Dalla prospettiva del sasso, inediti di Rodolfo Cernilogar.
Rodolfo Cernilogar nasce a Pisa nel 1975.
Passa i primi tre anni dai nonni marchigiani. Il nonno paterno era sloveno, conosciuto solo dai racconti del padre.
Cresce in Maremma dove respira il verde dei pini prima del mare.
A vent’anni torna a Pisa alla Scuola Normale.
Vive e lavora tra Bologna e Ferrara, tra la via Emilia e l’Est.
Ha una figlia – diventata grande – che studia a Manchester.
Pubblica nel 2006 il suo primo libro di poesia Argento di lumaca, LietoColle Editore (vincitore Premio Carver 2007, vincitore premio Fiera di Casalguidi 2007, finalista Premio Nabokov 2007).
Del 2014 è il suo secondo libro Parlando d’altro, Cicorivolta edizioni (vincitore ex aequo Premio Metauros 2015, secondo posto Premio Don Luidi Di Liegro 2015, secondo posto Premio tra Secchia e Panaro 2015, secondo posto Premio città di Arcore 2015, terzo posto premio Mondolibro 2015, premio della giuria Città di Pontremoli 2015, premio della critica Michelangelo Buonarroti Seravezza 2015, finalista Premio Carver 2015).
Parlando d’altro è tra i trenta libri selezionati dell’Almanacco punto della poesia italiana per l’anno 2014.
*
Dalla prospettiva del sasso
portato dal Nilo o dal Gange
superate derive e glaciazioni
ammirati cavalli arabi e armature ittite
costruiti acquedotti romani e città stato
incoronati re barbari e merovingi
quanto ridicola potrà sembrare
la nostra ottusa smania di durare
continuiamo a perder tempo
nei modi armonici che conosciamo
così bene.
***
Partiti chissà quando da lontane sorgenti
siamo discesi lungo lo stesso meridiano
accogliendo in noi il sapore
della terra dell’erba e delle rocce
e come affluenti ci siamo incontrati
mischiando le acque
fino a perdere coscienza
dei miei e dei tuoi confini.
E se ancora mi chiedi perché
questo posso dirti
che il fiume continua a scorrere
oltre l’ansa che chiude l’orizzonte
e solo il mare ha la risposta
che si rinnova a ogni onda.
***
ON MY OWN
Nell’esatto momento quando cala
il vento e la sabbia riposa
in nuove forme e variazioni
dove lo sguardo non trova
centro né confini,
chiudi gli occhi e lascia la battigia
alle ombre della sera. Il mare
è solo mare, il cielo è solo cielo.
***
TUTTO QUANTO
Ti penso ogni giorno
che dio manda in terra
con la forza di una frase fatta
l’inerzia di un meteorite
non trova il suo pianeta
per schiantarsi e farla finita
ti penso ogni giorno
senza una ragione
(me ne sono andato)
con colpa e vergogna
un riflesso dentro un riflesso
dentro un riflesso dentro
(sei ancora qui)
ti penso ogni giorno
nel tempo che volevo
nei fumetti uno sopra l’altro
la mattina in bicicletta
nella nebbia nell’azzurro
nel divano che ha solo la mia impronta
negli accendini che ritrovo
e non perdo più
da quando non ci sei (non ci sono)
posso dare fuoco a tutto quanto.
Bellissime queste poesie , Rodolfo! Apparentemente “facili, distese e fluenti come l’acqua che scorre sui sassi, ma intrise di una tristezza, impastati di una malinconia sussurrata, acquisita come “condizione” nostra, sassi di fiume che hanno imparato che “Tutto quanto” (splendida) va per un corso che non sappiamo, non ci appartiene. Rimangono le forme del dolore, i suoi “simboli”, la nostra impotenza. Complimenti!