Haikurtz, poesie di Paolo Gera
Paolo Gera nasce a Novi Ligure il 4/01/1959. Si laurea in Lettere Moderne all’Università di Genova con Edoardo Sanguineti. E’ insegnante, scrittore, autore e regista teatrale. Con sue opere ha partecipato a importanti eventi come il Festival di Santarcangelo e il Festival Filosofia. Nel 2016 pubblica la raccolta di poesie “L’ora prima” (ed.Rossopietra, Modena) e diventa collaboratore on line della rivista letteraria Cartesensibili e della fanzine Versante Ripido.
Nel 2017 è incluso nell’antologia poetica “Il segreto delle fragole” ( Lietocolle), diventa collaboratore de “L’Indice dei libri del mese”, vince con il suo gruppo Teatro della Pozzanghera il premio europeo Tragos per il Teatro e la Drammaturgia ( XIII edizione) ed è tra i vincitori per la sezione Poesia del concorso “Il sapore della ciliegia”, organizzato dal blog letterario “Le stanze di carta”.
Haikurtz è un progetto di odio verso l’attuale sclerosi dell’haiku, che pure amo e a volte compongo.
Haikurtz è un componimento poetico che parte dalla struttura formale dell’haiku (5-7-5), ma che si riferisce nei contenuti alle atmosfere evocate da Kurtz, oscuro protagonista di “Cuore di Tenebra” di Joseph Conrad e di “Apocalypse now” di Francis Ford Coppola. Guerra, caos, violenza, orrore.
Haiku e Kurtz. Le due parole si compenetrano nell’incastro linguistico, ma se l’haiku tradizionalmente si riferisce al mondo della natura e alla ricerca dell’armonia, l’haikurtz vuole descrivere gli accadimenti brutali della società, i suoi fenomeni degenerativi.
Il kigo, il riferimento stagionale, è spazzato via dalla constatazione del cambiamento climatico: se rimane una stagione è quella senza cicli della follia.
Il kiregi, la cesura che indica la contrapposizione concettuale, è calcato e si prende intero il tavolo da gioco del componimento.
La sintesi rimane, ma l’evocazione diventa stridente; i tre versi non conducono alla contemplazione, ma allo sgomento.
Due haikurtz qui inseriti sono il calco evidente, ma storpiato e adattato ai nostri tempi, dei due più famosi haiku di Matsuo Bashō.
Un uomo brucia,
la cattedrale annega:
dov’è l’errore?
*
Si pavoneggia
tra muri spessi e specchi
il Presidente.
*
Drone nemico,
tra le città in rovina
risparmia i fiori.
*
Cantano gravi
tra gli alberi abbattuti
manzi gonfiati.
*
Il colonnello
al capo del governo
taglia la mano.
*
Un cane lecca
la mano del bambino
saltato in aria.
*
Il ghiaccio sciolto
si mescola col sangue
e col petrolio.
*
Antico mare:
un profugo si butta.
Tonfo nell’acqua.
*
La consueta arguzia di Paolo Gera, con quel suo adorabile intento iconoclastico della tradizione.