Canzone dell’ozio, poesia di Lucetta Frisa.

Lucetta Frisa è poeta, scrittrice, traduttrice, lettrice a voce alta. Diversi i libri di poesia, tra cui: La follia dei morti (Campanotto, 1993), Notte alta (Book, 1997), L’altra (Manni, 2001), Se fossimo immortali (Joker, 2006), Ritorno alla spiaggia (La vita felice, 2008); L’emozione dell’aria (CRF, 2012), Sonetti dolenti e balordi (ivi, 2013), Nell’intimo del mondo. Autoantologia 1970-2015 (puntoacapo, 2016). È presente in varie riviste nazionali e internazionali (“Nuova prosa”, “Poesia”, “La mosca di Milano”, “L’immaginazione”, “La clessidra”, “Souffles”, “Italian Poetry”), e diverse antologie cartacee e sul web (“La dimora del tempo sospeso”, “Viadellebelledonne”, “Carte sensibili”, “Doppiozero”, “Ossigeno nascente”, “Perigeion” “La poesia e lo spirito”). Traduce in particolare inediti di autori francesi, tra cui: Henri Michaux (Sulla via dei segni), Bernard Noël (Artaud e Paule e L’ombra del doppio), Alain Borne (Poeta al suo tavolo) e Claude Esteban (Qualcuno nella stanza comincia a parlare). Vince il Premio Lerici-Pea per l’Inedito (2005) e il Premio Astrolabio (2011) per il complesso della sua opera. In prosa pubblica Sulle tracce dei cardellini (Joker, 2008) e i racconti La torre della luna nera (Puntoacapo, 2012). In coppia con Marco Ercolani: Nodi del cuore, Anime strane (Âmes inquiètes, tr. fr. di Sylvie Durbec, Éditions des états civils, 2011), Sento le voci (J’entends les voix, ibidem, 2011) e Il muro dove volano gli uccelli. Insieme curano la collana “I libri dell’Arca” per le Edizioni Joker.
Canzone dell’ozio
In un luogo
come un dondolìo
io non più io-
ogni folata è un no
un no dopo un no
un calmo brusìo
Dopo il rumore del viaggiare
ancora anima rimane
Non chiede compiutezza
salvezza schiavitù
cancellato strade ha camminato
parlato per giungere a tacere
Risalendo correnti
i pensieri apparsi e scomparsi
piegati al centro
Il dio dei morti
ha reclinato il capo
fatto cenno con la mano
passato via
Le mie tracce in sogno
una slacciata teoria-
qualcosa si dondola
Il cervello si è capovolto
e i piedi
alle tempie bussano
altri silenzi
tra gli alluci
aria
le dita si strofinano in letizia
Un soffio senza infinito
il sibilo di una parola non divina
cade a terra
Mi dondolo
quindi sono
Lascio tutto com’è
In questo cassetto confuso
fulmini e fenditure
rattoppi tenerezze
inni elegie
larve di umido
lave di fuoco
Non devo fare nulla
non ho nulla da fare
Ogni folata è un no
un no dopo un no
tra le mie dita
Gli eventi
nel vento della mia ala
piumosi spiumati
dondolandomi
imparo l’arte del levare
un foglio di taccuino
lievi tracce di numeri
appunti senza dissidio
la voglia di calcolare
la voglia di domandare
la voglia di rispondere
la voglia di profezia-
un dondolìo silenzioso
sul mio cuore destro
Snodo i nodi
della fretta e delle frasi
del desiderio largo
della distanza stretta
non mi avvicino
non mi allontano
centrifugata dondolo
Ogni folata è un no
un no dopo un no
tra le mie sillabe
Una strofa
come una voluttuosa
lenta ossessiva manìa
oziosa malìa viziosa
una strofa
si posa oscilla
Una strofa come una voluttuosa
lenta ossessiva manìa
Dopo il rumore del viaggiare
una strofa
si posa
oscilla
Le mie tracce in sogno
non ho nulla da fare
Come un dondolìo
io non più io
io non più io
Una strofa
lenta ossessiva malìa
Gli eventi
nel vento della mia ala
Una sillaba
si posa
oscilla
Ogni folata è un no
un no dopo un no
un no dopo un no
un no
dopo
un no…
*
