Dal proletariato al cognitariato, poesie di Rosanna Gambarara

Dal proletariato al cognitariato, poesie di Rosanna Gambarara.

     

     

Rosanna Gambarara è nata ad Urbino. Qui si è laureata in Lettere Classiche e   ha insegnato alcuni anni. Si è poi trasferita a Roma, dove ha continuato l’attività di insegnamento nei Licei. Scrive poesie in lingua e in dialetto urbinate. La poesia in dialetto Urbin è stata pubblicata nella cartella d’arte “Appunti”, Dolcini per Logli, Stamperia d’Arte G.F. Urbino, 2000. Alcune poesie in dialetto sono state pubblicate su “Il parlar franco n.4 -2004. Nel 2010 e nel 2017 è stata tra i finalisti del “Premio nazionale Ischitella – Pietro Giannone” e due poesie sono state pubblicate nel 2010 su “Periferie”, 2010, anno XV N.54-55, una su “Periferie”, 2017 anno XXI N.83 . Alcune poesie compaiono su “Poetarum Silva”, “Versante Ripido”, “Carte Sensibili”, su “Navigare n.9, Pagine, 2016. Nel 2016 ha pubblicato la raccolta Hysteron Proteron (Ed. Pagine, Roma).

     

DAL PROLETARIATO AL COGNITARIATO

       

1 – Il colloquio

Con la scaramantica fede
di un innocente vizio
ho varcato tutte le soglie col piede destro
ed ho premuto apotropaiche impronte
sulle fughe
per assorbirne l’esattezza ortogonale
per costringere il destino
ad essermi propizio.
Ho allineato i margini del tuo libro sul ripiano,
dottore,
con cartesiano rigore
ed ho origliato il brusio delle righe sulle pagine
delle lettere nel guscio delle parole
delle parole nell’urna del significato
dei concetti nel ricamo della sintassi
e obbediente al tuo decalogo
ho lucidato l’autostima
con la duttile setola della speranza.
Sarò bella
castamente seducente
con giusto trucco
appropriata eleganza
padronanza nelle risposte
conoscenza delle specificità
curiosità pertinente
intelligente sicurezza
rispettosa intraprendenza.

E lui/lei sorriderà
dall’altezza della sua olimpica poltrona…..

Chiudo gli occhi…
Sì…
Questa è la volta buona.

      

2 – Isla Negra

Attraverso il filtro delle ciglia
un po’ somiglia al mio
che ha solo piccoli abissi
questo mare che si slarga vasto
già nel cerchio del nome
e lontano sprofonda.
Il mare di Neruda.

Mamma ha incorniciato
il mio sudato diploma
lo ha appeso alla parete
laggiù
nella stanza nuda
di me.

Qui tutto ok…
Torno a Natale
semmai…
tra qualche luna…

per fortuna
dopotutto
c’è Skype…

     

3 – Curriculum

Nell’ora in cui tutto è più vero del vero
straniero
fissavi le parole in fila
sul mio curriculum,
graffio dell’ansia nell’attesa.

Ma poi più reali del vero
più plausibili della coerenza
più credibili dell’evidenza
in una felice eutopia
sulla tastiera
riallineate ottave
e metronomo di passi
su strade ortogonali
poi
più reali del vero
pullulanti sciami di pulcini
e rami curvi di dolcezza
e uova uova nel nido
e noci crepitanti nella cesta
pannocchie pendenti dalla trave
turgide di chicchi
e poi grappoli dolci fitti fitti
sì, ero certa,
per l’euforia che esulterà frizzante
il giorno vincente
della festa.

     

4 – Prospettiva

Avranno una linda scrivania
in una utopia pressurizzata
sulla luna
o forse su Marte
i miei figli o i miei nipoti…
chissà…
…se il caso finalmente mi da
le giuste carte
e se spariglia
la sfortuna
e riempie i vuoti delle mie attese
se la provvidenza
sbroglia finalmente il mio destino.

E posso anch’io
finalmente
mettere su famiglia
darmi pensiero
della discendenza.

      

5 – A tempo determinato

Nell’agro tempo
che con l’attesa frastorna l’oggi
scarnifica il futuro
più del diploma mi torna utile
l’arte dei giochi con lo spago,
(… ricordi
ciascuno a turno una presa…)

Con agili dita
veloce
avvolgo e arriccio il nastro sul pacchetto.

Mi ha soppesata tutta
con occhio penetrante
la direttrice del personale
e ha detto:
“Ok.
Solo per le feste di Natale”.

*

           

In grazia di Dio, Edoardo Winspeare, 2013
In grazia di Dio, Edoardo Winspeare, 2013

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