Convivenze (nei dintorni di Livorno), inediti di Annalisa Macchia.
Annalisa Macchia, nata a Lucca, vive da molti anni a Firenze. Laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Pisa, ha insegnato la lingua francese presso alcuni istituti fiorentini. Studiosa di letteratura per l’infanzia, poeta, narratrice e traduttrice, ha pubblicato vari libri: il saggio Pinocchio in Francia, Quaderni della Fondazione Nazionale “Carlo Collodi”, 1978; alcuni piccoli libri per l’infanzia, La gattina dalla coda blu, La formica giramondo, Il fantasmino, Il pesce palla e la nave pirata, Ed. Chegai, Firenze 2002, e Mondopiccino – Piccole storie in rima, Florence Art Edizioni, Firenze 2004; la raccolta di poesie La stanza segreta, ETS, Pisa 2004; la raccolta di racconti I sogni del mattino, ETS, Pisa 2005; la raccolta poetica La luna di Cézanne, Kairos, Napoli 2008; il libro A scuola di poesia, per capirla, per spiegarla, per scriverla, per amarla, nella collana “Saggi e ricerche”, Florence Art Edizioni, Firenze 2009; il romanzo Il portone di via Ghibellina, puntoacapo Editrice, Novi Ligure (AL) 2011; la raccolta poetica Interporto Est, Moretti & Vitali editori, Milano 2014; Come si cucina un sonetto – Scopri la poesia divertendoti, Florence Art Edizioni, Firenze 2015, Thimothy Houghton, Internal distance (traduzione di Annalisa Macchia e Luigi Fontanella con testo a fronte), Mimesis Edizioni (Milano-Udine), 2015. Ha tradotto poesie di John Ciardi, Timothy Houghton e Mark Strand.
Collabora con l’associazione culturale fiorentina Pianeta Poesia; con recensioni e racconti alla rivista Erba d’Arno; è nella redazione fiorentina della rivista internazionale Gradiva; cura, inoltre, la collana per l’infanzia della casa editrice CFR Poiein.
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Scarafaggio
Ti ho pestato così senza pietà
anzi con non celata soddisfazione
scarafaggio
kafkiano insetto
mai gradito dove si dorme
si mangia si culla un bambino.
Eppure tu
ributtante esserino
hai in te le armi per cantar vittoria
sulla guerra più disastrosa.
Senza cibo né acqua né aria
in un deserto di radioattività
forse tu solo capace di resistere
forse tu solo in futuro
ad assistere
al fremito leggero d’una zolla
al rispuntare d’un rametto stento
di una pallida foglia.
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Lombrico
Se scavi una buca presso riva
appena fuori la portata dell’onda
appare sul fondo un laghetto salato.
Dal piccolo mondo di sabbia bagnata
può allora affiorare un lombrico
-da queste parti lo chiamano bécio–
Si dibatte al tocco di due dita
minuscolo danzatore acrobatico
armato solamente di eleganza.
Qualcuno schifato lo schiaccia
qualcuno lo spezza in più parti
per vedere danzare i segmenti.
Qualcuno con cura
lo infila in un amo
sorridendo pensando
a un pesce che abbocca.
***
Granchio
Se ne stava tranquillo abbarbicato
dentro la trasparente cupola
di una grossa medusa.
Forse si rintanava
forse se la mangiava.
Ma una volta gettato sulla spiaggia
l’acquoso mostro
il granchio è stato “liberato”.
Dal bel lattiginoso transatlantico
in un secchiello
sotto occhi e mani di bambini.
Ha combattuto a lungo
stringendo con le chele
incauti polpastrelli
prima di riguadagnare il mare.
Il panoramico mezzo di trasporto
ormai sotterrato.
***
Formiche
Bianche montagne di sale
sbarrano il passo alla cucina.
Formiche esploratrici
aggirano l’ostacolo
salgono rapide sull’acquaio
dove un seme di pomodoro
un briciolo di biscotto
sempre sopravvivono.
Sale e sale…inutile lotta.
Più tenaci di me a scavare
arrampicarsi cercare costruire.
Tanto di cappello
minuscole regine della terra.
***
Cicale
Cantano le cicale.
Il loro verso
satura l’afa del giorno.
Lanciano al sole
intraducibili onde sonore.
Gridano gridano gridano il loro canto.
E canto fa rima con pianto.
***
Riccio
Sembrava una pallina abbandonata
cedevole al tocco della scopa.
Stretta tra il muro e un mucchietto di foglie
d’un tratto si è mossa
cercando inesistenti vie di fuga.
L’ho spinta dolcemente verso l’uscio.
Trotterellante con le spine alzate
si è gettata
sotto la siepe di gelsomino.
E lì è rimasta nei giorni seguenti.
Aveva i piccoli mi ha detto qualcuno
Chissà che fine hanno fatto.
A un osservatore attento e sensibile, come un poeta deve essere, non possono sfuggire le difficoltà che anche le più piccole creature devono affrontare nel corso della loro vita e la sofferenza cui spesso sono condannate. Ognuna dispone di qualche talento, di preziose risorse cui attingere durante il proprio percorso esistenziale.
In queste poesie traspare una particolare sensibilità nella scelta dei dettagli narrativi associata a raffinate soluzioni descrittive (per esempio, per la medusa).
La poetessa ha raccolto piccole biografie di forme di vita spesso calpestate, soffermandosi su quel “talento” che spesso l’uomo non vuole riconoscere. Ed ella ci rammenta come nessuna esistenza sia banale o insignificante. Basta saper guardare, ponendosi le domande giuste.
Intuizione corretta, carissima. Ho letto qualche cosa dei suoi scritti e mi sembra che siamo in piena sintonia. Grazie dell’attenta lettura.Paul Celan diceva che ogni poesia è un messaggio in bottiglia, in cerca di una spiaggia dove approdare, magari quella del cuore. Auguriamocelo.