Demeure du deuil, poesie di François Tessa

Demeure du deuil / Dimora del lutto, di François Tessa, ed. L’Arbre à paroles, 2003 – versi francesi e traduzione italiana dell’autore e di Maddalena Vacana.

     

     

Francis Tessa (Francesco Tessarolo) è nato a Rossano Veneto il 17 ottobre del 1935. Nel 1952, terminati gli studi di latino e greco al seminario, ha raggiunto la sua famiglia in Belgio, dove ha svolto diversi lavori. A partire dalle metà degli anni Sessanta, ha pubblicato una trentina di libri di poesia, una biografia e un romanzo, scrivendo in francese e traducendosi in italiano. Contemporaneamente ha tradotto svariati autori di lingua francese in italiano e occasionalmente  autori italiani in francese. La sua produzione letteraria gli è valsa premi di prestigio tra cui il Prix Félix Denayer e il Prix Ilarie Voronca nel 1989, il prix de Poésie et Poète de l’année aux Rencontres des Artistes Monti Lopini nel 1992, il Prix Louis Guillaume du poème en prose nel 1995 e il Prix de la traduction aux XXV Rencontres internationales d’Alvino, Val di Comino, nel 2000. È stato presidente e amministratore delegato della Maison de la poesie d’Amay e della casa editrice L’Arbre à paroles. Il Romanzo autobiografico Les enfants Polenta è stato tradotto in romeno e in albanese; è in corso di pubblicazione la traduzione italiana.

***

“Il poeta rivisita la casa dell’infanzia dove ormai nessuno vive più e, rievocando i personaggi che la rendevano viva, riflette sulla condizione umana, miracolosamente sospesa tra un susseguirsi di nascite e morti.
Coloro che sono morti, che hanno abbandonato il loro posto nella vita, lo hanno fatto solo apparentemente: essi infatti restano come sospesi nei luoghi in cui hanno vissuto, negli strumenti che hanno usato e parlano senza usare parole a chi, come il porta, li porta ancora con sé e avverte la loro presenza costante, come di pugnali infissi nella carne.”

(dall’introduzione di Elvi Morchi)

*

Moi, j’ai des poignards plantés à cause des tendres qui disparaissent et ne savent plus recourir à rien.
Ils arrêtent leur course, ferment leur maison, restent suspendus au vitrail qui parle, reposent dans l’air et n’ont plus de clés

Io ho pugnali infissi per colpa dei teneri che spariscono e non sanno più ricorrere a niente.
Chiudono la loro corsa, la loro casa, rimangono sospesi alla vetrata che parla, riposano nell’aria e hanno perso le chiavi

*

Toujours quelqu’un me suit ou me précède : il n’est pas muet mais parle sans mots. J’en reconstruis le visage dans l’embrasure des portes. Nous les laissons volontairement ouvertes

C’è sempre qualcuno che mi segue o mi precede, non è muto ma parla senza lingua. Ne ricostruisco il viso nel vano delle porte. Le lasciamo volontariamente aperte

*

Il marchait tout le jour sur ces passerelles et quand il rentrait le soir avec son odeur de térébinthine, je le savais depuis ma chambre.
Il était la statue de la maison réveillée par ce parfum tenace.
Il se versait le vin du réconfort et ses yeux riaient pour les parois vaincues par sa couleur

Camminava tutto il giorno su queste passerelle, e quando rientrava la sera col suo odore di acqua ragia, lo avvertivo già dalla camera.
Diventava all’improvviso la statua della casa ravvivata dal profumo tenace.
Si versava il vino del conforto e gli occhi gli ridevano per le pareti vinte dal suo colore

*

À te parler, c’est le lieu que traversent nos vies : bien plus que l’annuel bouquet de chrysanthèmes rouges, en grappes, des premier novembre

A parlarti, è il luogo attraversato dalle nostre vite: ben di più dell’annuale mazzo di crisantemi rossi, a grappoli, dei primi di novembre

*

Ta revanche, mère, tu la tins dans ce terrain inculte, envahi de ronces et de renoncules tenaces : tu y fis pousser des glaïeuls blancs, et rouges et rose incarnat. Ce fut ta victoire sur ta terre perdue, sur tes ans de disette, sur tes espoirs incrédules et diffus

La rivincita, madre, fu tua, in questo terreno incolto, invaso dai rovi e ranuncoli tenaci: hai fatto crescere gladioli bianchi e rossi e rosa incarnato. Fu la tua vittoria sulla terra sperduta, sui tuoi anni di fame, sulle tue speranze incredule e lievi

*

Ta vie, c’étaient ces statuettes sans valeur, bien droites aux fenêtres, pour dire ta présence de femme, d’épouse et de mère

La tua vita, erano queste statuette da nulla, ben dritte alla finestra, per dire la tua presenza di donna, di sposa e di madre

*

Comment as-tu pu vivre, quarante années en cette maison obscure, au jardin suspendu d’argiles et de pierrailles, que tu soignais comme femme ferait pour son enfant bancal

Come hai potuto vivere quarant’anni in questa casa oscura, con l’orto pensile di argilla e pietrame, che tu curavi come madre farebbe col suo bambino storpio

