Destinazione apocalisse, inediti di Alfredo De Palchi.
Di Alfredo De Palchi, noto poeta italiano residente in America, già apparso in alcune occasioni sulle nostre pagine, vi proponiamo alcuni estratti dall’ultima fatica, ancora inedita, che si intitola “Estetica dell’equilibrio”. Sul tema della scrittura di De Palchi si è espresso magistralmente Giorgio Linguaglossa in un articolo apparso nel blog L’ombra delle parole che vi invitiamo a visitare per approfondimento: https://lombradelleparole.wordpress.com/2016/09/11/alfredo-de-palchi-la-questione-dellautenticita-16-brani-da-estetica-dellequilibrio-genesi-della-mia-morte-inediti-il-soggetto-la-cosa-e-la-rimozione-io-antropoide-simbolo-del-male/. Nello stesso articolo potete trovare altri estratti da questo libro.
Prima di procedere con questa importante proposta in prosa poetica, tratta dalla seconda sezione del libro: “Destinazione apocalisse”, desideriamo citare le parole – dure, come durissimo è il libro intero – dell’autore che in coda all’opera pone una sorta di avvertenza:
“Ogni raccolta mia di poesie, inclusa questa di Estetica dell’equilibrio, si formò con lo stile sceltosi dal soggetto in prima stesura. Anche quest’ultima raccolta, accantonata precisamente per sei mesi, la ripresi per revisionarla fosse necessario.
Ciascuna delle quattro sezioni ha il titolo adatto al proprio soggetto che fa immaginare straordinari concetti abbigliati di poesia in prosa. Naturalmente per me autore sono verità rivelate dalla realtà repellente dell’uomo dai suoi primordi al presente. Ovviamente io sono autore, soggetto, e repellente protagonista uomo.
È poesia in prosa, stile direi ignorato dai poeti italiani, i quali, se il materiale non è in versi, è semplice prosa. Allora penso che dubitino della grandezza di poeti francesi dell’Ottocento, notevoli anche di poesia in prosa, e quelli del Novecento. Ce ne sono pure in una Italia della prima metà del Novecento, pero nessuno ci crede o ci pensa.
È sconcertante che una Italia medievale sforni annualmente centinaia di illusi adetti alla vana missione di voler superare il loro maestro Petrarca. Non lo ammettono, eppure ci insistono…” ADP
DESTINAZIONE APOCALISSE
1–25 agosto 2015
immagine
1
Dalla estinzione dell’epoca giurassica il pianeta riemerge in epoca seguente dal magma e dalle acque. . . ora rigoglioso di flora con foreste e giungle ricresciute su quelle pietrificate nel sottosuolo. . . diversità vigorosa di fauna in perpetua evoluzione anche nei suoi linguaggi si occupa a suddividersi in erbivora e carnivora e sopravvivere dentro le fitte foreste. . . l’erbivora–carnivora non rispetta la differenza, ne approfitta delle due possibilità di scelta. . .
2
genesi di un errore di natura che si rileva orrore terrestre. . . il nuovo gene in progressione evolutiva origina un corto animale peloso connotato all’antropoide probabilmente tipo bonobo e scimpanzé. . . antropoide che si regge sulle gambe corte curvo lungo anteriori arti lunghi e tozzi con zampe artigliate per muoversi da un ramo all’altro. . . si protegge abitando nella ramaglia senza mai scendere l’albero. . .
3
il suo linguaggio di due sillabe stridenti tctctctctc esprime spaurita curiosità e terrore dimensionando l’echeggio della fauna sparsa nei paraggi della giungla. . . dissimile al mio linguaggio di due sillabe gutturali grgrgrgrgrgr modulato gorgoglio affettuoso nella tana familiare. . . e in brontolio che diventa ruggito di scatto. . .
4
anche l’erbivoro-carnivoro dello stesso antropoide abita nel fogliame della giungla. . . dall’alto dell’alberatura osserva varia fauna volare e muoversi sopra e sotto. . . di nobile stirpe felina io mi muovo nei dintorni oziosamente con lentezza o guado nella flora del perimetro savana. . .
5
sono il prototipo bellissimo esemplare con possenti spalle e zampe. . . criniera che m’incorona il muso serio di occhi decisamente giallastri e permalosi all’estraneo minimo fruscio di fuga. . . anche per il corto antropoide curvo terrorizzato sono re della giungla e della savana. . .
6
poiché felino percepisco il terrore raccolto nel corpo dell’antropoide che smette di masticare fogliame o pennuti quando si accorge che gli sono vicino. . . non ha forza fisica e ferocia di un nerboruto. . . per milioni d’anni di viltà genetica scende dall’albero un millimetro all’anno fino a che arriva al suolo della giungla. . . a lentissima iniziativa istantaneamente prova abolirmi dai territori. . .
