondo. Nella città dei morti la voce dei poeti evoca la vita. Ma fin est mon commencement et mon commencement ma fin.
13. BUONGIORNO, MEZZANOTTE (GOOD MORNING, MIDNIGHT)
cos’è
che muore
Persefone
cosa
si estingue
quando
si consumano
cellule
tessuti
sistemi neuronali
morte è morte
inutile
tenerla
sul ciglio
della
lingua
farla
rotolare
a precipizio
nella
gola
morte
resta
morte
come
in un racconto
di Poe
si maschera
ci inganna
si traveste
riesce
a penetrare
in tutte le fortezze
a infrangere
qualunque
barricata
distesa
sulla linea
di confine
Persefone
non so
se possa
consolarci
la fede
nella
resurrezione
della carne
o nella nullità
del nulla
che ci attende
ma l’aria
è così tersa
è così nitida
la trama delle stelle
che morte
stanotte
non esiste
querule baccanti
non serve
che vi dimeniate
so bene
che bisogna
conficcare
i nostri versi
nel cranio
tumido
del mondo
percuotere
a mo’ di una grancassa
questo tempo
ma a un musico
a un semplice cantore
cosa può importare
della modernità
dei discorsi
sulla fine del lirismo
delle parole
che oggi la poesia
deve bandire
lui vuole
pizzicare
la sua lira
cantare
la fanciulla
trionfante
sulla morte
Vincenzo Mascolo è nato a Salerno e vive a Roma. Ha pubblicato Il pensiero originale che ho commesso (Edizioni Angolo Manzoni, 2004), Scovando l’uovo (appunti di bioetica) (LietoColle, 2009) e Q. e l’allodola (Mursia, 2018). Insieme a Giampiero Neri ha curato per LietoColle l’antologia Quadernario – Venticinque poeti d’oggi (2012). Per Mursia ha coordinato il Piccolo dizionario della cura, che raccoglie quarantadue poesie e cinque saggi sul tema della cura (2019). Dal 2006 è il direttore artistico di Ritratti di poesia, manifestazione promossa da Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale e da Fondazione Cultura e Arte.
so bene/ che bisogna/ conficcare/ i nostri versi (…)
percuotere/ a mo’ di una grancassa/ questo tempo
ma a un musico/ a un semplice cantore
cosa può importare/ della modernità/ dei discorsi
sulla fine del lirismo
delle parole/che oggi la poesia/ deve bandire
lui vuole/ pizzicare/ la sua lira
cantare/ la fanciulla/ trionfante/ sulla morte
CONCORDO, ASSOLUTAMENTE…
Fine del lirismo?… o di certa critica che del lirismo non sa che farsene?
Ai posteri l’ardua sentenza.
(Non mi piace la spezzettatura del versicolo ma mi piace quello che dici e come lo dici).
Rosanna Spina