EROS, due poesie di Caterina Davinio

EROS, due poesie di Caterina Davinio.

Tratte da: Fenomenologie seriali, traduzione inglese a fronte, postfazione di Francesco Muzzioli e nota critica di David W. Seaman, Campanotto, Pasian di Prato (UD) 2010.

   

   

Cocaina

Il bianco ficca radici veloci

neidentinelcranio,

nell’iride molle

d’urgenza.

Tu, speso in dettagli d’oro

nel ticchettio di platino del tuo tempo,

tutto per il profilo

bello di perdizione intima,

d’imminenza,

di consenziente volontà sedotta, di fragili

ammiccamenti nudi a ogni perdita,

di secondi dilatati penetrati

in porte misteri-ose dei nervi,

dei polsi, della carotide,

a velocità insostenibile

insieme a una misteri-osa morte.

Da cui subito volevi essere consolato,

perdonato, salvato, amato d’amore ultimo,

filiale, materno,

umiliato e innalzato redento,

perso di carità e di devastazione.

   

Amore.

Così mi dici tu,

così battezzi

il nostro minuto

fuggente.

   

Bambino disilluso

in grembo di madre,

ti fai povero

e crudele come

un pugno,

generoso di ego

e rabbia,

deluso di Venere,

santo di dedizione.

Ti dici fanciullo, ti dici,

dall’anima dilapidata

carezzevole di preghiera,

mi reciti con ardenti occhi

una crudele supplica

e comandi le tue devozioni

vili, perentorie, di amante sleale.

Ti fai fragile, perdente

d’emozione vibrata

esercitata al vizio

e debole di colpa.

Vita in eccesso, dici,

citoplasmatico edonismo,

così battezzi amore

il nostro minuto

che fugge.

   

E tu l’ami quella nostra morte

allineata sul vetro,

la sua carne di polvere ti fa fragile,

quel flusso di variazioni concave, malate, sorde,

ferventi,

assuefatte al fardello

di sensi tremuli,

di pupille molli,

di matrici allenate

a Vita in eccesso, dici,

candide di graffi

e luce feroce

a portata di passo, di cuore,

dissipata con una preghiera mattutina

e lo sguardo al cielo.

   

58802113 

***

   

chat_love 2005

   

wonder_38

   

Il tuo nome acceso

nel monitor e il cuore

rapido come una freccia.

L’anima è cosa sottile,

l’anima è vetro,

taglienti i suoi frantumi

nel petto di sangue.

Dal pianeta, il più distante dal sole,

tu,

o solo il tuo nome

come un arco lucente.

Dustheads basquiat

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