Chi è Frodo? reportage di Antonella Lucchini.
Gli occhi dei cavalli
sono spirali di vento
immobili e vertiginose.
I cavalli
sono fatti di terra e crine
sono zoccoli
che battono sul cuore.
(a.l.)
Frodo non arriva mai per primo. Lo chiami, lui ti guarda e non si muove. Poi decide e viene verso di te, ma nel frattempo hai già il ciuffo rossiccio di Rex tra le mani; è il suo amico del cuore e lascia che anche lui si prenda la sua dose di amore.
Frodo è un irlandese, scuro e imponente, Rex è un sella italiano, color cannella, con qualche centimetro in meno del primo.
Sono due cavalli.
Cos’è un cavallo?
Il cavallo è un dono che la natura ha fatto all’uomo. Non tanto perché lo ha coadiuvato nel tempo nei campi, in guerra, ma perché è un essere animale unico, col quale si può instaurare un rapporto privilegiato e altamente gratificante, per entrambi.
Totalmente diverso dai comuni animali d’affezione, per dimensioni ma soprattutto perché, diversamente da cane e gatto, in natura è una preda, e quindi l’approccio dovrà essere assolutamente differente.
Scendendo nel dettaglio, il cavallo che si trova in una situazione di stress, di pericolo, applicherà la difesa della fuga, non attaccherà mai l’oggetto che gli procura paura (mentre i cani attaccano a morsi e i gatti sguainano le unghie e utilizzano i denti). E’ proprio sulla base di questo comportamento difensivo che, per salvaguardare la sicurezza del cavallo e del cavaliere o dell’accompagnatore, negli anni, molti addestratori, si sono avvicinati alla tecnica della “doma gentile” proposta da Monty Roberts, per evitare che il cavallo nell’irruenza della fuga disarcioni o prenda a zoccolate l’umano vicino. Ai cavalli si parla, ai cavalli si dimostra che superare un ostacolo non è pericoloso, anzi può essere addirittura piacevole; questo si ottiene con gentilezza ferma e con le ricompense: un biscotto, un “good” detto con dolcezza e gratitudine, facendogli mangiare un po’ di erbetta fresca, facendo grooming, dando una carezza (io esagero e aggiungo sempre un bacio). Nell’addestramento, o meglio, nel viaggio di reciproca conoscenza, al cavallo vengono fornite tutta una serie di competenze che gli serviranno in futuro per affrontare ostacoli improvvisi nella massima serenità (quello che, tecnicamente, si definisce problem-solving). Un esempio, nel concreto, per chiarire. Un primo esercizio effettuato con Frodo (e più avanti si scoprirà di lui) è consistito nel posizionare sul terreno alcuni pali, coricati: tenendolo alla longhina li abbiamo oltrepassati senza problemi, uno dopo l’altro, ogni volta dicendogli “good boy” e poi portandolo a brucare l’erba fresca. Questo consentirà a Frodo, nell’eventualità per esempio di incontrare rami o tronchi a terra, di ripescare nella memoria la situazione vissuta insieme e di risolvere il tutto senza problemi.
Viceversa, se avessi fatto lo stesso esercizio cercando di convincerlo frustandolo con la longhina (e garantisco che succede molto, troppo spesso) avrei ottenuto da lui l’associazione pali a terra=pericolo=frustate=zoccolate=imbizzarrimento=fuga, con pericolo per me e per lui.
I cavalli hanno una sensibilità, hanno un cuore e vanno avvicinati con questa consapevolezza. Ed è con questa consapevolezza che il mio IO poeta (anche il mio IO essere umano, in realtà) si connette e si lega a filo doppio con questi animali straordinari, grandi ma non così grandi da non riuscire a passare sotto pelle e lì stabilirsi.
Chi è Frodo?
Frodo è un cavallo di razza irlandese, alto, maestoso, bruno, di circa 20 anni. Per anni ha fatto il cavallo-scuola in un maneggio, poi, quando non è più servito, è stato rinchiuso in un box, per anni. Quando l’ho incontrato, mesi fa, era già stato liberato, aveva già superato parte dei suoi problemi psicologici. Perché anche i cavalli vengono maltrattati, non solo i cani, non solo i gatti. Per un cavallo restare inscatolato in un box, senza mai uscire in passeggiata, senza mai vedere un paddock (area riservata ai cavalli, recintata, dopo vivono liberi) causa patologie psicologiche e fisiche gravi. Stereotipie, tic: il ballo dell’orso (muoversi ritmicamente, spostando collo e zampa alternativamente da una parte all’altra), tic dell’appoggio (appoggiare i denti sul cancello o sul muretto del box), tic aerofagico (respiro continuo e affannoso, una sorta di iperventilazione da panico). La stabulazione continuativa in un box è uno dei maltrattamenti più diffusi e forse meno capiti, perché si pensa “gli viene dato da mangiare, da bere, magari esce quando deve fare lezione, quindi è tutto ok”. Tutt’altro! Il cavallo è un erbivoro, è una preda ed è sopravvissuto alla selezione naturale grazie all’adattamento del suo apparato locomotore alla fuga. Il movimento, libero, è indispensabile per il funzionamento corretto del suo organismo e per mantenere l’efficacia della biomeccanica del movimento e dell’apparato cardiorespiratorio. Inoltre, la frequentazione del paddock è insostituibile, poiché il cavallo è un animale sociale e deve poter manifestare quei comportamenti intra-specie che gli consentono di mantenere condizioni di benessere.