*

Mais tu finissais quand même par douter de tout. De ton pays bien mort et de tes espoirs mués en potiches ébréchées. Seule la croyance en Dieu te venait encore par la porte entrouverte de la buanderie. Tu la refermais le soir avec trois tours d’une corde à nœuds, et tu rentrais dans ta cuisine au murs retapissés à chaque événement de quelque importance

Ma finivi ugualmente per dubitare di tutto. Del tuo paese seppellito e delle tue speranze mutate in terraglie sbrecciate. Solo la fede in Dio ti veniva ancora attraverso la porta socchiusa della lavanderia. La chiudevi la sera con tre giri di corda a nodi, e rientravi nella cucina dalle pareti ritappezzate per ogni evento di qualche importanza

*

Nous leur disons que papa et toi n’êtes rien d’autre que les étoiles lointaines qu’ils peuvent entrevoir sous les paupières en se frottant les yeux

Noi rispondiamo che papà e tu siete le stelle lontane che essi possono intravedere sotto le palpebre stropicciandosi gli occhi

*

La maison ne respire plus, elle renferme un goût de feuilles fanées et de senteurs indéfinies du passé ne ressuscitant pas, d’odeur incrustée dans la poussière gardant traces d’un ultime doigt, d’un movement esquissé à peine, d’une échappée sur elle

La casa non respira più, trattiene un gusto di foglie secche e di odori indefiniti del passato che non ritorna, muffa innestata nella polvere con impronte di un ultimo dito, di un movimento appena accennato, di una fuga rinchiusa

*

La maison attend l’avènement de ce qui suivra : ceux qui sauront l’aimer n’auront visage qu’apprivoisant le jardin d’abandon, la vigne inclinée sur elle-même, le seuil poli par d’autres pas, luisant sous d’autres mots

La casa aspetta l’arrivo di colui che seguirà: quelli che sapranno amarla avranno un volto solo addomesticando l’orto abbandonato, la vite inclinata su se stessa, la soglia lucidata da altri passi, lucente sotto altre parole

*

Les portes grincent dans les maisons des morts, aucune ne s’ouvre sans la crainte diffuse ou l’espoir que dans une embrasure quelqu’un apparaisse, qui vous reconnaîtrait malgré le drap tendu à la fenêtre qui raconte la blancheur du deuil

Le porte cigolano nelle case dei morti, nessuna si apre senza una paura sparsa o la speranza che nel vano qualcuno appaia, che vi riconoscerebbe, malgrado il velo teso alla finestra che dice la bianchezza del lutto

*

La chaise qui reste est bancale, mais personne ne s’y assoira. Un tisonnier témoigne de ces gestes anciens, combien de fois répétés, une tige contre l’autre dans le poing, pour illuminer les présents et ressusciter le feu

La sedia che rimane è sbilenca, ma nessuno vi siederà. Un attizzatoio testimonia dei gesti antichi, tante e tante volte ripetuti, un’asta contro l’altra nel pugno, per illuminare i presenti e risuscitare il fuoco

*

D’une pièce à l’autre l’on cherche où étaient les portraits, les photographies, quelle trace sur le mur pour rendre à chacun sa place à jamais perdue

Da una stanza all’altra, cerchiamo dove erano i ritratti, le fotografie, qualche traccia sul muro per ridare a ciascuno il suo posto ormai perso

*

Puis l’on referme, on emporte la clé, on tente d’apaiser le cœur qui gronde

Poi richiudiamo, tenendoci la chiave, proviamo a rassicurare il cuore che sussulta

*

Toute demeure est une suite d’arrivées et de départs : jamais la ronde ne s’interrompt jusqu’à l’abandon, la ruine, l’assassinat des lieux

Ogni dimora è un susseguirsi di arrivi e di partenze: mai la giostra si ferma fino all’abbandono, la rovina, l’assassinio del luogo

*

Chaque habitant a masqué les traces précédentes, a refait du feu, a meublé de ses paroles la chaleur répandue, a refermé le soir son petit bonheur fragile

Ogni abitante ha nascosto le tracce precedenti, ha riacceso il fuoco, ha ricreato con le sue parole il calore sparso, ha rinchiuso ogni sera la sua tranquillità fragile

*

Et pourtant les murs parlent encore des évanouis, résonnent de leur quotidien tranquille, battent d’un cœur retenu, un effleurement léger qui n’arrêtera jamais de dire

Eppure i muri parlano ancora di coloro che sono svaniti, risuonano del loro quotidiano semplice, battono ognuno col cuore trattenuto, uno sfioramento leggero che non finirà mai di parlare

                     

Martina Dalla Stella, 'La rotta dei Balcani', olio su tela, 210x150 cm, 2015
Martina Dalla Stella, ‘La rotta dei Balcani’, olio su tela, 210×150 cm, 2015

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dal 1 Febbraio 2023
il numero di VERSANTE RIPIDO con tema:
"RUMORE BIANCO - L'ILLUSIONE DELL'INFORMAZIONE"
    
IN VERSIONE CARTACEA
È DISPONIBILE PER L'ACQUISTO