E se fosse davvero la morte ciò che serve? poesie di Claudia Zironi

E se fosse davvero la morte ciò che serve? poesie di Claudia Zironi.

    

         

Poesie tratte da: Quando si spegne il cielo, edizionifolli, 2019:

    

Andremo alle case dei morti, le desolate case
della necropoli del Porto, andremo portando loro
le cose dei vivi: i suoni, le memorie storiche
il dolore, tutto l’amore di cui non siamo capaci.
Confesseremo loro di avere il cuore duro
troppo piccolo per accogliere bambini vestiti a festa
che vengono dal mare, racconteremo ai morti
di quanto siano state vane le loro vite, dimenticate.
Diremo loro della plastica e delle luci, del calore
dei mari artici, dei tifoni e degli uragani, di quanto
siano poveri ancora i più poveri del mondo.
Poi distoglieremo lo sguardo e li lasceremo di nuovo
soli, sotto il pudore freddo della luna.

     

Poeti in itinere, Fiumicino, 28 settembre 2019

*

Nella conta dei lutti
amico mio
tu che sei di tanto avanti, dimmi
si diventa immuni dal dolore?
O i dolori si sommano in un cuore
sempre più gonfio e crepato, invecchiato
prossimo all’esplosione. Lo rende spento
tanto dolore, il cuore, piccolo e duro
come un sassolino di cava, opaco
un grumo immobile, nero. Dimmi
o se il dolore invece lo fa leggero
e trasparente, e il cuore vola via
lasciandoci soli.

*

E se fossero i pensieri delle pietre
a fare il vento?
Se una vela, un riflesso, uno specchio
fossero il lago, se avesse moto proprio
una statua sommersa, lentissimo
fuori dalla nostra percezione? e
se fosse davvero la morte ciò che serve.

*

Mangeremo allegramente i crisantemi delle nostre tombe
come fossero pop corn, assistendo al grande spettacolo
delle lotte sterilizzate, delle impiccagioni senza volto, dei pesci
stretti e muti perché non sanno cosa chiedere agli squali, poi beati
ci decomporremo contribuendo all’innalzamento ulteriore
della temperatura globale. I pochi ghiacci rimasti si scioglieranno
gli incendi divamperanno e il colore del pianeta visto dallo spazio
sarà bellissimo. Tu forse sarai ancora adirato quel giorno
e neppure il solletico dei vermi ti farà sorridere. Io invece, pure da morta
mentre un vento umido batterà la terra desolata, penserò all’amore e
scenderà una lacrima. Non ci sarà giudizio né rinascita, le pietre
non ricorderanno una parola di albanese nè un solo verso di Dante
di Montale, di De Angelis o di Arminio Franco, chi ha abitato
la laguna e l’Amazzonia, chi ha comprato l’ultimo esemplare di Ferrari.
Poi anche i vermi si estingueranno e tutto tornerà alla perfezione.

*

Io ho una gemella siamese, ci hanno detto
che siamo indivisibili e dovremo
passare tutta la vita insieme. Io
ho il fegato e un rene, bocca e stomaco
sono in comune, il cervello è equamente
ripartito: lei è quella che guarda le nuvole e ci vede
bambini alati e cavalli colorati, è quella
che scrive le poesie. Sta invecchiando
più velocemente di me, lei è quella che
possiede il cuore. So che un giorno
se ne andrà per prima e a me resterà
qualche momento ancora per capire
come si muore.

*

      

Claudia Zironi, bolognese, opera dal 2012 nel mondo della diffusione culturale con la fanzine Versante Ripido (www.versanteripido.it) dedicata alla poesia della quale è uno dei fondatori. Versante ripido nel 2018 è stata anche rivista cartacea quadrimestrale con l’editore Terra d’ulivi di Lecce e la direzione di Stefano Iori. Nel 2017 Versante ripido si è costituita in associazione culturale e Claudia Zironi ne è Presidente.
Zironi collabora anche con altre realtà associative rivolte alla cultura, all’arte e al sociale. Ha fatto e fa parte di giurie di premi di poesia a rilevanza nazionale.
E’ alla quinta pubblicazione poetica in Italia: la prima è del 2012 con Marco Saya Ed.: “Il tempo dell’esistenza” e la seconda del 2014 con Terra d’ulivi ed.: “Eros e polis”, uscita nel 2016 anche in USA con Xenos Books / Chelsea Ed. in traduzione di Emanuel Di Pasquale. La terza, uscita nel 2016 con Marco Saya Ed., è titolata “Fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni”. Nel 2018 ha corealizzato e coprodotto in KDP con la poetessa Silvia Secco e con la pittrice Martina Dalla Stella (collana Edizionifolli) il libro d’arte e poesia “Ursprungliches Leben – poesia e pittura in dialogo”. Sempre del 2018 è la pubblicazione indipendente su KDP “Variazioni sul tema del tempo” (per la collana di poesia Versante ripido).
Nel 2019 è uscita, per i tipi di Marco Saya Edizioni, l’antologia a cura di Sonia Caporossi “Claudia Zironi – Diradare l’ombra – antologia di critica e testi – 2012-2019”. Sempre nel 2019 è uscita con le edizioni artigianali Edizionifolli, in tiratura limitata di 40 esemplari, la silloge “Quando si spegne il cielo”.
Altre notizie si possono trovare nel sito claudiazironi.wordpress.com.

