Gli occhi che gridano – Dedicato Alle Vittime di tutte le Stragi, di Silvia Parma

Gli occhi che gridano – Dedicato Alle Vittime di tutte le Stragi, di Silvia Parma.

   

   

Non esiste una morte più grave di un’altra.
Non esistono omicidi di massa più spaventosi di altri.
La strage (quando per strage si intende la morte contemporanea di più persone in un lasso breve di tempo, causata da atto violento), che sia mossa da odio razziale, fanatismo religioso, guerra, odio di genere, ha sempre un unico scopo: terrorizzare, destabilizzare, limitare la Libertà, dividere.
Noi bolognesi la strage del 2 agosto ce l’abbiamo nelle orecchie, sotto pelle: molti erano là, hanno visto, sentito, sofferto, perduto. Molti l’hanno vissuta coi TG, i racconti, le impressioni, la rabbia, la paura.
Ma Bologna non ha paura: ancora grida, muta e ostinata, la sua voglia, la sua esigenza di Giustizia e Verità.
Che questa ostinata caparbietà che non ci fa mollare dopo 35 anni (che sono ieri) serva a tutti coloro che non chiudono gli occhi, che vogliono capire, sapere. Che ci credono ancora. Alla possibilità che il rifiuto al silenzio serva a dire Basta.
Per sempre.
Un giorno.

GLI OCCHI CHE GRIDANO – Dedicato Alle Vittime di tutte le Stragi
Per non dimenticare
2 Agosto 1980 – 2 Agosto 2015 –
Iniziativa poetico fotografica a cura di Silvia Parma per Radio Città Fujiko www.radiocittafujiko.it.
L’iniziativa è realizzata in accordo con l’Associazione tra i parenti delle vittime della strage alla Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980 www. stragi.it

Da lunedi 27 luglio fino a domenica 2 agosto 2015 sul sito della storica emittente radiofonica bolognese Radio Città Fujiko www.radiocittafujiko.it sono state postate  le immagini dei fotografi e i versi dei poeti che hanno aderito all’iniziativa.
Nel contempo sull’account di facebook MUSICI & POETI https://www.facebook.com/groups/musicipoeti/ è stata creata una gallery fotografica con le immagini pervenute.
Tante adesioni da tutt’Italia e non solo, alcune “importanti”, tutte preziose, struggenti e bellissime. Perché la voglia di Pace e di Verità è ancora forte e prepotente.
E’ in fase di realizzazione la pubblicazione di una raccolta curata da RosaAnna Pironti Editore: sarà una testimonianza importante di tante voci e tanti sguardi che gridano in nome della Giustizia.

Abbiamo selezionate alcune delle poesie e delle foto pervenute e ve le proponiamo:

CarFa: "S come sangue, S come strage":  “Un grido di paura.   Un grido di dolore.   Un grido di verità.   Una lacrima per ogni vittima ed il ricordo indelebile dell’impronta che scruta l’indifferenza e che si unisce al filo della speranza per ogni muta strage che ancora urla la propria giustizia, affogata nel sangue della meschinità e della vergogna.”
CarFa: “S come sangue, S come strage”:
“Un grido di paura.
Un grido di dolore.
Un grido di verità.
Una lacrima per ogni vittima ed il ricordo indelebile dell’impronta che scruta l’indifferenza e che si unisce al filo della speranza per ogni muta strage che ancora urla la propria giustizia, affogata nel sangue della meschinità e della vergogna.”

 

L’UOMO BUONO
di Clara Vajthò

L’uomo buono va alla guerra
l’altro è sempre il più cattivo
uno muore e cade a terra
l’altro in piedi resta vivo

Quello vivo aveva torto
quello morto invece è morto
la ragione è del vincente
che però non vince niente

La ragione della guerra
non la sa mai chi combatte
e anche se lui resta a terra
chi la sa poi se ne sbatte

E chi pensa “Son migliore”
forse ancora non lo sa
che violenza e prepotenza
già lo riempiono a metà

L’uomo buono va alla guerra
l’altro è sempre il più cattivo

***

Il crollo
di Paolo Polvani

dedicata al crollo di Barletta

Il tema della recita è il cordoglio.   In una nuvola
d’incenso il vescovo canta.  L’ora del crollo:
dodici e ventidue. La città riscopre
l’ululato delle sirene, il tufo
dei poveri.  E’ una mattina giovane.
La sorpresa è il tonfo che germoglia
e i morti che d’improvviso hanno fame,
sussurrano parole indecifrabili.

I fotografi sbatacchiano ai piedi dell’altare.
I flash rincorrono.  Le ruspe
arrugginiscono in silenzio.
Un’afasia nel brivido
delle navate, un balbettio sommesso,
ma chi è che farfuglia, perché
non stanno zitti i morti ?  vogliono parlare
ma non c’è tempo, si sono udite le promesse,
le minacce a tutti quelli che.

