La sposa del mare, inediti di Bianca Madeccia.
Bianca Madeccia ha pubblicato L’acqua e la pietra (Lietocolle, 2007), Tempo (FiloDiPartenope, 2009), Dei tre modi del camminarti (FiloDiPartenope, 2009), Variazioni sul buio (Confronto, 2010), Ancore Stellari (Maison de Ronsard, Tours, 2011). Sue poesie sono presenti in numerose antologie, siti e riviste. È autrice di alcuni videopoemi di cui ha curato testi, montaggio e regia.
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CREDO
Credo
nella trama fitta
delle piccole cose
in un segreto linguaggio circolare
nelle minute presenze invisibili
Credo
negli echi
nelle ombre
nell’impalpabile
nei cori notturni sul mare
Credo
nelle musiche sussurrate dalle pietre
nell’idioma delle nuvole
nel silenzio delle parole
nei discorsi contenuti nel silenzio
oggi credo
e mi unisco al coro dei cantori
dell’esistente
invisibile
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EPITAFFI
Scrittrice di epitaffi sulle lapidi dei cimiteri
Donna del disincanto
Raccolgo pene di cuore e amoreggiamenti
In questo mondo ricoperto di polvere
E sono così brava
che ho un camposanto tutto mio.
E’ una gioia a primavera
potare le roselline bianche e sfrondare la verbena.
Dei fiori che colsi ne faccio corone.
Di quelli che non colsi
poesie che poggio sulle lapidi
In ogni angolo della mia anima
c’è una lapide ad un Dio differente
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VUOTO MISTICO
Dunque,
non dimenticare che per te
io rimarrò in attesa per secoli
voltando le spalle a quella soglia.
Ma tu affrettati
non disprezzare il mio sforzo
Non farmi aspettare troppo a lungo
Stasera uscirò
A guardare le stelle.
Mi espanderò al punto
di andare oltre di esse.
Sarà allora amato mio
Che sopra la tua testa
Vedrai un vuoto puro
Quel vuoto luminoso, sarò io.
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ACQUA
Io sogno
un indumento d’acqua
assolo di vetro
e nel mio sogno
le parole
golfo cristallino
acque pericolose e incerte
onda di seta
vela d’angelo spezzata
si tuffano
lacerando
in piena luce
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LA SPOSA DEL MARE
(1° coro creature del mare)
Prima del serpente del bene e del male
cantavamo l’inno delle ore morte
si evitava la superficie di schiuma marina
fino a che con un suono di piedi arrivò
quella donna ad alta combustione
con un vestito quasi bianco
fiorito sotto il peso di troppi angeli
intrecciati alla sua pelle come sogni
come sale come canto oscuro di acqua chiara.
Fu lei a lasciarci presagire il cielo dalle sue radici
prima di lei quando tutto accadeva ancora
tra i metalli della fucina nera degli oceani
tra gli incendi e le esplosioni di zolfo e granito
al centro della costruzione delle tenebre
nessuno avrebbe mai supposto l’esistenza
di una luna di mare e della sua effervescenza di rosa
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Ne abbiamo viste tante nascere
correre in cielo e morire evaporare
subito dopo aver inondato il mondo
lo stesso colore la stessa angoscia violenta
la stessa aria condannata la stessa paura
che qualcuno sciogliesse i capi
dei fili della rete d’acciaio
tenuta a terra da chiodi arrugginiti
Era di noi che avevano bisogno
per sostenersi in cielo
per non cadere prigioniere
e trasformarsi in rocce nere e informi
Non c’è nulla che intimidisca le stelle
quanto i propri cimiteri