Il passato che non resta di Giovanni Peli, recensione a cura di Luigi Paraboschi.
Giovanni Peli è scrittore e musicista.
1995: Pubblica la raccolta di poesie Incolore semplicemente-Poesie blu (Montedit, Melegnano)
1998: Pubblica la raccolta di poesie Cröda le foje- liriche civili.
Suoi testi poetici appaiono su riviste a diffusione nazionale come Virgole, Club degli Autori, Poesia, Specchio, e antologie (Poesie in cornice 1995, Fonopoli 1998, Maria Calabria 1999, Meccano 2004, Scrittori in viaggio 2007) e più recentemente su vari blog (Tornogiovedì, Poetarum Silva, Viomarelli e altri).
Come autore di musiche di scena collabora con la compagnia di teatro gruppo NTO, per i seguenti spettacoli: L’amico della ragazza (1996), Americani (1997), Nel giorno del suo compleanno (2000), V.M. 18 (2003), Harvey (2005), per la regia di Agostino Peli e Forse siamo in crisi (2006) per la regia di Davide Colossi.
Dal 1998 collabora con il compositore Antonio Giacometti come librettista e paroliere.
Dal 1998 al 2003 è chitarrista in formazioni pop-rock e collabora come scrittore, musicista, organizzatore e direttore artistico con varie associazioni culturali e realtà artistiche.
Tra il 1998 e il 2000 organizza quattro edizioni della rassegna di musica contemporanea giovanile Concerto Giovane – nuovi spazi per la nuova musica – col patrocinio del Comune e della Provincia di Brescia.
Nel 1999 viene scelto per partecipare al Brescia MusicArt- Festival di contaminazione tra la musica e le arti, diretto da Omar Pedrini, scrivendo e mettendo in scena con la compagnia teatale gruppo NTO il monologo Pacifismo, per la regia di Sara Brunori.
Dal 2001 collabora con il compositore Mauro Montalbetti come librettista e paroliere.
Cantautore, a partire dal 2001 scrive, incide e produce autonomamente i seguenti demotape: Radiolina (2001), Meglio gatto (2001), Dice la notte (2002), Inattendibile (2002) Il contrario di tutto (2002), Icaro (2003), Nessun motivo (2003), Le tue gambe lisce tra le pagine (2003), Stanotte sono sveglio (live, 2003), Cuore di pietra (2004), Il falso eroe avanza pretese infondate (2005), Bianco e nero (2006). A questa attività si accompagnano numerose esibizioni live con diversi set (elettrici, acustici, solistici), e recensioni su riviste online specializzate.
Debutta discograficamente con l’etichetta indipendente Kandinsky Records con Giovanni Peli-EP nel 2010 e con l’album Tutto ciò che si poteva cantare nel 2012.
2001: viene allestita per la prima volta la scena teatrale Fra voi due, con testo di Giovanni Peli, musica di Mauro Montalbetti e regia di Agostino Peli, presso la Sala S. Zenone di Brescia.
Dal 2004 collabora come paroliere col musicista Paolo Cattaneo.
2004: La fiaba musicale Volevo un foglio…, di cui è librettista (musica di A. Giacometti e M. Montalbetti) vince il Primo Premio al Concorso Internazionale Un’opera per un nuovo pubblico indetto dalla Scuola di Musica di Fiesole per il trentennale della fondazione. La prima esecuzione di Volevo un foglio… si è tenuta nell’ottobre 2004 al Teatro Goldoni di Firenze, all’interno della Stagione delMaggioMusicaleFiorentino, per la regia di Francesco Micheli.
2004: risulta tra i vincitori del concorso letterario 20*4*2004 L’amore per la scrittura dà sempre buoni frutti,iniziativa editoriale ARPANet per la scoperta di giovani autori di talento. La sua opera in versi Informazioni fiammanti, scelta dal noto scrittore Aldo Nove, è inclusa nell’antologia Meccano.
2004: Viene eseguito per la prima volta Ionium, brano da camera di Antonio Giacometti per soprano, arpa, viola e flauto, con testo di Giovanni Peli, presso il ridotto del Teatro Comunale di Modena.
Nel 2004 organizza con il cantautore Paolo Cattaneo Voci Controvento: appuntamento dedicato alla Nuova Canzone d’Autore, patrocinato dal Comune e dalla Provincia di Brescia. Nel 2007 Voci Controvento diventa Associazione Culturale e assume proporzioni nazionali, allargando il suo campo di indagine nella promozione della nuova canzone d’autore italiana.
2005: Risulta tra i semifinalisti della XVI edizione del Premio Nazionale di Recanati Musicultura – Nuove tendenze della canzone Popolare e d’Autore.