Non va nemmeno sottovalutato il rapporto con l’uomo, che il cavallo cerca e di cui ha bisogno, tenendo sempre presente l’approccio corretto: competenza, comprensione, serenità, fiducia, gentilezza, amore.
Frodo è stato maltrattato, perché molti degli elementi imprescindibili per la sua salute gli sono mancati per troppo tempo, fino a quando non è arrivato all’associazione Equinozio Onlus, che si occupa di salvare cavalli maltrattati, abbandonati, destinati al macello.
Io ne sono membro da poco e ho co-adottato Frodo; insieme, stiamo affrontando un percorso di conoscenza personale e di competenze reciproche, per vivere il nostro rapporto in serenità.
Ha gli occhi più fondi che abbia mai visto, un abisso di fierezza e di terra. Fissandoli, restando stregata dal vento che sento quando li guardo, sono diventata vegetariana (perché non avrei più potuto tuffarmici, in quegli occhi), riesco a tenere sotto controllo in misura molto maggiore gli attacchi di panico, la sua pelle e il suo odore mi arricchiscono la vita, ogni suo sguardo improvviso, ogni strusciata di muso al mio addome mi dicono che la vita è bella.
Insieme a Frodo, sono molti i cavalli che Equinozio ha salvato.
L’amico del cuore del mio splendido irlandese, Rex, è stato salvato con Alba, dopo che entrambi erano stati letteralmente lasciati a morire in mezzo alla neve dai loro proprietari, insieme ad altri cavalli che sono morti intorno a loro. Hanno avuto seri problemi di salute e psicologici, dai quali stanno risalendo magnificamente, curati e amati. Nonostante abbiano conosciuto la crudeltà dell’essere umano, ancora si fidano, ancora lo cercano
Annie, compagna di paddock di Alba, ha 24 anni, soffre del morbo di Cushing, ma è una “ragazza” piena di vita e di cose da dare.
Chey e Aylen sono madre e figlia, due bellissime TPR (cavalle da tiro rapido) con la criniera bionda e per quella criniera sono state prese e salvate dal macello. Aylen, che adesso ha 6 mesi, ha avuto una brutta infezione, da piccolissima, che le ha divorato quasi del tutto la rotula di una zampa posteriore: sottoposta ad intervento chirurgico ora è ancora in prognosi riservata perché al momento non si sa come e se la zampa potrà sostenere il suo peso finale, circa 8 quintali!
Ma lei corre beata con la mamma a fianco.
E tanti nomi, tante storie, di tanti occhioni, di tanti nasi vellutati potrei dire.
Cos’è un’associazione animalista?
Leggenda metropolitana da sfatare: gli animalisti preferiscono gli animali all’uomo. Non tutti, io perlomeno no. Non nego che esistano individui estremisti, ma la nostra associazione, per esempio, ha un programma scolastico di educazione animalista (per ora solo un progetto) che si pone come obiettivo il rispetto di tutte le figure presenti nell’ambiente, uomo compreso, passando attraverso un corretto rapporto con gli animali.
Come ci muoviamo? Quando arriva una segnalazione di maltrattamento o quando ci accorgiamo personalmente di qualche situazione critica, interveniamo acquistando il cavallo direttamente dal proprietario o dal commerciante che effettuerà il trasporto al macello.
Abbiamo due strutture sul territorio mantovano che offrono pensione (non gratuita) ai nostri cavalli ed una in Toscana. Non abbiamo ancora un posto nostro, ma il sogno dell’Oasi dei cavalli salvati dove riunire tutti i nostri amici è sempre vivo!
Come ci manteniamo? Nota dolente. Tra di noi c’è chi si svena per pagare le spese enormi che sosteniamo. Abbiamo attivato l’adozione a distanza, col progetto delle cerchie: ogni cavallo ha la possibilità di essere adottato, con una somma anche minima; la nostra speranza è che tutti i nostri cavalli siano interamente o anche parzialmente coperti per il loro mantenimento. Al momento abbiamo pochissime adozioni a distanza che cerchiamo in ogni modo di far crescere con appelli personali, appelli sui social su cui siamo presenti (Facebook e Instagram) e organizzando eventi. Ci sono anche situazioni di particolare urgenza o di emergenza in cui chiediamo donazioni specifiche che possono comunque essere elargite anche una tantum, senza che sussistano condizioni di particolare urgenza.
Inutile negare che l’opinione pubblica risulta molto più sensibilizzabile ai cani o ai gatti, perché in fondo i cavalli sono anche cibo, non vivono in casa con noi, non possiamo infiocchettarli e vestirli, alla fine umanizzarli (e qui rasentiamo il maltrattamento).
Per questo il nostro obiettivo è la classificazione dei cavalli come non D.P.A. (non Destinati alla Produzione di Alimenti per il consumo umano) cosicché ogni cavallo sarà escluso a vita ed in modo irreversibile alla possibilità di essere macellato, scelta vincolante anche per i proprietari successivi.
È una lotta continua, un impegno serio e coinvolgente. Ma oggi so che andrò da Frodo, che Rex mi verrà incontro per primo, che avrò la pelle impregnata del suo odore e questo ripaga sforzi e sacrifici.
E se potrò fermare con la mano anche una sola frusta, sarò un essere umano migliore!
Il poeta e il cavallo?
Sì, sempre!