Ci sono alberi e… alberi: Sandro Angelucci, Flora Botta, Miriam Bruni, Maria Lenti, Shar Danus

Ci sono alberi e… alberi: Sandro Angelucci, Maria Lenti, Shar Danus.

    

   

di Sandro Angelucci:

All’albero del mio giardino

Come stai, vecchio mio?
E ti accarezzo la pelle rugosa,
la sento tiepida, viva.
Scivola la mano sulle tue spalle
possenti, robuste.
Ti stringo a me
e avverto la forza che mi trasmetti
che passa
dalla tua linfa alla mia linfa.
Ti annuso:
emani un profumo di muschio
un odore buono di pace e di pane.
Sento di amarti.
Delicatamente poggio le labbra
sul tronco,
ad occhi chiusi
bacio la tua corteccia.
Ti ascolto:
dici di amarmi come io ti amo,
che siamo nati dallo stesso seme
dalla stessa terra.
Io e te, vecchio mio,
mio antichissimo padre,
madre ed amante.

Tratte da Si aggiungono voci (LietoColle 2014)

***

di Flora Botta:

Quando impareremo
a camminare leggeri
sull’acqua
come cristo,
nudi, vestiti d’albe
e di colori,
ci sveglieremo
l’uno dentro l’altro
senz’ombra né radici.

E diventare rami
toccare le cime degli alberi
con le mani.

***

di Miriam Bruni:

Ha una statura d’alberi l’amore:
nella cantina buia non ci sta.

Bisogno d’aria e di cambiare;
vedere il mondo e lì fiorire!

E non è colpa mia se è grande e antico.
Se non ci sta nella cantina buia;

Se vuole luce e un nome di diritto.
Se non sopporta alcun soffitto basso.

***

di Maria Lenti:

Inizio

Mia madre fu Zelinda Lenti
lettrice di salmi in processione
                              un nodo di vento
                              infinito sulla nuca.
Lenti Clemente fu mio padre
appassionato indagatore di romanzi
                              contadino e minatore
                              occhi pungenti chiari.
Dal calendario, in rima non cercata,
i loro nomi per me scesi silenti:
Maria Margherita Lucia.

È molto, io credo. Mi basta.

 da Sinopia per appunti, 1997

***

di Shar Danus:

CADUCIFOGLIE
18/10/2014

Non siamo sempreverdi
qui, alla Piana del Cansiglio.
Oggi tu sei Larice, Stefano,
ed io il tuo Platano devoto.
Arrossano al chiarore del crepuscolo
le foglie
davanti all’irruenza degli abeti,
e all’irrisione nei confronti dell’inverno
a cui i nostri capelli si arrendono
pian piano.
In quest’ottobre
che riverbera nei pàmpini
le vite che ci siamo costruiti e sfatti
come palpiti accordati si rallentano
al muggito delle vacche
al loro scampanare.

                                

spencer gore, il fico, c. 1912 . in apertura houghton place, 1912
spencer gore, il fico, c. 1912 . in apertura houghton place, 1912

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