In pochi attimi di vento di Fernanda Ferraresso, recensione di Silvia Calzolari

In pochi attimi di vento di Fernanda Ferraresso, Terra d’ulivi ed. 2016, recensione di Silvia Calzolari.

    

    

Fernanda Ferraresso ci offre una mirabile raccolta di poesie e haiku, correlata da interessanti scatti fotografici in bianco e nero di Cristina Finotto.
La Sua poetica fortemente evocativa è caratterizzata da versi rigogliosi, musicali e fluenti nell’appropriatezza lessicale e nelle efficaci figure retoriche, rivelando un ammirevole timbro personale che sa donare raffinate ed alte “note” espressive sia nel significato che nel significante. 

pag. 25 haiku n. 9

mondano l’aria
tre note di poesia
il silenzio.

L’atmosfera che si respira, verso dopo verso, cattura e affascina, conducendoci a lenti passi, nel percorso esistenziale dell’autrice e delineando la sua sensibile pienezza nella capacità d’ascolto del sé e del circostante, nelle connotazioni femminili che trasudano ed incalzano delicamente.

La sinergia (scrittrice-lettore) scaturisce immediata e naturale e ci stimola inevitabilmente all’identificazione, implicando un forte coinvolgimento sensorio e spirituale, sino ad essere trasportati da immagini e visioni oniriche, soffuse e commoventi, come contrastanti e luminose, incalzanti e taglienti, ed ancora intense e dense, come vivide e pregne di concreta lucidità.

Una successione di liriche che penetrano e si compenetrano, raccolgono, accolgono, contengono e si espandono in suoni e proiezioni interiori fortemente suggestive nelle “perenni” domande esistenziali, dando vita ad una unicità letteraria che rivela l’essenza-Ferraresso, tra eco nostalgiche e intensità della memoria (“una steppa di memoria”), in cui non vi è mai ripiegamento, ma consapevolezza del dubbio e fede nelle molteplicità percettive.
La ricchezza di ossimori ci inonda per poi innalzare sino a quel volo illimitato oltre ogni dolore ed angoscia. Il verso converge ed apre, corrode e sbriciola sino alla quiete, dipanando quel “filo” universale che, con umiltà e dovizia, la Ferraresso cuce, ricamando un quadro la cui trama ha come perno il cuore come la mente, perfettamente oscillando tra micro e macro cosmo:

Pag. 7

cucendo con un filo rosso
l’istante all’infinito
ricordo che tu celi    e io
attento

Cinque sensi e sesto senso fluttuano tra gli elementi di una natura selvaggia e/o plasmata dall’uomo e ricca di storia e bellezza, mentre l’occhio dell’anima indaga senza sosta, in uno scavo lieve, tenace e consapevole, tra chiaroscuri, sofferenze e bellezza, forza e fragilità, assorbendo, generando e rigenerando luce. Quella luce estasiante in cui s’annida l’infinita im-possibilità umana e cardine di metamorfosi che divengono reale scrittura (topografie di vento scritture di nebbia).
Una ricerca dei luoghi del silenzio, volutamente ispezionati, senza mai forzature, nel “sapore” della terra, nelle forme della natura incontaminata come artificiale, nella fauna che variamente si esalta nelle efficaci metafore, sino all’antropologico e all’analisi storica. Un viaggio tra antiche civiltà e strutture rurali, caratteristiche dei piccoli centri, ora ruderi che ci “parlano” di vite semplici e vissute.

Pag. 8

ci sono ritornata questa volta
l’ho vista dall’argine
ormai mangiata dalla boscaglia
le si è ispessita intorno e dentro
il tetto crollato era
un broccato di giallo ori e bruni
di terra i mattoni rosicchiati e le travi
in vista un viatico della memoria che intatta
custodiva le voci dovunque disposte
sulle scale in cucina nel tuo laboratorio
tra le argille e il vasellame oltre il forno e le muffole

il tempo tutto intorno fermo
sembrava modellare per me le tue poche parole
rimaste come un coro di segni sonori in un girotondo
di echi appesi alle architravi
sui muschi cresciuti dovunque
sulle nostre tracce.

Angoli e anfratti, il susseguirsi delle stagioni, i paesaggi e gli ampi spazi silenziosi sono eco di parole segrete della natura, mentre l’anima sussulta, si inquieta, s’indaga per poi recuperare armonia. Le onde del vivere, che ci riportano a tematiche care a Virginia Woolf, sono espresse efficacemente in ossimori, sinestesie, allegorie e enjambement.

Haiku – 67

giù nel profondo
imperturbato luogo
mobile mare  

Il “viaggio” di Fernanda nel tempo senza tempo e quel tendere a voli pindarici altrove, intesi come conoscenza e costante ricerca, rimarcano la ciclicità e l’inevitabile ritorno all’origine, valorizzando la necessità del recupero della vera essenza dell’uomo.
L’autentica poesia diviene lo strumento PURO che concede e rivela il cammino.

Pag. 10

volevo un verso

orme su cui camminare

non volevo il gracchiare del corvo
non volevo gracidare la migrazione del rospo
una pozza verde uno stagno scuro

volevo lepidotteri in volo
una lingua di bosco lunghissima
lambire il bordo di avannotti
e spore funghi come parole
crescere volevo come un giunco
lasciato ai piedi di quel luogo
profondo il volo di un insetto piccolo
minuscolo un verso
un attimo
il respiro brina e trama
storie da ogni tempo
un traghetto in un mattino di sole

La sua riflessione poetica è un progredire e crescere nel sé, oltre sé e altrove, senza barriere e limiti, superando quei muri (dovunque mi muoverò sarà oltrepassare i muri – pag. 74) sino a quella tensione universale nella quale prende forma la saggezza che ha radici d’umiltà e ampiezza di rami, per la quale sgorga l’intima preghiera che “chiede” quel salvifico che sappia abbracciare il genere umano nella sua autentica dimensione.
Gli haiku che Fernanda ci propone addensano le tematiche delle liriche della prima sezione, nell’evidente intenzione di addensare ulteriormente e giungere alla totale essenza del verbo. Haiku come atomi preziosi, ficcanti come lame e vellutati come fiori, gelano e scaldano come specchio di stagioni avvolgendoci e illuminandoci.

N. 27 pag. 34

cede lo specchio

un silenzio d’inverno
voce essenziale

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in apertura Lezioni di piano, Jane Campion, 1993

2 thoughts on “In pochi attimi di vento di Fernanda Ferraresso, recensione di Silvia Calzolari”

  1. Ringrazio molto Silvia per questa lettura assolutamente inattesa quanto approfondita e condivisa dal proprio punto di vista, credo che ogni lettura sia soggettiva e per questo arricchente, perché amplia lo sguardo su di noi e sul mondo in cui siamo corpo vivo, offrendo ulteriori molteplicità di percezione e quindi ulteriori percorrenze. Grazie di cuore. f.f

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