 

       

Ksenja Laginja, I mutilati, 2018

 

      

 

 

 

One thought on “E se fosse davvero la morte ciò che serve? poesie di Claudia Zironi”

  1. La morte, nel primo componimento che ci viene presentato da Claudia Zironi, viene vista come atto finale necessario a cancellare l’errore di un esistere che resta sempre ai piani bassi, dove l’uomo non riesce ad elevarsi né a superare i propri limiti: ed è un limite “tutto l’amore di cui non siamo capaci”, è un limite avere “un cuore duro/ troppo piccolo per accogliere i bambini vestiti a festa/ che vengono dal mare”; è un limite che la civiltà del progresso o presunto tale non sia stata capace di evitare le catastrofi di cui noi stessi siamo, in buona parte, responsabili, né di appianare i dislivelli economici che persistono a danno dei “più poveri del mondo”. A che serve allora vivere se, nella ruota dei secoli, grava continuamente sull’umanità “tutto l’amore di cui non siamo capaci”?
    Un je accuse durissimo che non risparmia nessuno, ma forse, da questa presa di coscienza e consapevolezza, si può trarre un’ipotesi di cambiamento, perché è attraverso la consapevolezza che si può sensibilizzare la propria coscienza nel percorso tra la vita e la morte.
    Diversamente, non ci resta che prendere atto, di fronte alle case dei morti, “di quanto siano state vane le loro vite, dimenticate”.
    Direi che la poesia si snoda su un piano metafisico ma anche aderente alla realtà contingente, con accenni all’inquinamento e ai problemi di ordine atmosferico che continuano a lievitare.
    *
    Nella seconda poesia (Nella conta dei lutti…) il linguaggio è discorsivo, aderente al parlato della quotidianità, ma da esso traspare tutta l’intimità emotiva dell’autrice in un dialogo a tu per tu con un amico al quale chiede (domanda retorica) se mai sia possibile fare l’abitudine al dolore dopo tanti lutti, o se piuttosto i tanti dolori si addizionano in una somma così spropositata da far scoppiare il cuore (“sempre più gonfio e crepato”); è evidente, sembra dire l’autrice, che chiunque, a causa di una perdita dopo l’altra, può raggiungere solo uno dei due estremi: indurirsi come se il cuore fosse un sasso per impedire al dolore di farlo esplodere, oppure rimanere come corpi inanimati che lo lasciano volare via come un soffione a disfarsi nell’aria, con le anime di chi va in una nuova dimensione.
    *
    Ma la morte (nella terza poesia) viene vista anche come qualcosa che va oltre la nostra percezione, oltre i nostri sensi ed oltre il pensiero razionale; essa è qualcosa di invisibile ma presente, che ha moto proprio, dalla nostra volontà indipendente, esattamente come una divinità che ci appartiene ma ci trascende… E se è così insospettabile il suo disegno, così misteriosa la sua sostanza, chissà che ciò che a noi sembra la fine non possa essere un inizio, ed essere vita ciò che sembra morte?
    *
    C’è poi una sorta di ironia che tende a prendersi gioco della morte (“Mangeremo allegramente i crisantemi delle nostre tombe come fossero pop corn”) senza renderci conto che il rapporto di forza tra l’indifferenza – o il lasciar andare le cose abitudinariamente e passivamente – e la distruzione naturalistica, faunistica e climatica, ci vede perdenti, ed in gioco c’è la morte di buona parte del pianeta soggetto a cataclismi sempre più diffusi e frequenti. Aumento delle temperature, scioglimento dei ghiacciai, valanghe, frane, alluvioni, incendi, deforestazioni cambieranno il paesaggio e la vita degli inquilini del mondo. Che importanza avrà, a quel punto, la morte di un singolo uomo, rispetto alla morte dell’uomo o al peggioramento notevole della qualità della vita?
    E anche qui la risposta è duplice: accettare tutto ciò senza battere ciglio oppure abbandonarsi allo scoramento, alla malinconia, all’amarezza che si condensano in una lacrima pensando all’amore, pensando malinconicamente e nostalgicamente all’amore che è vita e alla vita che è amore. Alla vita che è – o dovrebbe essere – POESIA.
    Senza la poesia e la memoria, saremmo/saremo solo pietre immemori. E sarà la fine di tutto. Poi, dice la poetessa, “ anche i vermi si estingueranno e tutto tornerà alla perfezione”…
    *
    Molto bella infine la metafora della gemella siamese nell’ultima poesia di questa silloge, con punte di intenso lirismo nella seconda parte:

    “…lei è quella che guarda le nuvole e ci vede
    bambini alati e cavalli colorati, è quella
    che scrive le poesie. Sta invecchiando
    più velocemente di me, lei è quella che
    possiede il cuore. So che un giorno
    se ne andrà per prima e a me resterà
    qualche momento ancora per capire
    come si muore”.
    *

    Bellissima.
    Sono sempre profonde le riflessioni poetiche di Claudia Zironi, che riesce a modulare in maniera suadente anche la prosa poetica il cui verso lungo non perde mai d’intensità.
    Grazie per averci offerto dei notevoli spunti di riflessione.
    Rosanna Spina

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