IL NOSTRO ALITO DENTRO L’UNANIME, POESIE DI SILVIA SECCO

Il nostro alito dentro l’unanime,
poesie di SILVIA SECCO

 

Poesie da I morti di tutte le specie (Seri Editore, Macerata, 2021) per Versante ripido.

*

Mai scesero più l’acqua o la neve mai pietà più discese
sui declivi dove restavano i pini, deposti così come si arresero
morti, e né sopra noi: questa arsura che abbiamo secolare, questa siccità.
Dimmelo, amore mio, come ti sfamo, quali fiori nel campo alleveremo
per te, per i giorni infuocati a venire ed aridi di sete, e per la carne tua
come, con quale succo irroreremo il cuore.
Dimmelo: si spaccano le labbra del mondo, si asciuga la gola
la parola crepa il dorso delle mani              dimmelo, io
io come la salvo                     l’immaginazione.

Gli animali ci nascevano di notte fra le mani,
se ne andavano allo stesso modo dopo aver gridato forte
che sapevano. I fuochi, allora, si accendevano lontani
dalle orecchie dei bambini, ma per giorni, prima,
si erano raccolti i resti delle potature, strette le fascine
e noi lo sentivamo nei capelli quell’odore netto, e il suono
inconfondibile dei grandi varchi fra le dimensioni vive
o vive altrove. Cominciavamo presto a chiederci
l’origine dal niente: l’archetipo costitutivo della forma,
ma si levava sempre, poco prima della luce, l’umido di nebbia
a dilavare i limiti, nella saliva tiepida del fiato. E allora ci univamo
– il nostro alito dentro l’unanime – a tutto l’universo
e guardavamo senza alcun sospetto al cielo come a un mutuo
nutrimento, mentre ci mangiava.

(da Scena 8)

*

Nella primavera di quell’anno si fermarono le falciatrici
si sentiva il suono degli interni dentro la città, dicevano meraviglioso:
qualcosa di sospeso fra il dirupo e la rivelazione, come il cielo,
il grande sperpero del chiaro. Moltissimi fra i compagni
se ne andarono di notte, ancora vivi.
Gli altri li chiamarono per sempre con il nome amabile dei cari.
Rari e misteriosi gli ibis si posarono sulle ringhiere, si lasciarono
guardare e dopo ritornarono nei libri. Gli animali camminarono
sopra le strade con i loro piccoli, scesero fino al mare mentre tutti
dormivamo: l’acqua era perfetta (a lato della vergine la luna
era così vicina, come dio) e noi respiravamo
-uomini, bestie e foglie e ghiaie, pietre e polvere, e grida di civette, e un pianto –
E, disperatamente, c’era la parola, certamente: la parola necessaria
e non la sapevamo dire.

(Da Scena 11)

*


 

Silvia Secco, vicentina, 25 novembre 1978, vive a Bologna. Scrive in italiano e in dialetto alto-vicentino. Collabora con l’associazione Versante ripido. Ha pubblicato: L’equilibrio della foglia in caduta, CFR 2014,  Canti di cicale, Samuele Editore 2016, Amarene, Edizionifolli 2018. Realizza artigianalmente le piccole edizioni artistiche Edizionifolli. Collabora con il musicista Alessandro Baro per la creazione di eventi di poesia recitata su musica e canto. I morti di tutte le specie, Seri Editore, 2021, è il suo quarto libro di poesia.

   

 

 

 

 

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