2005: Il suo dramma musicale In ricordo di Pier Paolo Pasolini (musica di A. Giacometti, M. Montalbetti e del Trio Giuliani) esordisce nella stagione di prosa del Teatro Curci di Barletta.
2005: Va in scena per la prima volta presso il Teatro Pavoni di Brescia Letizia, concerto con lettura (musica di Antonio Giacometti, testo di Giovanni Peli) per giovanissimi interpreti dedicato alla figura di H. C. Andersen nel bicentenario della nascita.
2005: l’editore francese Delatour pubblica Cinque visioni, brani per coro di Antonio Giacometti, con testi di Giovanni Peli.
2006: l’opera da camera Lies and sorrow di Mauro Montalbetti, con libretto di Giovanni Peli, vince il Primo Premio al Concorso Internazionale 4th Johann-Joseph-Fux-Competition For Opera Composition 2006 organizzato dal Music Theather Institut di Graz.
2006: Viene eseguito per la prima volta Sei Visioni per soprano, flauto e violoncello, di Antonio Giacometti, su testi di Giovanni Peli, presso il Teatro Comunale di Vobarno (BS).
2007: Presso la Casa Museo di Cerveno (BS) si tiene la prima rappresentazione, a cura del gruppo NTO, di Brèsa desquarciàda, testo dialettale di Giovanni Peli, per la regia di Agostino Peli. Il testo è stato scritto per la rassegna Natale nelle Pievi, coordinata dal regista Pietro Arrigoni e patrocinata dalla Provincia di Brescia. Brèsa desquarciàda è stato pubblicato da La compagnia della stampa-Massetti Rodella Editore nell’antologia di testi della rassegna. Lo spettacolo vanta ad oggi numerose repliche.
2007: Viene pubblicato per l’etichetta OmarGru di Omar Pedrini L’equilibrio non basta di Paolo Cattaneo, con testi di Giovanni Peli.
2007: Viene eseguito per la prima volta a Botticino (BS) Quattro visioni per basso e pianoforte, di Antonio Giacometti, su testi di Giovanni Peli.
2007: Primo allestimento presso il Punto Einaudi di Brescia la mostra Lentofiore, raccolta di versi di Giovanni Peli basata sulle fotografie di Elisabetta Scalvini.
Nell’ottobre 2007 a Graz viene curato dal regista e scenografo Alexander Irmer il primo allestimento di Lies and Sorrow (M. Montalbetti e G. Peli) nella stagione operistica Sterische Erbst.
2008: Edizioni di Latta, editore milano-newyorkese, pubblica nella collana di poesia Menti assetate il poemetto di Giovanni Peli dal titolo Il Principe, il Bibliotecario e la dittatura della fantasia, presentandolo alla XXI edizione della Fiera Internazionale del Libro di Torino.
2009: L’etichetta Eclectic Circus pubblica il disco di Paolo Cattaneo Adorami e perdonami in cui Giovanni Peli collabora come paroliere e compositore.
2009: La sua canzone Hai fatto bene viene inserita nella compilation Produzione Complessi Bresciani, a cura di Paolo Bruno della Kandinsky Records.
2009: La sua canzone Natale sparato in aria viene inserita nella compilation Brescia canta il Natale nelle Pievi a cura di Ricky Barone.
2009: Viene per la prima volta eseguita presso il Teatro Comunale di Modena la lettura-concerto per bambini Priragioniera di un mostro ventoso, con musica composta ed eseguita dagli allievi del Maestro Antonio Giacometti.
2010: La sua interpretazione della versione italiana della canzone di Leonard Cohen Here it is (Ecco qui di Ongaro e Poltronieri) viene inserita nel cd ”Vestito per amare” – Italian Tribute to Leonard Cohen for Cracow Event 2010.
2010: esce per Kandinsky Records, nella serie di cd ad edizione limitata Eureka2, il suo Ep che contiene 5 canzoni.
2011: scrive i testi per le letture-concerto Notte amica deserta per il cantante Alessandro Bonometti e Violini Saporiti & Gioele s.p.a. per la Società Italiana per l’Educazione Musicale.
2011: scrive per Paolo Cattaneo i testi de Il gioco e L’uomo sul filo, contenuti nell’EP Il giocopubblicato da Eclectic Circus.
2011: comincia la collaborazione con il blog letterario Tornogiovedì su cui pubblica le sue recenti composizioni poetiche.
2011: crea il progetto di divulgazione Parole da cantare, con una pagina di facebook e con una serie di incontri. Al 2013 i temi affrontati sono stati: Storia della canzone d’autore, Il tema del viaggio nella canzone italiana, Viaggio nelle voci dell’estremo Oriente.
2011: scrive con il poeta Mario Benedetti la canzone Accorgetevi, prodotta da Silvio Uboldi, pubblicata online e fruibile in streaming.
