Fiumi, poesie di Paolo Polvani

Fiumi, poesie di Paolo Polvani.

    

    

Fiumi

Camminavo lungo il fiume. Poi ha iniziato a piovere,
sono rientrata. Stavo lì a guardare l’acqua
e pensavo alle tue parole. Non sono stata
una bambina felice. Non sono un’adulta
organizzata e responsabile. Però
sono bambina. Profondamente.
E sono adulta. Inevitabilmente.

Così mi scrive Roberta e io ora so
che sono un bambino felice e guardo
quel fiume che non posso vedere, e so
che è un fiume che si lascia guardare tra le case.
L’hai accarezzato
col tuo sguardo, il tuo sguardo
profondamente bambino.

***

Canoa

Ridiscendo il fiume,
assecondo una vena che fluisce lenta
al fondo di colline.

Vibra una varia fonia d’ insetti,
polvere diafana che sfiora l’acqua,
s’attarda, indugia.

Lo sguardo comprende la predisposizione al fiume,
l’accomodarsi delle sponde, l’ininterrotto
fluire di rami, tronchi.

Maggio espansivo di carezze ripresenta
intatti desideri.

La canoa scivola attraverso una segreta frenesia:
stagione profumata, via.

Vite nascoste, felici
dentro un feroce disincanto, si lasciano
appena presagire.

Sono semplicemente qui. Non chiedo.
Remo. Con un respiro che diventa gioia.

Luce di maggio vaporoso,
esuberante piega del fiume, ansa
di appartato clamore.

Remo con la letizia che dà l’ascolto.

***

Lungo l’Ofanto

Qui trova il suo posto ogni cosa:
la rinfusa dei fiori, la minacciosa
promessa delle nuvole, la strada fatta
di polvere, di orme di passi che sono
una musica distratta, la disfatta
dell’acqua che guarda al mare
come a una salvezza. La sconfitta
dei pesci nell’asfittica pozza.
I voli taciuti della gazza.
L’Ofanto cerca il suo riscatto
in un baratto di pioggia,
nell’erba bagnata nell’olfatto
che restituisca ai barchini
la vista della foce,
aspetta una nuova voce, il suono
di uno scroscio, un rovescio, un tuono.

***

Piccoli fiumi

Il piccolo fiume che sfiora le case è uno scolaro
dell’ultima fila, scivola nel sussurro dei pioppi
nascosto e di sopra il traffico sui ponti lo ignora.

Ma oggi te ne andavi con un misterioso sorriso
sulla faccia, gli occhiali da intellettuale e i capelli
che per qualche motivo mi ricordano la Francia e invece
sei di Bologna, come il tuo fiume, e con quel sorriso
tutto diventava luminoso: il sobbalzo dei ciclisti lungo il sentiero,
l’ansimare dei cani, luminose persino le auto sui ponti.

                              

Branciforte, "Marea di luna", 2011, olio e papier collè su tavola - in apertura "Lucciole", 2014, olio su cartone
Branciforte, “Marea di luna”, 2011, olio e papier collè su tavola – in apertura “Lucciole”, 2014, olio su cartone

 

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