Fra mille anni, poesie di Claudia Zironi.
Fra mille anni, prometto
quando io sarò uomo e tu donna, o
io albero di kiwi e tu cavallo, o nuvola
tu e io campi, oppure semplicemente
due cellule uguali della stessa unghia
o fossimo anche due potenti guerrieri
o due monache di clausura, o esploratori
dello spazio diretti io su Marte e tu su Urano,
bambini gemelli, madre e figlio, sposi,
ti prometto che mi ricorderò di questa vita
dei tuoi baci e del dolore che da noi è nato.
***
non avere paura, non temere,
perché arriverà il giorno che tutto questo
ti sembrerà
piccolo
e ogni piccola cosa
che hai amato
riempirà l’universo di splendore.
il respiro sarà vento cosmico,
le galassie luminarie
dei giorni di festa, il tempo un pensiero
indeterminato
e nel futuro ci sarà il passato.
rivivrai solo ciò
che sceglierai di tenere vicino,
ne esaminerai ogni possibilità,
ne scarterai milioni.
non avrai paura,
solo quella sua carezza
riempirà l’inesistenza.
***
l’albero è ancora nella scatola, il fusto piegato.
ieri sera abbiamo scritto i desideri sul pupazzo bianco
e due palloncini lo hanno portato in alto.
tanto in alto sopra le nostre teste
che lo abbiamo guardato scomparire
che forse anche tu lo hai potuto vedere.
l’albero di Natale è ancora nella scatola.
***
in fondo la pioggia
specchierebbe le piazze
ugualmente triste
la malinconia dei fiori
una luce d’eclissi
sarebbero le stesse
non aumenterebbe la giustizia sociale
non calerebbe la disoccupazione
i calzoni rossi dei barboni
non sarebbero meno strappati
sulle ginocchia, meno consunti
non ci sarebbero angeli in cielo
derive quantiche di canti.
in fondo la pioggia
sarebbe la stessa.
***
mi disse che vestiva i morti
lo disse con affetto e una cert’aria
di furba soddisfazione, poi mi disse
che mentivo. era vero, mentivo
parlando d’amore, fingendomi viva
mentre mi vestiva
***
L’acqua cade sempre su altra
acqua, seppure in altra forma
e non si chiede il tempo.
Sarò prima di te ombra, quando
starai seduto davanti a casa
in attesa del tramonto. Ti coprirò
i piedi come capelli, le ginocchia
come accucciandomi. Porterò
una nuvola di pioggia dall’oriente,
umida e calda di monsone, profumata
di zenzero e vaniglia. Risalirò
le cosce tue
alle venti e trenta della sera.
Saprà poi l’acqua come amarti.
***
saresti la mia voglia accesa e animale
se avessimo passi sincroni negli anni,
le stesse luci di natale negli occhi,
la stessa polvere di terre piatte
nelle unghie, se la lava si facesse
larga spiaggia chiara e non scordassimo
di incrociare mani con i ricordi delle rose
d’occidente, fossimo ciechi alla luce
fredda e traballante, se gli anni ottanta
non alitassero caldi da cortine
retrostanti, se ci fosse un futuro
di redenzione alla stasi nelle piazze,
se imparassimo dallo schermo
come amare, se avessimo medesimi
numeri pari e non avessimo le questioni
quantitative da osteggiare, ci dimenticassero
da qualche parte insieme. una specie
in dionisiaco abbandono, il centro tuo
perfetto
conficcato in altro centro. accolto.
***

Fra mille anni, poesie di Claudia Zironi
Alberto Cini, Tecnica mista
Author Versante Ripido Date 3 luglio 2015
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Fra mille anni, poesie di Claudia Zironi.
Fra mille anni, prometto
quando io sarò uomo e tu donna, o
io albero di kiwi e tu cavallo, o nuvola
tu e io campi, oppure semplicemente
due cellule uguali della stessa unghia
o fossimo anche due potenti guerrieri
o due monache di clausura, o esploratori
dello spazio diretti io su Marte e tu su Urano,
bambini gemelli, madre e figlio, sposi,
ti prometto che mi ricorderò di questa vita
dei tuoi baci e del dolore che da noi è nato.
***
non avere paura, non temere,
perché arriverà il giorno che tutto questo
ti sembrerà
piccolo
e ogni piccola cosa
che hai amato
riempirà l’universo di splendore.
il respiro sarà vento cosmico,
le galassie luminarie
dei giorni di festa, il tempo un pensiero
indeterminato
e nel futuro ci sarà il passato.
rivivrai solo ciò
che sceglierai di tenere vicino,
ne esaminerai ogni possibilità,
ne scarterai milioni.
non avrai paura,
solo quella sua carezza
riempirà l’inesistenza.
***
l’albero è ancora nella scatola, il fusto piegato.
ieri sera abbiamo scritto i desideri sul pupazzo bianco
e due palloncini lo hanno portato in alto.
tanto in alto sopra le nostre teste
che lo abbiamo guardato scomparire
che forse anche tu lo hai potuto vedere.
l’albero di Natale è ancora nella scatola.
***
in fondo la pioggia
specchierebbe le piazze
ugualmente triste
la malinconia dei fiori
una luce d’eclissi
sarebbero le stesse
non aumenterebbe la giustizia sociale
non calerebbe la disoccupazione
i calzoni rossi dei barboni
non sarebbero meno strappati
sulle ginocchia, meno consunti
non ci sarebbero angeli in cielo
derive quantiche di canti.
in fondo la pioggia
sarebbe la stessa.
***
mi disse che vestiva i morti
lo disse con affetto e una cert’aria
di furba soddisfazione, poi mi disse
che mentivo. era vero, mentivo
parlando d’amore, fingendomi viva
mentre mi vestiva
un’artista semplicemente mediocre avrebbe concluso questa poesia ( che a me piace da morire per la sua ironia e disperazione amorosa )
dicendo ” mentre mi svestiva “, ma tu, molto abilmente hai usato il verso all’incontrario raffigurandoti cosi in modo molto amaro, da “defunta” nel rapporto amoroso.
confermo quindi ogni parola della mia lettura al tuo ultimo libro e mi complimento con te per questi lavori.