Il vescovo è nella bocca del canto, in una nuvola
d’incenso. Il sindaco ha la fascia.

Di fuori le rondini schiamazzano.
L’autunno è troppo acerbo per partire.
Dal campanile partono i rintocchi.
Il sangue raggrumato. Le foto sui giornali. Tutti
dicono amen.

Ma che hanno ancora da parlare, hanno
le loro bare, il cordoglio,
ma perché
i morti non se ne stanno zitti ?

***

L’ultima cena
di Gassid Mohammed

… e nella nostra strada
a venti metri da casa mia
attraverso la vetrina del forno
ballavano le fiamme
e con l’odore del sole l’odore del pane
si diffondeva nella strada e nelle case
il sole ritirava le sue reti dal nostro quartiere
e la sera spargeva il buio con delicatezza nelle vie
dal minareto, come la serenità, gli echi del muazzin riecheggiavano
negli angoli delle case
il mio vicino … a dieci metri da casa mia
a dieci minuti dalla cena
tornava con un sacchetto di pane
tredici pezzi di pane
sua moglie –forse- era attorniata dalle nuvole vaporose delle pentole
e i suoi bambini erano attaccati alla porta
accompagnavano i suoi passi con gli occhi
distrattamente il mio vicino sbagliò un passo
sotto i suoi piedi esplose un sacco di spazzatura
il suo sangue e il pane  si sono mescolati nel ventre della terra
i suoi bambini erano ancora attaccati alla porta
mentre sua moglie -forse- ha odorato, insieme al vapore delle pentole, altri odori
in quel giorno
l’odore del pane non si diffuse nella nostra strada
e nemmeno nelle case!
Ma come …
Com’è che le porte sono diventate frontiere
e le strade fronti di morte!!

***

Nik Soric: "Ustica airplane": la chiave della fotografia sono le lampadine che si alternano tra luce soffusa e buio totale ....la strage mai risolta ..e comunque rimane come un"segreto pubblico"...tutti lo sanno... nessuno lo sa...muro di gomma.
Nik Soric: “Ustica airplane”: la chiave della fotografia sono le lampadine che si alternano tra luce soffusa e buio totale ….la strage mai risolta ..e comunque rimane come un”segreto pubblico”…tutti lo sanno… nessuno lo sa…muro di gomma.

 

da “Spalla. Contatto n°6”
di Dome Bulfaro

Colonne umane milioni di donne
maschi sulle impalcature bimbe ugole
crollano intere colonne altre sorgono
giù travolgono fratelli salgono
a vicenda sui teschi piedi denti
più in alto di chi è accanto unghie deltoidi
indistruttibili, a terra, morenti

***

PREGHIERA LAICA
di Luciano Manzalini

Liberaci dal male,
da ciò che è bene fare,
da quello che conviene,
da chi si astiene,
dall’uomo furbo ed  arrogante,
dal benpensante,
da moraliste idee della morale.
Liberaci dal male,
lasciaci i desideri
e le sorprese, le attese,
il ritmo lento delle cose,
l’uomo gentile che sta in disparte.
Lasciaci l’arte di raccontare
e quella del tacere,
lasciaci nel silenzio, lasciaci in pace.
Liberaci da quel che piace,
da ciò che è fatto per piacere
e non per il piacer di fare.
Liberaci dal male,
da cosa giusta e buona,
da quello che funziona,
da cerimonie al falso mito,
da non confondere col rito
e con la sua magia.
Liberaci dalle risate prive d’allegria,
da cose troppo dette,
lasciaci il sussurro, il grido
e quel momento da ricordare.
Liberaci dal male
poesia che ho tra le mani,
liberati da me,
che già ti lascio andare
verso altri cuori,
chi è fuori è fuori,
e quant’è vero
che ora sei nei cieli,
che sei pensiero,
libera da te
ogni altra poesia.
Liberaci dal male,
e così sia.

***

di Daniela Penelope Perozzi

Demoni neri col cappello da capostazione fischiano l’ultimo fiato
Nessun bastante respiro d’antico legno terrà insieme le assi
Bagliori luminosi di metallo cattivo e la crepa oltre l’animo e di più
Lacrime di gendarmi atterriti ho visto
ho visto
La faccia di mio padre bianco fantasma di paura
Lame di luce pungono gli occhi sei viva sei viva?
Sopravviviamo benché sopravviviamo nonostante sopravviviamo malgrado sopravviviamo comunque
L’ora è ferma il tempo è convenzione crudele e inutile
Altro non resta al nostro dolore se non vendetta d’inutile sollievo
E ricordo di lacrime mai asciugate dall’asfalto 

Lunga vita e prosperità

Lorenz Piretti: la vittima come testimone della storia
Lorenz Piretti: la vittima come testimone della storia

 

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