Il padre nelle parole.
Vi proponiamo il punto di vista sul tema del mese di diversi autori, con una sola poesia a testa, a esemplificazione e dimostrazione di come la parola poetica possa fornire una molteplicità di spartiti aderenti a un medesimo assunto.
Tre poeti ci parlano del proprio padre, attraverso versi intimamente maturati nei contrasti della crescita e della perdita.
Ormai noti ai nostri lettori: Paolo Polvani e Graziano Ciacchini; al suo esordio su Versante Ripido è invece Anna Magnavacca per la quale siamo lieti di proporre qualche riga di presentazione: Anna è nata a La Spezia, risiede ad Aulla dove ha insegnato per molti anni. Ha pubblicato diversi libri di poesia tra cui: Pietra e memoria; Righe d’amaro; Spiccioli di latta e altre poesie; Poesia in forma di lettera; Dell’amore; Oltre la siepe di sambuco e altre poesie.
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Mio padre
di Anna Magnavacca
Anche mio padre è morto
tanto tempo fa, prima di mia madre.
Lui brilla in paradiso
perché il suo occhio azzurro era gentile
e profumava sempre di freddo.
Lui non è seduto sulla ringhiera dorata
perché porta in gita gli ospiti (era autista)
presso altri paradisi.
E allora anche adesso viaggia…viaggia…
Mio padre era dolce,
mi ha dato uno schiaffo una sola volta
ma sentivo che la sua mano
non voleva darmelo.
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Mio padre vogava nel libeccio
di Paolo Polvani
Abitava in via della Gorgona, una villetta
celeste, con giardino, il cancello fiorito d’oleandri.
Lo sguardo accarezzava il mare sfavillante del tramonto,
le voragini azzurre del Tirreno.
Era un ragazzo mio padre, vogava nel libeccio e la costa
gli si specchiava dentro le pupille, sfilava
limpida di luce e di colore, tutta toscana.
Sfilava il forte abbraccio del vento, e il fresco accento
delle ragazze, le provate pinete, le ville di magnolie,
le terrazze, e fragile sul mare una diafana
Capraia vibrava.
Sarebbe scomparso oltre l’orizzonte, verso l’Elba.
Adesso il cancello fiorito
non manda cigolii nei pomeriggi profumati,
mio padre allunga il passo verso il suo tramonto
e uno sgomento attraversa il respiro del Tirreno.
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Padre
di Graziano Ciacchini
Nell’affrontare l’ombra della sera
ho disvestito maschere grottesche
e sono nudo
di fronte all’inquietudine costante
che insegue inesorabile una meta.
Invano, ho disegnato nuove strade
sfiorando, ignaro, l’essere dormiente
….o antiche vie
per fingere ragioni dentro un credo.
Il mio deserto, padre
tendeva unicamente al tuo cammino.
La strada aperta, in tracce, nei ricordi
svelata in lampi dentro la memoria
ha preso forma di un percorso amico
Tra oscuri simulacri,
eretti al nulla
che stagliano in profili evanescenti
e incutono timore
ho ritrovato, allora, la tua casa
(finestre senza luce
che sbattono nel vento)
placando la mia sete di radici
cui aggrappare
il senso di precaria vanità
che mi attraversa
Anonimo viandante
nel freddo di una notte senza luna
ho stretto, finalmente, la tua mano
e ho fatto pace
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Foto di testata: Paolo Zanardi 077 – Parma, dicembre 2007
Grazie per la presentazione e sono felice che sia stata pubblicata questa poesia su mio padre: Era una persona molto, molto buona con me e mio fratello. Non ho mai dimenticato il suo odore di freddo. Per andare a lavorare prendeva il treno alle cinque e ritornava tardi. Trovo molto profonde e originali le poesie di Paolo e Graziano.
Grazie Anna , è un piacere ritrovarti qui. Lo sai che le tue poesie mi piacciono molto. A presto
Sono molto belle tutte e tre, pervase come sono da un forte sentimento : il ricordo del padre com’ era e come diverso , in una luce nuova, appare ora che non è più. E ci si accorge di quanto profonde siano le sue tracce nella nostra vita. Complimenti
Molto brava Anna, ma tutte queste poesie meritano un particolare apprezzamento .
Veramente molto molto bella Graziano, complimenti!
Un grazie di cuore a Barbara ed agli altri commentatori. Complimenti ai miei compagni di tema.
Che belle poesie! E’ sempre così controverso il rapporto tra genitori e figli ma alla fine quando non ci sono più come ci mancano, la poesia diventa un mezzo per ricordare le piccole cose che li rendevano unici 🙂