Il mistero inspiegabile dell’arte, poesie e opere di Cristina Bove con una nota dell’autrice

Il mistero inspiegabile dell’arte, poesie e opere di Cristina Bove con una nota dell’autrice.

     

     

Cristina Bove è nata a Napoli il 16 settembre 1942, vive a Roma dal ’63.
Si è occupata di pittura e scultura. Ha vissuto da giovane a Tunisi dove fu allestita con successo la sua  prima personale di pittura. È sua la scultura in bronzo dell’hotel Sabbiadoro a  S. Benedetto del Tronto. Negli ultimi tempi si dedica alla scrittura, alla fotografia e all’arte digitale.
Ha  pubblicato Una per mille (romanzo – 2016 edizioni Fusibilia), per le edizioni Il Foglio Letterario: Fiori e fulmini (2007), Il respiro della luna (2008), Attraversamenti verticali (2009), Mi hanno detto di Ofelia (2012 – Edizioni Smasher), Metà del silenzio (eBook  2014 – Edizioni PiBuk), Antologia di Poetarum Silva (a cura di Enzo Campi),  Auroralia (a cura di Gaja Cenciarelli),  La ricognizione del dolore (a cura di Pietro Pancamo), La versione di Giuseppe  (2011 – AA.VV.a cura di Abele Longo  – Ed. Accademia di Terre d’Otranto), Cronache da Rapa Nui (2013 – AA.VV. a cura di Gianmario Lucini – Edizionicfr.it/Libri),Sotto il cielo di Lampedusa. Annegati da respingimento (2014 – AAVV. a cura di Pina Piccolo Edizioni Rayuela).
Alcuni dei siti in cui è presente: La poesia e lo spirito  La dimora del tempo sospeso   Neobar blancdetanuque   Filosofi per caso  Rai News – Luigia Sorrentino Versante Ripido   La Recherche muttercourage – Anna Maria Curci   Carteggi letterari
Il suo blog personale https://cristinabove.net/
Conduce il blog  http://giardinodeipoeti.wordpress.com/
È nella redazione di  http://viadellebelledonne.wordpress.com/

    

Minime riflessioni sul mistero inspiegabile dell’arte

La poesia come manifestazione dell’interiorità del progetto-uomo, qualifica la sua dignità di esistente, lo rende meritevole del bello,  di essere cultore ed esteta, di nutrirsi del succo della vita., come insegnava il prof. Keating nel film L’attimo fuggente: “Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana”.
E questo vale per ogni forma d’arte, nelle molteplici modalità in cui si esprime.
L’artista attraversa la storia e la sublima aggiungendo Altro alla propria esistenza.
Vive come sospeso tra due mondi: il suo e quello di chi ne accoglie l’opera.
Sbozzare una pietra e renderla creatura, stendere colori e veder apparire forme che prima non c’erano, plasmare la creta ed essere stregati dal nascere delle forme tra le mani.
Trarre da uno strumento l’ineffabile suono che è la voce dell’uomo, il suo stormire al vento.
Fotografare luci e avvicinarsi al cielo.
Rendere visibile l’anima ed esserne stupiti mentre questo avviene. CB

     

L’età dei giri a vuoto e degli ammanchi

ripetersi vivi ogni giorno
nel paradosso di voler sparire
prima che avvenga inesorabilmente
evitare il pensiero di pensarlo
_sarà scontrosa la faccenda?_
comunque si farà
anche se metti a posto le stoviglie
forse accadrà nel lavandino
un piatto rotto

ti amavano sapendoti lontana
apparizioni da caffè
li amavi nel gravoso rimediare
alla ferocia dei tramonti
alla bellezza cruda dei boccioli
_e i bambini!_   I bambini che ancora non lo sanno
quanto sia irrimediabile l’amore

e tutto il mondo in un cervello solo

il buio infinito
l’infinita luce
è troppo complicato starci dentro

*

Di soste inusitate e conseguenze

nell’acquitrinomondo
rospi e affini
aspettavano il bacio della donna
per la trasformazione prenceazzurra
ma saltellando da una foglia all’altra
diventavano vecchi nell’attesa

la donna anfibia aveva altro da fare
che trasformare principi in ranocchi
o viceversa
lei respirava fiori nel pantano
si teneva in disparte

il Dio delle promesse e delle mele
aveva smesso di creare gli alberi
si concedeva favole sabbatiche
mentre tentati e tentatori
facevano la stessa brutta fine
_non per menefreghismo, ma
perché proprio così doveva andare_
sennò i fratelli Grimm
invece di narrare di cocchieri
di lupi, di uccellini e fratellini
avrebbero cantato il miserere
servito messa o coltivato rape

visto che andò così
non resta che sperare
_l’ultima dea gestisce sogni a ore
è poliglotta, ha catene d’alberghi in ogni dove
e vive in un motel_

*

Dall’altro lato della porta

Ancora ci stupiamo
per minuscole storie-scorie
come bambini in corpi troppo vecchi
che  nelle macchie vedono profili
e draghi sputafuoco nei tramonti

ce ne stiamo
quasi al di fuori di noi stessi
pareidolie scomposte come nuvole
gravati alle caviglie
dalle catene della consuetudine

siamo muri gremiti di ritratti
senza cornici  _arresi allo  scompiglio_
assuefatti al dolore
assorti nei ritorni di memoria
eppure attratti dalla vita ancora

*

         

Cristina Bove, "La vague, le vent, le cri" - in apertura "In volo"
Cristina Bove, “La vague, le vent, le cri” – in apertura “In volo”

 

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