Di sponda in sponda, poesie di Antonella Lucchini, Anna Magnavacca, Rosanna Spina.
di Antonella Lucchini:
Si potrebbe prendere il fiume.
Quello che mi beve le pupille
e mi misura i piedi,
quello che mi sciacqua
dall’epiglottide in giù.
Ucciderò una metafora oggi.
L’acqua è solo acqua.
E le barche sono finite.
***
di Anna Magnavacca:
Sarebbe bello e utile considerare i fiumi “ esseri viventi” ai quali lasciare “spazio vitale”……per vivere.
Oggi spesso ciò non avviene e i fiumi- di tanto in tanto- si riprendono i loro spazi causando rovina e morte. A.M.
Riempie gli occhi la neve
in questa pianura
battuta dal ritmo veloce del treno
che porta là dove l’agave s’incarna.
Ricordi in questo magico-infinito giorno.
Adesso una ruga storta sulla mia fronte
segna solchi profondi fino al cuore…….
altra vita… altre strade…altri inganni del tempo.
Immobile-immacolata la pianura
dove le assonnate acque del fiume-confine
già promettono
l’antico-dolce amplesso con il mare
nel cerchio di un luminoso-esatto orizzonte.
***
di Rosanna Spina:
Il tempo scorre
tra gli argini del fiume.
Altare è il ponte.
Tre belle poesie, non comuni, sul tema “fiume”. Un paesaggio reale, quello evocato da Anna Magnavacca: la valle della Magra, la Lunigiana che scende giù fino al mare “dove l’agave s’incarna”. Ricordi che affiorano…” altra vita… altre strade”: gli inganni del tempo, la ruga sulla fronte che si distende nel cerchio confortante dell’orizzonte marino esatto e senza limiti.
Le due voci di Rosanna Spina e Antonella Lucchini si sostengono a vicenda: il ponte come metafora potente,-altare- , l’acqua e il tempo che si associano…Ma la realtà è impietosa:
“l’acqua è solo acqua, e le barche sono finite”
M.G.Ferraris