7
curiosamente l’antropoide esce dalla giungla e si avventura in spazi liberi dove in mezzo a colline e montagne semidesertiche. . . è attratto da pietre schegge scaglie e ne raccoglie per qualche necessità. . . sì, intuisce che scalpellandole con sassi da una sola parte diventano oggetti taglienti. . . per colpire ferire e sgozzare. . . da una possibilità arriva a un’altra intuita immagine. . . con liane legare scaglie a dei rami robusti trasformati in lance. . . l’occasione è prossima perché mi cerca nella chiarità della savana. . . appena m’intravvede si avvicina colpendomi più volte con una lancia e scappa su un albero dove non lo posso raggiungere. . . mi lecco le ferite sapendo che può assassinarmi. . .
8
in ascesa l’antropoide piano piano si adopera a combinare sempre in meglio l’oggetto da usare contro una preda. . . con l’arma primitiva riesce colpire ferire far sanguinare la vittima fin quando la può scannare. . . non è solo la fame che lo spinge alla caccia, ha il piacere di ammazzare. . . per cacciare me, re della giungla, unisce un gruppo di antropoidi e mi assedia infilzandomi di lance. . . ma ho zampe e mascelle. . . mi difendo azzannando con ferocia e stritolando il collo di chiunque tra le mascelle prima che il mio corpo si dissangui da buchi di lance. . .
10
né rispetto né nobile rigore dalle azioni dell’antropoide. . . il suo primevo interesse intende eliminare la specie felina dalla fauna. . . con astuzia odio e prepotenza m’impone di sloggiare dai territori del mio habitat. . . ma mi preferisce assassinato. . .
11
né coraggio. . . con la sua eccessiva vanità che mi bracchi e provi uccidermi a zampe vuote. . . che usi zampe e mascelle contro le mie zampe e mascelle. . . sarebbe un dovere di nobile parità. . . il vile di vile genia attacca armato di lancia l’antichissimo potente leone che sono. . . gli strappo il corpo a pezzi e brandelli e con disprezzo lo abbandono agli sciacalli e agli avvoltoi. . .
12
le sue escursioni nell’habitat riservatezza della mia esistenza di felino le orecchio dall’oscillare e frusciare delle erbe e piante . . . il naso lo fiuta gli occhi incendiari lo seguono. . . se ho fame scatto affondando il morso alla gola che non ha un attimo per strillare. . . se invece riesce intrappolarmi in un girotondo di lance e di strilli tctctctctctc non strappa morsi di carne dal mio corpo sanguinolento. . . mi rifiuta perché mi assassina per sempre annullarmi dal territorio. . . e staccarmi la testa per trofeo. . . preferendo l‘appetito che gli dà timida fauna tenera. . .
14
sublimare se stesso con prepotenza magica divinità che ha creato l’universo in sei giorni per imporsi su tutto. . . stridendo tctctctctctct da dietro un rovo in fiamme nel deserto si sublima dio a immagine di se stesso misero antropoide. . . dettando scritture in lingua tctctctctctc ai folli che gliele sublimano a devozione. . . le storie devote informano come abusare. . .
15
reputandomi da eliminare io gli esprimo disgusto sbattendolo a gambe in aria. . . stride agganciato tra le mie mascelle al collo. . . la sua opinione e la mia azione presumono uguale fine. . . la sua ignobile la mia nobile. . . già proclamatosi dio dei cieli e del pianeta maleficamente annuncia crescite e distruzioni. . . le mie mascelle masticano le carni dolciastre per rigurgitarle agli avvoltoi. . .
16
riflesso nella pozza d’acqua stagna senza un’erba o un pesce non si riconosce. . . inverosimile la sua ignoranza divina galleggia su quell’acqua sopra cui spazia riflesso il suo universo pianificato in sei giorni. . . dentro l’altissimo cielo blu e nero più addentro il pianeta schiacciato e immobile è illuminato dal sole che gli gira intorno. . . l’antropoide ineluttabilmente disdegna il mio disprezzo di felino con una zampata gli sfregio il muso. . . immagine della sua presunzione disfigurata. . .
17
siccità dal centro profondo del pianeta alla superfice. . .fiumi straripano e rinseccano. . . colline e dirupi franano sugli abitati a valle. . . oceanici uragani spiantano e spianano costiere. . . habitat di fauna bruciano dentro boschi e foreste. . . eruzioni vulcaniche e cataclismi tellurici assestano il pianeta riempiendo immense fosse sotterranee e miniere svuotate di minerali. . . per milioni d’anni l’antropoide dio aiuta a squilibrare la grande madre del pianeta. . .