2012: Pubblica con Kandinsky Records il suo album di debutto dal titolo Tutto ciò che si poteva cantare, arrangiato con Silvio Uboldi, per la produzione artistica di Stefano Castagna.
2012: Pubblica la raccolta in versi Il passato che non resta, con introduzione di Anna Lamberti-Bocconi, copertina di Fabiana Zanola, cura editoriale di Federica Cremaschi.
2013: Collabora con il compositore Lorenzo Di Vora scrivendo il testo del brano Il fiume cambia la pelle.
Con pazienza, procedendo a volte anche lentamente perché la scrittura di Peli (specie nella prima parte del suo volume) dà al lettore quella sensazione di volutamente ripetitivo ed a volte intricato nel suo divenire, sono arrivato alla fine delle numerose poesie che costituiscono il volume dal titolo “il passato che non resta“ e la mia reazione istintiva è stata di correre nella libreria e cercare il volume di Pavese “ Lavorare stanca “ ove ho ritrovato ciò che cercavo nella poesia “ i mari del sud “ che trascrivo per chiarezza:
( il grassetto è mio n.d.a. )
Mio cugino ha parlato stasera. Mi ha chiesto/
se salivo con lui: dalla vetta si scorge/
nelle notti serene il riflesso del faro/
lontano di Torino. “ tu che abiti a Torino…. “/
mi ha detto “ ….ma hai ragione. La vita va vissuta/
lontano dal paese : si profitta e si gode/
e poi, quando si torna, come me a quarant’anni/
si trova tutto nuovo. Le Langhe non si perdono”
Ed affrontando la prima parte del libro che dà il titolo al volume mi sono reso conto che anche per Peli le sue Langhe non si sono perse, infatti in alcuni dei testi ritroviamo gli accenti del dialetto di quella “bassa” che sta tra il Cremonese e confina con il Bresciano, terra della quale il ricordo viene tenuto vivo nella sua memoria dalle parole di una nonna che gli attribuiva sempre “ qualche punto in più “ mentre giocavano a carte, lasciando intuire quasi un giudizio a posteriori sull’intera vita del nipote
La memoria di ciò che ha costituito la gioventù ed ha poi costruito l’adulto che mette nero su bianco come in un film le proprie memorie, per “ rigare con una chiave il passato “ come scrive in una poesia, si affaccia prepotente e va molto lontana all’indietro al punto di riportare alla ribalta un personaggio , Pippo, che solamente coloro nati entro gli anni 40 del secolo scorso (o forse prima ) possono avere fantasticamente incontrato, mitico eroe notturno di voli solitari sopra la pianura padana dopo l’9 settembre del 43, aviatore di non precisata origine e con la missione, forse, di effettuare voli spia.
La nonna, dicevo, ha giocato un ruolo sicuramente importante, assieme di certo ad altre figure di donne, dato che Peli scrive “ porto come me un fruscio di gonne/ le quali, prima di farlo approdare ad incontri sentimentalmente determinanti con quello con “ Elle “ ( che non sappiamo se essere il vero nome di battesimo, oppure la versione francese di un elegante “ lei “ affidato al ricordo ), hanno di certo costituito un plafond sentimentale ed affettivo che il nostro si condurrà dietro per molti anni, forse per sempre.
Ma non troviamo solamente la nonna, c’è pure la figura del padre che ha rappresentato di certo il modello maschile di abilità tecnica eccellente dato che egli “ era il mago perché uscivano le calze “ rocche, filato, traforato, lana, cotone “ e c’è la mamma che lo conduce ad
“ incontrare un uomo sporchissimo.
Perché queste sere invernali conducono alla fine
era un giorno come quello di un bambino ricco.”
e c’è il nonno che in una sera freddissima ha donato il cappotto ad un senza casa come appare da questi versi
Io ce l’ho, questa scena in bianco e nero
di lui completamente ghiacciato che torna
senza cappotto nell’inverno di una notte,
l’aveva messo come una coperta al barbone
lì nascosto male all’angolo.
e c’è Bigia una sorta di fattucchiera che la gente chiamava a benedire le stalle e ci sono altre figure come l’uomo che frugava nei cassonetti, insomma il passato nella bassa bresciana, serve all’autore per fargli dire :
Invece nella realtà io mi invento la sua vita
e ci spendo dei giorni, per riempirmi le tasche
di un altro passato non mio, ma che resti, come un maglione di lana,
lì nel cassetto pronto per il freddo.
Questo passato poi, insieme a tutti gli altri, scivola via
come una larva, e non so più nulla io nemmeno di me.
Il libro è la storia del diventare adulto di un bambino che attraverso i tanti anni si fa uomo e lo diventa attraverso gli incontri, i libri, e la poesia.
