Venti, poesie di Nguyen Chi Trung

da “Venti un poemetto”, Samuele ed. 2104, poesie di Nguyen Chi Trung.

   

   

Nell’autunno del 1992, in una notte di temporale e circondato dal ruggito del vento, il poeta si rinchiude in un brivido e si domanda come il suono della morte viva nel vento. L’immaginazione galoppa e Nguyen Chi Trung rovista viscere e mente, i luoghi dove la concretezza dei suoi studi matematici si contrappone all’astrattezza di quelli filosofici.

(dalla prefazione di Zingonia Zingone)

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Nguyen Chi Trung, nato in una città sulla costa del Vietnam del sud, è cresciuto a Saigon. Negli anni sessanta, grazie ad una borsa di studio, si reca in Germania per studiare filosofia, matematica e meccanica applicata. Ha lavorato come ingegnere fino al 1996. Vive attualmente a Stoccarda e fa lo scrittore. Scrive sia in tedesco sia in vietnamita ed è traduttore di poesia in lingua vietnamita. Ha partecipato  a numerosi festival internazionali. Nel 2013 è uscita una raccolta dei suoi testi poetici a Saigon in sette volumi.

*

21

Venti che davvero spazzate via ogni cosa,
il rumore di mezzogiorno,
il ronzio degli intelletti inquieti,
il risucchio dei linguaggi alfabetici,
e ci fate sentire unicamente il fruscio
delle foglie essiccate di bambù
attraverso la veranda tremante
fatta di frasca e questa a sua volta
dai giorni andati composta.
Il sentiero del sangue
scorre altre la frattura del cuore,
simile ad un blocco di legno
spezzato in due dalla scure,
mentre il grido non richiama nessuno,
solo grida.

   

28

Venti, come potete togliere vigore
al linguaggio fino a renderlo
del tutto vacuo ? La parola,
questa eredità della materia,
non è abissale, non è
indistruttibile e inestinguibile.
E’ l’andare e il venire
nella misera forma
– dell’apparenza effimera,
l’unica che abbiamo – è soltanto
perché si possa lasciare dietro
un ultimo foglio, il verso, la poesia ?

   

29

Venti che provenite dal regno
senza confini, viaggiando in lungo
e in largo oltre spazi che non hanno fine,
vi fermate con noi a parlare
e giocare come fa un amante,
per pochi minuti e poi subito
annunciate la dipartita
senza farci vedere l’un l’altro
nel momento, in cui senza respiro
esitiamo, perché incapaci di dire
per noi una parola.
Non è ancora stata detta e
già non sappiamo più molto l’uno dell’altro.

   

41

Venti che cominciate a muovervi da spiagge
ancora davanti a noi, a spiagge
che sono dietro a noi,dalla riva dell’oblio
alla riva dell’impensabile.
Venti d’emozioni e venti di noia.
Quanto spesso cadono le foglioline
del tamarindo nelle vecchie strade.
Quanto spesso ritornano i tempi.
E se ritornano.
Una volta soltanto o infinite volte
tu torni sulla terra, nel mondo
che non dimentichi,
come nessuno di noi di questa terra
si potrà mai più dimenticare.

                    

Sergio Leone, C'era una volta in America 1984
Sergio Leone, C’era una volta in America 1984

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