Cronache di Bonn, di Antonella Taravella Guarino

Cronache di Bonn, di Antonella Taravella Guarino.

  

   

1)

farsi due pensieri
nell´instaurare una pacifica convivenza
con la tastiera tedesca
immortalare papere grandi quanto cani
fra parchi a perdita d’occhio
e il Reno che affianca sfatica distrae
l´eleganza che trafigge il respiro
(ma tu mi ricorderai i lenti passi di marzo
prima di primavera fra le curve di Limperich?)

2)

lo sguardo oltre
tetti neri spioventi, gigliati di giallo
passare i capelli sul fiume che profuma
e riflette di luna
(ieri sera eri una storia appesa sul Kennedybrüche
con un sorriso chinato fra le pieghe di Bonn)

3)

ora che posso liberare le farfalle
fra Hofgarten e Kaiserplatz
raccolgo le mie parole
e le getto nel Reno che mi soffia
fra i capelli
una storia divina – nello sguardo di Kasimir
e le colombe salutano
la mia nuova febbre nel sangue
(tornare – quando la neve mi lascerà impronte)

4)

sono qui nella perfetta sintonia dei boschi
una gestazione di capitoli nelle bacheche al sole
e il Reno sbuffa – sulle gambe del ponte
e passano le chiatte – spregiudicate nel silenzio
sciabordano le mani abbracciate come lucchetti
il verso pallido dei corvi
nella rincorsa placida di un cane sulle pietre
come asole speranzose –

(cala nelle palpebre il rito della luce
biancheggiare una saliva nel corpo possente
dei rami)

5)

le finestre ricordale tutte
nella serie di volti sereni
di chi non ha piedi nell´acqua

(ammutolire per questi giorni
che non vorrei veder passare mai
e darmi di spalle
nelle presenze che oggi
sono il domani che perdo)

6)

boccagli d’aria in verde su questi testamenti dai muri caldi
a passi spaiati spinti nei cordoli delle aiuole residenziali di Bonn
allattare le chiacchiere nei gemelli narcisi – Adenauralle mira alle spalle
una coccola di blu nelle sinistre mancate
il Reno ombreggia nei rossi contorti e cammino spinandomi tutta la voce
quando l’abbaglio del Kunstmuseum mi gongola le forme

7)

come se il tempo mi accarezzasse la voce
mentre i miei giorni fra le linee del Reno evaporano
andrò a cercare una panchina davanti a qualche
nome – per portarmi avanti con la memoria

8)

districarmi di voce mistica annegata-mi
nei fiori di ciliegio di Heerstraβe
fra un thè caldo al Pawlow
e la voce diroccata di un saluto
lunghissimo quanto il Reno

9)

era un darsi fuoco
guardare la penombra delle vie
nel vento che attirava le labbra
in questo percorrere il sale

(e negli occhi di Macke
a bivio aperto
nei marciapiedi arrotolati fra Hochstadenring
Bornheimer Straße
ci troveremo un colore
arricchito dagli anni che non mi parlano d’altro)

10)

e nel fare memoria
concorro nei seni fiabeschi
di questa primavera
dai morsi narcisi

(nel braille annuvolato
fra lucchetti e pastelli bucati
portami al di là del Kennedybrüche)

11)

c’è questo attimo che mi appartiene
un rovescio di parole che si fa struttura
e incespico nei polsini
nel fiato grave dei silenzi

(questo viaggio mi possiede
nel racconto dei ciliegi e delle mie lingue
nella mano alzata, oltre i graticci
che rimediano una primavera
ultima come un dolore
in questo allungarmi)

tanto è il tempo che il mio ventre nidifica
mi riporterò dove non dimentico
fra le indecisioni e il domani che risuona
come il futuro con un nome diverso

                  

tn_VENEZIA PONTE

 

 

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