Cambio di luci, di Maria Lenti

da Cambio di luci (2009), di Maria Lenti.

   

   

Maria Lenti, poetessa, narratrice, saggista, giornalista, è nata e vive a Urbino. Docente di lettere fino al 1994, anno in cui è stata eletta (e rieletta nel 1996 fino al 2001) alla camera dei deputati per rifondazione comunista.

Studiosa di letteratura ed arte: saggi, recensioni, interventi critici si trovano in volumi collettanei, in riviste e su quotidiani. In Effetto giorno, 2012, ha raccolto gli scritti di tenore culturale e politico; in Cartografie neodialettali, 2014, gli scritti su poeti neodialettali di Romagna e d’altri luoghi.

Ha pubblicato poesie: Un altro tempo, 1972, Albero e foglia, 1982, Sinopia per appunti, 1997 (2° classificato al premio “Alpi Apuane”), Versi alfabetici, 2004, Il gatto nell’armadio, 2005, Cambio di luci, 2009 (finalista al premio “Pascoli”); racconti: Passi variati, 2003, Due ritmi una voce, 2006, Giardini d’aria, 2011; gli studi Amore del Cinema e della Resistenza, 2009, In vino levitas. Poeti latini e vino 2014; l’antologia di poeti italiani contemporanei Dentro il mutamento, 2011. Nel 2006 ha vinto lo “Zirè d’oro” (L’Aquila).

*** 

tra l’imbra e l’ambra

tra l’imbra e l’ambra i volti
sgranati per la privacy
(o rispetto dell’infanzia
in un bon ton – da poesia
se non fosse un urlo di ribrezzo
per quel prezzo pagato all’infinito)

                     l’ombra ha coperto il viso
bambini lunghi fucili in spalla
bambine e secchi per l’acqua al pozzo
                     non da riso il prima o il dopo
da singhiozzo

niente pane niente abbecedari
niente fuochi d’amore niente giochi
niente sconti niente tornaconti

fuori campo
patimenti affanni ponimenti
ordini ordinamenti
scongiuri illuminanti
pianti impotenti
convegni rotonde tavolate
prurigini rimpalli
                         e cavolate

cura sollecita

e…
volgiti, vai…
                     di qua
aghi bacili garzette cotonine
flaconi isteriliti striminziti svaghi
intrugli e scorrimenti
                     (proliferano maghi)

nessun rosario nessuna coroncina
dietro lo spegnimento
nemmeno la novena
portata a lenimento…

*

stanza del riso                

che mai è questa campana
                                 suonata
                                 stonata
                                 adorata
la vita
è quello che ti succede quando pensi ad altro
ti passa accanto vaporizzata
                 forse sprofondata
o ti rimorchia bruciata
                certo molata
se la segui o la scruti

                 (l’azzardo d’un punto interrogante
lanciatosi gagliardo
e spentosi bastardo,
un aggettivo un verbo un nome
–        esistevano, erano, vivevano:
sarà vera la fiaba, eccome –
                 di fronte al riso di chi sbuccia
la mela fino al torsolo
torcendo il proprio ventre)

                 mentre sgrani
grani di riso crudi scotti al dente

*

reiterazione e cronaca

punteggiati dentro un grande evento
che duri come un’eco all’infinito
di modo che teatro scorie carte si lìbrino
                               con refe d’aquiloni
a stampigliare alte libagioni
su un quotidiano un teleschermo una rivista
nell’ansia che rovina e che non basta…

si spezza l’asta s’affloscia il materasso.
                               Si ricomincia, in basso.

per versi ipotetici

se un giorno tu tornassi
                           (una canzone?)
tu vivi sempre un se
                           (bene, un ritorno)
si qua recordanti…
                           (una citazione!)
se posso oltre sottrarre
                          (ah, uno storno)
se cerchi nuove pose kamasutra
….                         (allora, un porno)
se ricorre un più e non un meno
                         (un’addizione)
se spartissimo animae dimidium meae
                         (oh, una divisione)
se obbedienza non è, agiremo
                         (ah, moltiplicazione)
se il tuo corpo, il tuo corpo
                            (solito: invocazione)
se ieri, no – oggi -, forse domani
                         (dunque: consolazione)
se fosse nell’e-mail (o nella cassetta)?
                         (slungata prolusione)
se il tempo si fermasse e nello spazio
                         (ehi, là, che strazio)
se un sempre, un tanto, un mai
                         (ma di che parli?)
se ancora i portici di Urbino
                         (madonna! ancora lì)
se mai un infinito
                         (il vizietto! era giusto qui)

                   

Greta Nissen 1906 - 1988
Greta Nissen 1906 – 1988

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