Il racconto del mese: Eddie Stardust di Redent Enzo Lomanno

Eddie Stardust

racconto di Redent Enzo Lomanno.

   

  

Eppure lo ricordava ancora bene – la porta che ha sbattuto, i passi strisciati, sbiascicati quasi, lungo il corridoio. Erano passate solo alcune ore, e Eddie ricordava bene la magnifica serata.
Oh ragazzi, che ridere questa notte! Le luci e gli strobos ancora rimbalzavano nel capo.
Avete presente quella sorta di ronzio costante alla fine dei concerti? Ecco!
Eddie stava ora lì, molle molle a pancia in giù, con un sorriso da idiota stampato in faccia e con il capo inclinato sulla destra, ad osservare lo spiraglio della porta nel buio.
Ascoltava il ronzio della cocaina che, leggera, sfiammava ancora a sprazzi il suo volto, in quel dolce torpore dovuto all’eroina (non sia mai che non si concluda in bellezza, eh!)
E pasturava le mani al buio, l’angolo del suo guanciale, ruvido come ogni cosa in quella topaia…
D’altronde cosa si poteva aspettare, a mala pena pagava per quel tugurio. Il merdosissimo Hotel sulla strada provinciale di Portland. Con la sua insegna al neon del cazzo: una volta rossa, una volta bianca e poi, per la gioia di tutti i poveri derelitti e tossici del luogo, a strisce rosse e bianche…
(Oh, certo che i cazzo di Led hanno cambiato il volto persino a un hotel di merda come questo).

L’insegna diceva: ”Oasi Del Gatto – Camere a Prezzi Modici”

Una volta rosso, una volta bianco e poi strisce strisce strisce… che goduria!
Impossibile dopo una serata di stravizi non fermarsi come falene.
Che poi di stravizi oramai si perdeva il tempo nell’ombra…
Quanti giorni è che mi sballo?, si chiedeva Eddie.
Da quanto non racimolo un paio di minuti di lucida realtà?
Ma sì, cosa importa ormai, alla fine questo sono, si diceva prima di chiudere gli occhi nella topaia.
Alla fine cosa posso mai sperare di fare, in questa vita del cazzo!
‘Così chiude gli occhi lo sfigato’ , aggiungeva poi in preda ai sensi di colpa, che ovviamente sfilottavano veloci alle prime luci di Astinenza del mattino.

Perché Eddie, in tutta la sua proverbiale saggezza da tossico, non si sognava nemmeno più di inventarsi la mitica frase ricolma di speranza: ‘ da domani smetto’.
Col cazzo! pensava. Domani Tom ha la roba giusta, domani Tom mi porta la Siriana.. quella bianca con i granelli neri. Oh sì, domani il tuffo sarà lungo e intenso…
Già pregustava il sapore, quell’ago pungente che gli profanava la vena. Il getto di sangue che saliva e scendeva, saliva e scendeva, appresso allo stantuffo.

E… Oasi Del Gatto, che nome imbecille! Ma poi: Del Gatto, sarà il cognome del favoloso imprenditore di questo Meraviglioso letamaio? Chissà!
Oh Eddie Eddie, con tutti i cataclismi che hai nella tua esistenza stai a pensare all’egemonico potere del signor/a Del Gatto. Sei proprio uno sfigato!
‘In tutto questo chiasso di domande che mi frullano il cervello, una e una sola è la domanda.
Tom, si sveglierà presto domattina? No, perché se il porco tira tardi e non risponde al telefono, mi devo scuffiare almeno un paio d’ore di carenza, e non ci ho voglia manco un po’ ecco!
I soldi ci sono, che facesse il suo mestiere da bravo spacciatore e si svegliasse all’alba per sfamare gli affamati. Sapesse il fottutissimo Tom , cosa mi sono dovuto scopare per avere questi soldi eh, si sveglierebbe alle 5, no che dico, alle 4 cazzo.

