Il rito quotidiano, poesie di Sandro Pecchiari
Il rito quotidiano
per chiamarti –
il tuo bicchiere da riempire
al centro della tavola
un coltello da affilare
che non tagli la speranza
una candela che attiri la tua luce
sulla sedia quel maglione infeltrito col tuo odore.
Non sono bravo a evocarti,
ma la tenda si muove nonostante.
E non ti vedo in questa attesa.
Dimmi che non verrai.
Che sei già qui.
(inedito)
*
La via lattea sopra il Manitoba
Basta lasciare che la sera s’infili nella notte
appena tracciata da suoni di zanzara,
da qualche rospo, satellite, stella che cade
e l’antico sfarzo riappare.
Meglio ancora se la terra si srotola in pianure
di verde danzante che svanisce nel nero
e ci cancella.
Oltre le strade che dissodano il terreno,
la città è una sottile alba d’elettricità,
ma qui siamo nel punto preciso
in cui ci sopprime il tempo.
E la luce dissemina l’infanzia,
riportando nonni illustrativi o madri
che ci pascevano con le storie delle stelle,
cavalcando la giostra delle costellazioni
in questa fiera di campagna sepolta nella colza.
E ci sovvengono le fatiche, gli affanni, le ricerche,
gli amori che ci schiudono
se scruti attentamente
così che risorgiamo
Ercole, il Cigno, la lira o l’Aquila.
E, guidati dall’applicazione dell’iPad,
pulsiamo nel buio come lucciole,
come magi alieni, rabdomanti di costellazioni.
Aerei di carta
Non salutarmi sulla soglia
dove nulla è com’era –
l’aria è aria di motori
e l’aria non ricorda.
E il tempo della scrittura
ne sarà a ritroso testimone.
Solo per te che non resisti
i fogli resteranno vuoti,
uno per ogni secondo,
e ne farò aeroplani.
Stanotte dormo fuori
rosse o verdi,
è fuori discussione
anche se avrei voluto discuterne di più
ora che non ci sono più parole
ora che non c’è più nessuno in giro
ora che non ci sono più parole per nessuno.
verde
verde da sotto sottobosco
senza le folle domenicali
latrati, guinzagli, bimbi, pigolii
tutta la confusione di una vita ben protetta
dalle canne da pesca dei richiami,
le punte aspre delle suonerie dei cellulari
ti svegliano invece di pungerti come un arcolaio
per farti dormire cento e cento anni
tra baci d’edera e baci d’immondizia.
o rosso
non rosso fuoco, intendo
che non sia fatto di scintille
o come un sorriso di fiammiferi
bruciati tutti assieme
che non s’arroventi tra le aiuole
e scotti i prati e incenerisca gli alberi ed il cielo
in questa pioggia di cenere di nebbia –
quel rosso quieto
che ti scaldi senza bruciare
come fa la vita, la mia vita, almeno.
mai con le scaglie di vetro dentro
belle stelle fisse nella sera
ma fredde sempre come stelle,
erano belle le stelle, le ricordo
come segni di interpunzione tra di noi,
il non detto è solo quello che rimane
contarle è sempre un conto alla rovescia
ora sono solo i fori dentro il buio
false speranze
diamanti di bottiglie
le stelle non proteggono.
mai giallo
perché è ansia di divieti comunali
pestilenza al largo diarrea
il dolore del sole tra le onde
la perdita l’annegare
paura di picchiaggi
non sei di qui, tornatene a casa
come se questa fosse casa
questi centrimetri sotto dei cespugli condivisi
con gli occhi dei gatti dei gabbiani dei guardiani
della gente che ti guarda come se fossi un virus
nel fumo dei copertoni bruciati per scaldarsi
così è ridotta la mia parola se chiede aiuto
la parola che non so più abitare puzza di devastazione.
no no no no rosse o verdi e basta.
guarda questa panchina
perfetta per dormire tra i cartoni
perfetta per sognare via la vita
defilata
è primavera
e nemmeno piove.
Nonna ad Asolo
ricordi quella vecchina in bicicletta
incontrata d’improvviso dietro un angolo,
un’attempata pirata della strada:
“scusate, ho ottant’anni e passa,
ma esco ogni giorno a vedere gli alberi.
Ogni giorno porto nel soggiorno
un mazzetto di ortiche, menta e margherite
perché l’amore si sfoglia, brucia e odora piano.”
Sandro Pecchiari ha pubblicato quattro collezioni di poesia, l’ultima delle quali Scripta non manent, 2018, con la casa editrice Samuele Editore, Italia; è stato tradotto in numerose lingue, inglese, spagnolo, francese, tedesco e albanese.
È presente in molte antologie tra le quali: Revija SRP 123/125, Ljubljana, Slovenija, 2015; Umana, troppo umana: poesie per Marilyn Monroe, Nino Aragno Editore, Torino, 2016; La lengua encansable, Poesia Italiana – 10 Voces Contemporaneas, Buenos Aires Poetry, 2017.
Ha tradotto, tra molti altri, Claudio Grisancich, Storie de Fausta, Vita Activa, Trieste 2017, dal dialetto triestino in inglese; Federico Rossignoli, Spolia I, Samuele Editore, 2015; Federico Rossignoli, Spolia II, Samuele Editore, 2017.