Gli animali dei poeti: Leopoldo Attolico, Cristina Bove, Silvia Denti, Renato Fiorito, Roberto Marzano, Adriana Pedicini, Michela Zanarella.
Vi proponiamo il punto di vista sul tema del mese di diversi autori, con una sola poesia a testa, a esemplificazione e dimostrazione di come la parola poetica possa fornire una molteplicità di spartiti aderenti a un medesimo assunto:
di Leopoldo Attolico:
LO SGUARDO
‘Ncopp ‘o funtanile
sole guardone ( e birbaccione ):
lente sul cuore, certamente
ma con delicatesse:
i buoi con le bovesse
che tendresse
che afasia spettacolare!…
( e il sole si nasconde dietro a un nuvolone )
da Siamo alle solite, Fermenti Editrice, 2001
***
di Cristina Bove:
PATCHWORK
Un batuffolo a toppe tricolore
_è femmina, mi dissero_
che soltanto le gatte, essendo streghe un po’
d’antiche fiamme e sortilegi
recano impronte sul mantello.
Sedici primavere son passate
da quando stava tutta in una mano
ad oggi che sonnecchia acciambellata
e dal tappeto ad occhi semichiusi
segue sorniona e pigra
le acrobazie di passeri dall’albero al terrazzo.
Ricordo quando vispa nel giardino
tentava d’acchiappare le farfalle
e quando partorì quattro micini
nella cesta dei panni da stirare…
Adesso s’è svegliata, s’avvicina
e si strofina contro la poltrona
mi salta in grembo, spinge col musino
finché non sposto il libro e l’accarezzo
e lei mi fa un sorriso (sì, lo giuro)
tra le vibrisse mentre fa le fusa.
***
di Silvia Denti:
FELINAMENTE
L’ho sempre saputo:
siamo fratelli e le anime son sette o più,
e tu che mi sai, mi conosci
mi assaggi la pelle, t’aggrovigli
attorno alle mie caviglie,
fiero, libertario, poeta dell’essere, mi segui.
Artista della guardia, fissi il mio sonno ebete
la notte.
Apprezzi il mio calore
e ti fai più piatto accanto al mio respiro.
Hai avuto lo specchio per capire che da lì
mi vedi spesso sciacquarmi il viso,
conosci il tempo, riesci ad aspettarmi,
minuti, ore, tic tac, i tacchi delle ciabatte,
il tuo buongiorno si avvicina al mio sbadiglio.
Più serio e saggio di me,
quando ti hanno adagiato sulle mie ginocchia, un giorno,
hai capito.
Ognuno ha il suo mondo e io faccio parte del tuo,
mi leggi negli occhi, nella voce,
nelle dita che ti carezzano.
Sai cos’è un pianto, un sorriso, comprendi tutto,
tu che mi sai.
Non sarò mai abbastanza grata come tu lo sei a un dio infame.
Me lo insegnerai?
Siamo fratelli, sì.
Sangue d’altre vite scorre in questa,
per noi, persino per me,
che adesso ti so.
***
di Renato Fiorito:
I GATTI
Corrono liberi i gatti
tra i tetti e la luna.
Hanno territori urbani da esplorare
e universi immaginari
di cui sono il centro.
La vita ha consistenza di nuvole
ubbidiente solo agli umori del vento.
Ferite di luce ha la notte.
Filtra dalle finestre nostalgia di carezze.
Null’altro chiedono i gatti
se non la perfezione assoluta.
***
di Roberto Marzano:
IL LUPO SI E’ PERSO NEL BOSCO
Il lupo si è perso nel bosco
tra le querce, i castagni e i cespugli di more…
La sera che incombe gli dà buia inquietudine
non gli basta l’olfatto a ritrovare la tana
così s’agita ansioso nascondendo la coda
glielo aveva detto la mamma
non passare di lì!
ma dall’orecchio destro, il consiglio
scappa via dal sinistro
il lupo è sgomento, divorato dal panico
perso il controllo della situazione
cade in un fosso e si spezza una zampa …
Ora è lì disperato, gemente e impaurito
(anche i lupi piangono, non è un paradosso)
quando contro il giallo della luna nel cielo
si staglia la sagoma di Cappuccetto Rosso!
Avida da sempre di carne lupina
la mostruosa bambina lo sbrana all’istante
sgranocchiando le ossa, spolpandole bene
lì lasciando soltanto qualche ciuffo di pelo…
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di Adriana Pedicini:
ANCHE PER UN PICCOLO ESSERE
Anche per un piccolo essere
È una grande fatica morire.
L’ansimare della vita che si scioglie
È nel muoversi lento
Delle alucce arruffate
È negli occhietti smarriti
Nel vuoto beccare i piccoli chicchi.
Per le non umane creature
Non ha senso la morte..
È il fermarsi assurdo di un moto
Di un canto senza tempo.
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di Michela Zanarella:
CORRI NEL VENTO
Corri, corri nel vento
e sporcati di terra e sole
mentre scodinzoli al cielo
con lo sguardo dolce
limpido e nero che mi chiede carezze
come preghiere sospese.
Gioca ancora
qui tra le foglie ed i pini
alzando le polveri
e il silenzio della strada.
Chiamami
come fai quando ti appare un’ombra
e fissi l’infinito abbaiando alle pareti,
sarò lì con te a giocare con le nuvole
mentre rizzi a punta le orecchie
come vele spiegate in direzione del mare.
Ci troveremo
io a braccia aperte
tu con il muso addosso alle mie mani
a spalancare affetto
dove anche la luna è curiosa
di fiutare il nostro fedele respiro.