dalla raccolta Figli di un Dio minore, di Ninnj Di Stefano Busà.
Tutta in quella forma visibile, scrostata,
malandata di periferia, tra case e campi
di papaveri che scoprono inquilini
della porta accanto, cani al guinzaglio,
spioncini e campanelli malfunzionanti,
palazzoni anonimi, piani senza ascensore.
Non è il Ritz-Carlton Chicago, ma il tavoliere
tra la Gobba e Sesto, in mezzo la tangenziale
col più alto tasso di veleni, e le polveri sottili,
nel mezzo lo scorrimento delle fabbriche
dismesse, dei salari stroncati dalla crisi:
una piccola guerra di poveri cristi allo sbando.
***
Concerti mentali così come vengono,
sguardi precari da formiche acquattate
nell’ombra, in quel vicolo cieco
che è la vita. Ogni tanto sorridono,
con quei loro denti bianchissimi
sulla pelle negroide, risplendono
di luce propria.
L’oro delle loro contrade è la fatica
che avanza, il sudore nell’ora che commuove,
tra l’Olgettina e Milano-Due è sempre
la stessa distanza tra l’ironia e la fame,
non demordono, solo si sparpagliano
per non dare nell’occhio, sono frutti aspri
temono la loro improntitudine, il loro minimo,
senza spudoratezza come pioggerellina impudente.
***
Vite senza prospettiva, appoggiate
ai muri di silenzi, a un vento che li dirada,
quando non li dirige o li schianta.
Piccoli eroi del sottobosco,
una manciata di spighe che trasuda
di fame in pieno agosto, occhi senza domani,
un pensiero raffermo di pane che non hanno,
di minestra scaldata che non li sazia.
Eppure vanno nel vuoto di strade,
senza santi protettori,
il tempo di sparire nell’androne,
salire in ascensore, durare il tempo
che basti ad affrancarsi dalla vita,
a sorprendere l’aprile o il nuovo anno.
non si può scrivere quello che altri hanno già scritto
non si può copiare! o forse sì?
Nel “campo/lungo” possono comparire anche queste persone. No, non si fa! Mi sfugge il senso di una cosa simile.