Bella l’attenzione ad un grande autore quando egli scrive “ Omaggio a Pagliarani “ in cui è capace di collegare il presente di una segretaria ed alle attenzione che le vengono rivolte dal suo capo, con l’analogia di quanto descritto ne “ la ragazza Carla “ libro cult degli anni 60.
Il bambino diventa così uomo ed incontra l’amore, incontra Elle e credo che questi versi un po’ alla Prevèrt dicano tutto di lei
La tua bocca mi conferma la vita
nel bacio che abbiamo trovato
quando i gatti con ritmo segreto
chiesero alla notte dolcezza.
Sia poi l’alba sonora dei passeri
a percorrere la tua pelle di petali;
ed il mio spirito in senso contrario risale:
torna sulle tue labbra e disegna
l’enigma del desiderio e dei sogni.
Il tempo si ferma sul tuo collo
e la mia mano è una foglia
caduta verde, per te arresa
nella sua primavera.
Incerta e serena, cambia la conoscenza
di giorno in giorno, deliziosa e screziata
come l’iride in cui vivi.
Siamo e non siamo
danzando sull’orlo di un sospiro.
Il sogno divampa nella mente di chi ama, ed egli scrive
Sarò il suo uomo e la sua donna
sarò sua madre e suo padre
il suo amico il suo ex.
Sarò il suo bambino e il suo mostro.
Sarò il suo corpo.
Sarò un oggetto:
un vibratore, un mantello
un anello
un pannello solare
un tasto del suo cellulare.
Turpe serpente
assurdo gatto
cane puntuale
cigno puro.
Sarò i suoi due soli
Sarò le sue due lune
sarò un albero con le radici in cielo
sarò un fiume di latte e miele
che in salita procede:
sarò tutto ciò che di impossibile
la mia dea crea.
Ma questo amore, come spesso succede si interrompe e fa soffrire, al punto che egli arriva a scrivere
io prego ancora e non ci credo
perché la pena è dolce pena
e mi ghiaccio e piango ghiaccio
per avere le tue labbra
sulla mia bocca.
e questa poesia che segue completa il ritratto finale di una storia sicuramente d’amore ma che sembra essersi rassegnata al logoramento del tempo
Siamo stati a poco a poco cancellati
e il nostro passato è perduto
tra i regali di Natale troppo costosi.
Oggi dentro al gregge discutiamo di ogni cosa:
gli anni cruciali sepolti dall’immondizia e dai debiti
li hanno fatti passare di nascosto
poi vengano i figli senza dolore.
Per questo avvolti dentro una nube di incenso
noi non afferreremo mai il presente:
ora sul tavolo, nel letto, in bagno
dovunque tu mi vuoi
ecco tutto ciò che non sono io.
L’ ultima parte del libro si intitola “ la celebrazione dell’indifeso “ e credo che più di qualsiasi commento conti, per capire il clima nel quale essa è ambientata e si svolge, questa poesia dal titolo eloquente “Epopea di un piccolo mostro”
Dimmi perché non si è fermato il tempo
quando provavo
e non riuscivo ma riprovavo
cento cento cento volte
come oggi nemmeno le carezze,
a tirare forte contro
la saracinesca
nel caso potesse distruggersi,
salire lungo la rete di ferro
senza mai guardare giù,
poi sputare e scendere in discesa:
si potrà recuperare il coraggio?
Sdraiati per terra col dito inseguire
un prodigioso niente che corre
sul pavimento.
Dove vai ora se guardo su
bambino enorme mostro
minacciato dai trent’anni
dagli occhi suoi belli,
dalla stessa tua voce?
Da essa trapela tutta l’amarezza dell’adulto che sa di aver vissuto, di avere fatto le sue battaglie, di avere svolto il suo lavoro con passione ( egli è paroliere e musicista affermato negli anni ) ed affida la chiusura del volume a questa brevissima stesura che ha tutto il sapore di un Haiku, dal titolo
Commiato
Un tempo i sognatori
ricostruiranno finalmente il cielo
che più amorevolmente ci proteggerà.
C’è la rassegnazione e la speranza rivolta al cielo che dovrà essere ricostruito come è scritto nella Beatitudini evangeliche “ beati i puri di cuore perché vedranno Dio “, e un sognatore cos’è se non un puro di cuore ?
E’ stato molto interessante leggere questo volume di versi perché racchiude l’evolversi della parola in Peli, che parte con un eloquio spesso molto aperto, quasi da paroliere musicale talvolta forzando la musicalità scontata degli effetti sonori troppo facili, e nel cammino diventa sempre più sobria, meno analitica, per ridursi a brevissimi pezzi dal sapore amaro come è spesso la poesia delle persone che hanno vissuto e si ritrovano stanchi e delusi dal commino percorso. L.P.