Il poeta
racconto di Emidio Montini.
C’è chi ci prova e il poeta è uno di questi. Sei anni a cercare un contatto, una dimensione diversa al di fuori del numero. Cercando di testimoniare lo spirito in un golfo infestato da squali. Inutilmente. Quanto coraggio e quanta incoscienza! Fosse solo la beffa il prezzo da pagare per quel diverso cammino, sarebbe ancora accettabile, ma prima o poi il conformista ti si rivela, e ti palesa che sei rivalsa per lui nel suo rapporto col mondo: che ti tollera solo perché vulnerabile. Ed ecco che allora scegli l’esilio. Un posto da operaio, una casa in rovina, un sentiero in salita, una stufa in cotto e alle finestre la brina. Ma ha un vigneto intorno, un deposito per la legna e una vecchia panchina. Un posto ideale per leccarsi le ferite, per rimarginare gli strappi subiti, per lenire la menzogna di un collettivo riverso sulle sfatte lenzuola di un letto pagato a ore: cercando di dimenticare a notte i misfatti del giorno. Ti fanno compagnia le rose e la salvia, e le nebbie d’autunno, e d’estate esaltate le rondini in volo da un cornicione all’altro. Ancora non lo sai, non te ne rendi conto, ma sei già nell’eternità, nell’unica possibile: quella della vita che sui propri passi non ammette ritorno, che non ammette copie nel forgiarti giorno per giorno. E scopri che non sei solo. Abbandonato dagli uomini, le potenze crescono in te una certezza che va al di là d’ogni lesione, fertile un campo per tenzoni più grandi, per più ardite immagini: della terra di mezzo ritornato signore.
da: “Il Tempo e le Maree”, GILGAMESH EDITORE (2016)