E il naufragar m’è dolce in questo mare, poesie di Sandro Angelucci.
Poeta e critico letterario, saggista, Sandro Angelucci vive a Rieti dove insegna ed è nato. Ha pubblicato: in poesia, Non siamo nati ancora (Sovera Editrice, Roma), Il cerchio che circonda l’infinito,Verticalità (Book Editore, Ro Ferrarese), Si aggiungono voci (Lietocolle Editore, Faloppio) e, per la saggistica, Di Rescigno il racconto infinito, monografia prefata da Giorgio Bȧrberi Squarotti (Blu di Prussia Editore, Monte Castello di Vibio). E’ presente in varie antologie, tra le quali Inchiostri digitali nella prestigiosa collana Ricerche dell’editore Eugenio Rebecchi (Blu di Prussia, ottobre 2016). Intensa la collaborazione con qualificate riviste culturali nazionali, di alcune delle quali è anche membro del comitato di redazione e collaboratore fisso. Ha ottenuto, per la poesia, numerosi riconoscimenti, tra cui molti primi premi per l’edito. Un suo profilo critico è inserito nel IV° volume della “Storia della letteratura italiana. Il secondo Novecento”, nel “Dizionario degli Autori italiani contemporanei” per Guido Miano Editore in Milano, e il suo nome figura in altre antologie e storie della letteratura. Del suo lavoro si sono occupati autorevoli critici, poeti e scrittori.
“E IL NAUFRAGAR M’È DOLCE IN QUESTO MARE”
COLLOQUIO
Dopo i giorni della promiscuità
ho voglia di ritornare solo,
tra i sussurri,
di riprendere pacato quel colloquio.
Come amo fare con la parola
che radica
e con forza si sostiene tra le crepe
dei muri sgretolati dal dolore.
Dopo le ore
che, sublime, danno ancora l’illusione
d’una felicità che sopravviva
all’apparire
della nostra finitudine,
fitta si ripropone l’esigenza
di ripiegare in me, di protezione.
Dopo, soltanto dopo,
riassorbiti nel silenzio quei rumori,
ho la certezza,
la consapevolezza della vita,
del continuo morire
delle infinite sue resurrezioni.
E sono pronto
ad annegare il cuore nel diluvio.
*
SE, POI, COME CONCHIGLIA
Se, poi, come conchiglia
adagiata sul fondale
schiudessi le mie valve
al mito degli abissi.
E se mi abbandonassi
al dondolìo fetale
dell’amniotico riflusso.
Se potessi consegnare questa perla
nelle mani liquide di Dio,
sarebbe ancora eterna
sicura epifania.
Ché all’infinito nacqui
ed infinite volte io risorsi
prima di morire.
*
GENESI
La virgola della luna,
il punto di una stella:
sulla pagina del cielo
Dio sta scrivendo ancora.
La sua calligrafia
è quella di un bambino
che, per la prima volta,
impugna una matita
e traccia geroglifici
sul libro delle favole.
Solo a chi non sa leggere
è dato di capire.
Il Verbo della Genesi
è un verbo irregolare:
ha solo l’infinito
e il tempo del creato.
*
Sandro, complimenti.
Le tue liriche sono di grande impatto emotivo: im esse si respira l’attesa verso una nuova possibilità, verso altre vite ancora da scoprire perchè tutto si rigenera per tornare all’origine del primo pensiero.
In particolare mi ha colpito la prima lirica “Colloquio” dove avverto una presa di consapevolezza forte sul senso di questa vita che ci porta a guardare oltre e a riflettere su noi stessi.
La tua poesia rappresenta un dialogo all’interno del proprio pensiero in cui recuperare spiragli di memoria e futuro dove è rivelato il senso di questo nostro essere in questo universo sempre uguale eppure infinitamente diverso ogni volta che nasciamo con esso . Perchè siamo come prima e diversi da prima, sempre ancorati ad una memoria che torna silenziosa a risvegliare l’appartenenza a questa Terra che ci aspetta sempre. Staccandoci da essa lasciamo qualcosa di noi, per poi un domani farvi ritorno sotto altro profilo; ma quel che siamo sati continua ad esistere dentro di noi nella continuità del tempo dove il prima e il dopo si confondono.
Grazie per questa emozione
con stima e ammirazione
Silvana Lazzarino Sissi
Roma, 1 settembre 2018
Tre poesie di Sandro Angelucci in una rivista sono un dono prelibato, assaporare la sua creatività poetica e il suo messaggio d’amore insieme. Si tratta di poesie semplici, immediate per un verso, ma profonde e cariche di significato per riflettere sulla dimensione dell’uomo. Queste poesie sono un piccolo viaggio nell’emisfero poetico dell’autore, e possiamo trovarvi la maggior parte della base filosofica del suo pensiero poetico. Si avverte l’amore per Leopardi, ma si intuisce anche l’amore per il fanciullino di Pascoli.
C’è il viaggio attraverso il dolore, come mezzo di purificazione, per ritrovarsi nel liquido amniotico della rinascita.
C’è la forza del silenzio, necessario per dialogare con se stessi e trovare nell’armonia con la natura, le risposte alle domande della vita, “solo quando la parola radica e sostiene la nostra creatività solo allora si è pronti ad annegare nel diluvio.”
C’è lo stupore spirituale che alimenta l’umanità ponendo al centro l’uomo in relazione sia in direzione orizzontale (verso gli altri fratelli) che nella direzione verticale (verso Dio).
Ogni poesia ha qualcosa di speciale, “la consapevolezza della vita” nella poesia Colloquio; e la resurrezione “ed infinite volte io risorsi” nella poesia Conchiglia, significati polisemici che si aprono ad uno sciame di possibili letture che hanno come filo comune la buona e la cattiva sorte che si palesano alternativamente nella vita.
Nella poesia Genesi, quella che trovo più armoniosa nella struttura e più comunicativa al mio sentire, ammiro l’elogio della misteriosa bellezza del cielo dove si legge il futuro, ma soltanto chi ha il cuore ingenuo (come un fanciullino) può capire l’infinito che è il tempo di declinazione del creato.
Grazie per questo immenso insegnamento di vita
Un abbraccio