Gli obbedienti di Francesca Del Moro, ANTICIPAZIONE con nota di Claudia Zironi.
Di prossima uscita con CicoRivolta Edizioni, con la postfazione di Anna Maria Curci e un’inquietante immagine di copertina di Alessandro Sicioldr, il nuovo libro di poesie di Francesca Del Moro: Gli obbedienti.
Con il verso curato e la ritmicità che sempre la contraddistinguono, Francesca ci propone una tematica attuale, spersonalizzante e quasi metaforica di se stessa, dipingendo in modo spietato e disincantato la realtà di rassegnazione del mondo del lavoro italiano.
La raccolta è ricca di riferimenti e incursioni poetici, musicali e cinematografici, evidenti i tributi a Pagliarani e Balestrini, ma anche richiami a Buffoni.
Tuttavia a me piace introdurre i testi qui proposti in anteprima con una citazione da “Problemi in paradiso” di Slavoj Zizek che nulla ha a che vedere con le fonti di ispirazione del libro ma che inquadra bene l’ambiente in cui nascono e crescono le neo “pecore carnivore” (cit. Konrad Adenauer) prestate a uno scritto centrale per Gli obbedienti, il IX, come se, dopo che il nazismo sembrava aver spazzato via la possibilità di toccare un altro fondo, si potesse invece oggi identificare ancora un nuovo sterilizzato e celatissimo artificio globalizzato d’orrore:
“In gruppi sociali più primitivi, i debiti contraibili nei confronti degli altri erano limitati e potevano dunque essere condonati, mentre con l’avvento di imperi e monoteismi il debito sociale o divino di ciascun individuo sarebbe diventato di fatto impagabile. Il cristianesimo ha perfezionato questo meccanismo: un Dio onnipotente equivale a un debito infinito; allo stesso tempo, la colpa connessa alla mancata corresponsione è stata interiorizzata. Il solo modo di ripagare il debito è attraverso l’obbedienza: alla volontà di Dio, alla Chiesa. Il debito, con la sua presa sui comportamenti passati e futuri e la sua portata morale, ha costituito un formidabile strumento di governo. Non restava che secolarizzarlo.
Questa costellazione fa sorgere un tipo di soggetto caratterizzato da una specifica moralità e temporalità. Il soggetto indebitato effettua contemporaneamente il lavoro salariato e il lavoro su di sé necessario affinché egli sia in grado di promettere, di ripagare i debiti, di assumere su di sé la colpa connessa all’indebitamento. Inoltre, per essere in grado di sdebitarsi (per ricordare le proprie promesse), esso deve rendere il proprio comportamento prevedibile, regolare e valutabile. Ciò non soltanto agisce efficacemente contro qualsiasi rivolta futura, considerata l’inevitabile sospensione della capacità di ripagare che essa comporterebbe ma implica anche la cancellazione della memoria delle passate ribellioni e degli atti di resistenza collettiva che hanno perturbato il corso ordinario del tempo. Questo soggetto indebitato è costantemente esposto al giudizio degli altri: determinazione di obiettivi personalizzati sul posto di lavoro, valutazione dei meriti di credito, colloqui individuali per chi beneficia di prestazioni sociali o crediti pubblici. Il soggetto è quindi costretto non solo a dimostrare di poter ripagare il debito (e di risarcire la società attraverso comportamenti «corretti»), ma anche ad assumersi la colpa per ogni errore. È qui che l’asimmetria tra creditore e debitore diventa palpabile: l’«imprenditore-di-sé» indebitato è più attivo del soggetto della precedente, e più disciplinare, modalità di governo; tuttavia, privato com’è della capacità di amministrare il proprio tempo o di giudicare i propri comportamenti, la sua autonomia è severamente limitata.”
Vi lascio ora alla lettura di sette testi che ho selezionato dal libro che, per chi interessato, sarà disponibile a giorni. CZ
IX
Gli ovini di Adenauer
Vanno insieme
senza guardarsi
con gli occhi torvi
volti in avanti
i dorsi sempre
proni ai bastoni
i denti stretti
il passo deciso
in un attimo
ciascuno diventa
predatore o preda
del proprio vicino
in un attimo
ciascuno può finire
divorato dal branco
sono il risultato
di una mutazione
incredibile
sono pecore
pecore carnivore.
***
XV
Questo schermo è grande grande
metti uno sfondo del posto dove vorresti stare
che so dei voli di gabbiano sopra un mare cristallino
mercati vintage a Berlino monti di un bianco luccicante
o il faccione sorridente del tuo bambino
che ritroverai la sera, spossato dopo tante ore
o – qui tutto è permesso – la foto sexy del tuo amore.
***
XVII
Ha più di mille dipendenti
contando per comodità
le partite IVA a orario fisso in sede
a cui da casa dà ordini via WhatsApp
non li vede ma ha qualche paia
d’occhi che è come fossero i suoi
guarda film muti e poi sospira
e si lamenta che la gente non sorride
non ha ideali non sogna
spesso fa la voce grossa
e minaccia e licenzia
senza pensarci due volte
ha un passato da sindacalista
e poi nella cosiddetta estrema sinistra
crede nei diritti e nelle libertà
la sua azienda sostiene associazioni
umanitarie ed è ecologica e animalista
scriveranno un articolo chiamandolo
l’imprenditore comunista
a microfoni spenti dopo l’intervista
lancia un urlo alla sala ammutolita
e il giornalista chiede
se non sia in contraddizione
con la sua storia e le sue convinzioni
non rispettare i diritti e trattare così le persone
e lui fa un largo gesto della mano
in direzione delle schiene curve e dice:
“Lei queste le chiamerebbe persone?”
***
XXII
Eccole le camicie bianche
giovani rampanti twitteggianti
bicoz ol de uorld lav Itali iu nou
ui ev de rinascimento en de pizza
bat ostriche a cena coi potenti
e poi risate e parole strafottenti
verso la gigantesca e ondosa
massa indistinta degli schiavi
cornuti mazziati e contenti.
***
XXV
Ce l’hai fatta per fortuna
ad augurargli la buona notte,
gli hai rimboccato le coperte
e poi hai spento la luce.
“Per te sarà tutto diverso”
gli hai sussurrato prima di andare
come diceva sempre tuo padre.
***
XXVIII
Pagherai in tre decadi
questa casa gigantesca
arredata con fine design
segno di una tua qualche grandezza.
Risparmierai per un viaggio
d’estate in un posto lontano.
Il viaggio, ricordati, il viaggio
è necessario.
***
XXXVI
c’è la crisi
apri la bocca
c’è la crisi
piega la testa
c’è la crisi
e tutta in una volta
c’è la crisi
ingoia questa merda
c’è la crisi
«L’uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica».
Pier Paolo Pasolini
La poesia n° XVII mi ha colpita più di tutte ma sono tutte apprezzabili; alla lettura risultano scorrevoli e musicali. Complimenti all’Autrice.
R. S.