18
lo sbroglio geneticamente tarato in evoluzione perpetua mi schifa. . . è ribrezzo casuale d’uno scarto di gene che marciva nel magma senza divenire scarto della selezione. . . è l’impalato a fissarsi dio nelle proprie occhiaie sgusciate. . . è rovina e cenere che intomba tutto per dire che accade nulla. . .
20
posa con il piede destro sul fianco della mia esecuzione ancora calda e con la mano sinistra tiene verticalmente l’arma. . . è la sua solita fiera posizione per una foto ricordo di caccia grossa. . . la camera oscura rileva l’eseguita premeditazione del mio assassinio. . . il suo muso sanguigno presume che io sono il millesimo trofeo da esibire volgarmente esiliato tra scaffali di volumi che narrano storie di caccia. . . l’antropoide femmina non consola affermando di dover uguagliare l’obbrobrio per rispetto e protezione di me leone. . . dall’inizio l’antropoide occupa e si stabilisce negli habitat eliminando la fauna e si meraviglia che alligatori felini orsi ritornino nei territori ancestrali dove abitarono per milioni d’anni prima e dopo la presenza ignobile dell’antropoide. . .
22
ci sarà mai la stagione di caccia libera all’antropoide?. . . nessun altro animale è inferiore a lui senza valore monetario. . . ha scelto di non averne per proteggersi dal possibile profitto al mercato scientifico dei suoi organi. . . al mercato industriale della sua pelle sottile in borsellini e altri oggetti turistici. . . pelle che io re della giungla prigioniero nei giardini zoologici rifiuto in disgusto di masticare. . . vivo l’antropoide ha valore pecuniario dello schiavo al mercato degli schiavi. . . ne ha da morto per funzionari e prefiche del lutto. . . ma questa volta azzampo il mio servitore zoologico e con furia sportiva lo sbrandello dentro la mia gabbia. . .
23
lo disprezzo e lo odio per la sua passione di cacciare con un’arma che lo incoraggia a confrontarmi e abbattere facilmente anche fauna gentile e timida. . . la sua specie è maledetta nella mia succube fame. . . desidera la mia bellissima testa trofeo appeso alla parete. . . io desidero strappargli arto per arto dal corpo e dal petto estrarre a strattoni mascellari il cuore vile e dallo stomaco fegato milza e budella. . . la carogna ha il muso di morto ignobile che schifa la mia morte. . . il suo gene perdura malefico sul pianeta mausoleo che integra ogni specie di fauna e flora nella propria totale eliminazione. . .
24
sempre per l’ultima volta lo inseguo perché mi veda e sappia che lo controllo in velocità. . . a se stesso dio misero involucro di magma urla aiuto. . . se ha un’arma non si aiuta strillando dove non trova protezione. . . sa delle mie mascelle regalmente atroci e che esigo giustizia mentre stenta a infliggermi un proiettile nel fianco. . .
25
è perfidia esistenziale sul pianeta dall’errore iniziale della grandiosa madre che lo concepì insostituibile e incontrollabile. . . simbolo d’ogni genere di supplizio il suo muso di antropoide è trofeo esibito sulla punta della spada del leone alato. . . io regale in estinzione con tutte le specie della fauna smetto di odiarlo mentre dissangua lentamente. . . con gelida indifferenza ascolto l’ultimo immondo tctctctctctc stridio della faunesca razza antropoide finire nell’apocalisse del pianeta terra. . . Ite vitae est.
Ciao Vecchio Leone! Ti ricordi di Annalisa che, al tuo arrivo a Firenze, ti venne incontro e della presentazione della tua opera nello stupenda cornice di Palazzo Medici Riccardi? Sempre meravigliosamente potente ogni tuo rigo (… o verso?). Bellissima poesia in prosa la tua; genere, però, fortunatamente non così ignorato neanche da queste parti. Probabilmente non sufficientemente compreso e pubblicizzato. Speriamo che nostro signore Tempo possa far giustizia…
Un abbraccio affettuoso, ti ricordo sempre con grande simpatia, e infiniti auguri per tutto. Grazie per la tua poesia. Quella autentica è sempre un bel dono,
Annalisa
Caro Alfredo,
La tua poesia in prosa attraverserà gli oceani e avrà ragione dell’insensatezza dell’homo insipiens che tu chiami antropoide. Condivido tutta la tua amarezza, contro ogni individualismo e disprezzo di natura e umanità, senza futuro. Buoni giorni a te