Elogio del movimento di Emanuela Rambaldi
Inventiamoci un futuro.
Dove avremo scelto di cambiare prospettiva, di abbandonare il suolo. E ci muoveremo come danzando.
Un futuro nel quale il viaggio non sarà una fuga obbligata dalla disperazione, dalla fame, dalla paura. Ma una sorprendente opportunità.
Se partiremo, sarà per amore, amicizia, passione. Per curiosità, per seguire le rotte degli uccelli. Per il gusto della diversità, del molteplice.
Un futuro dove l’arte, la cultura, lo spirito – per esistere, per crescere, avranno bisogno di lasciarsi permeare. Avranno bisogno di contaminarsi.
Un futuro nel quale useremo una formula fuori moda e ci definiremo “cittadini del mondo” per indicare l’appartenenza alla moltitudine.
Ogni viaggio sarà allora necessario. E ogni migrazione una ricchezza.
E mescolarsi sarà per tutti i popoli il solo modo di salvarsi.
Manni, sono contento di trovarti a ragionare così positivamente sul futuro; sai quante volte mi sono detto “vado via”; ma dove? perché affrontare il rischio di andare a stare peggio? e come faccio ad affrontare la durezza e le difficoltà di un luogo e di gente che appartiene ad una cultura che non è la mia? un conto è fare il turista, un altro trasferire la propria vita altrove. Ci vuole un grande coraggio ed uno spirito quale quello che tu descrivi. Chissà mai se arriverò ad essere così! Baci, Marcello