E… Oasi Del Gatto, che nome di merda. Mi si blocca sull’emisfero destro.
Del Gaaaaato…
Oasiiiiiiiii Deeeeeel Gaaaaato, con una T sola.
Mah. A parte gli scarafaggi grossi come angurie nel cesso, di gatti non ce n’è, quindi è il maledetto proprietario.
Domani mi riprometto, dopo aver visto Tom, di chiedere in portineria del maledetto nome, sì! Questo farò domani, giuro!’
Il Buio, oramai era totale, e la posa innaturale di Eddie pure.
C’era una cosa che non  quadrava in tutto questo, oltre alla follia del nome ‘Del Gatto’ e alla sveglia fottuta di Tom.
La cazzo di lucina rossa che Eddie intravedeva dallo spiraglio della porta.
Eppure ricordava bene, cazzo.
Era entrato nella camera, aveva sbattuto la porta del disimpegno tra cesso e camera da letto e aveva staccato tutte le luci.
Se c’era una cosa che odiava, erano le fottute lucine rosse delle tv e di qualsiasi altra fottuta fonte di luminescenza.
Buio e ronzio, ronzio e buio… solo questo voleva.
Si concentrò per bene, strinse gli occhi un po’ di più per focalizzare, anche se dentro di sé sapeva.
Sapeva benissimo della fatica immane da compiere per alzarsi dal letto ruvido, provvisto di cuscino ruvido. Fare tre passi tre e spegnere il maledetto interruttore.
In confronto il dottor Mosè e la schiera di Ebrei che vagarono per 40 anni,  avevano fatto una passeggiata di salute.
Ogni parte del corpo di Eddie, ora, era marmo solido. Immobile.
Volendo, avrebbero  potuto pisciargli in testa: non si sarebbe mosso neanche un po’!
Eh, ma la cazzo di lucetta però, batteva proprio sulla pupilla.
Sembrava un martello Black and Decker,altro che lucetta!
‘Non c’è verso di addormentarmi così, no!’
‘Su su su Eddie, dove sta il tuo coraggio, dove sta tutta la tua intraprendenza ora che serve.’
Gli veniva da ridere. Intraprendenza… che parola arcaica. Che senso di vuoto gli giungeva al solo pensarla, quasi fosse un’ eco dentro una grotta, Intraprendenza enza enza enza…

Nel mentre echeggiava la parola impronunciabile nel suo cervello, uno scintillio feroce e veloce balenò dritto dritto dalla lucetta a Eddie, perforandogli una cornea.
Cazzo era successo? La lucetta intermittente sfolgorava a tratti un bagliore  che dava sull’arancione – giallo.
Era curioso, curioso perché più Eddie fissava la lucetta, più si accorgeva che non era una lucetta.
Cioè, la forma, a osservarla meglio, non era più delineata e tondeggiante. E poi  quei colori così vivi, che si riflettevano sui muri.
Sembrava … sembrava quasi come quando da ragazzino andava in campeggio e si facevano i falò.
Sì: i colori passavano dal rosso vivo all’arancio fiamma – giallo.
‘Che cazzo sta succedendo,’ si domandava Eddie.
‘Forse sto dormendo, o sono a metà percorso, o forse è la volta buona che mi sono giocato il maledetto neurone che ancora mi circola in testa.

E… rosso e arancio e giallo; la misteriosa lucetta, come dire, non sembrava più tanto vicina.
Il buio nell’androne/cesso era forte, ma il senso dell’uomo riesce a distinguere anche nel buio la distanza da una fonte di luce, e quella non era più a tre-passi -tre, era a chilometri!
‘Qui la storia si fa greve.
Cazzo cazzo, forse ho esagerato, forse mi sono giocato il cervello
E ora? Come faccio? Come vado da Tom, domani, ridotto così?’

Eddie chiudeva e riapriva le palpebre nella speranza che la lucetta tornasse lì dove stava, ma quella non ne voleva sapere, anzi: più chiudeva e apriva gli occhi, più la stronza diventava grossa e brillante.
‘Qui urge che vado a controllare.
Ora accendo il cervello, mando un segnale al braccio destro per dirgli: Muoviti, fai leva e solleva il maledetto busto; mentre un secondo comando urla alle gambe:      Muooooveteviiiii ,piegatevi e fate il vostro dovere… Alzate il maledetto restante di me!!!!
Ma cazzo eh, io il comando l’ho mandato pure, come mai nessuno dei citati s’adopera a mio favore!
Dai, su su su !! Devo vedere la lucetta, devo vedere la lucetta, devo vedere la lucetta
devo vedere la lucetta

devo vedere la lucetta

devo

vedere

la

Il giorno dopo Eddie fu trovato sdraiato sul letto ruvido.
Con gli occhi spalancati e il suo bel sorriso beota stampato sul volto.
Livido, era ormai morto da 24 ore.

   

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