Intervista a Annamaria Farabbi

Intervista a Annamaria Farabbi, a cura di Paolo Polvani.

   

   

Benvenuta Annamaria. Preferisci che cominciamo con l’oro della poesia bambina o col titolo? Talamimamma?

Cominciamo dall’oro.  L’oro della poesia bambina che è la semplicità perfetta, ciò che sveste ogni struttura culturale, ciò che rovescia, che immette creatività giocosa e bellezza. Così come quando giocano i bambini usando la parola sensorialmente, organicamente, imprimendola di energia potente, senza simboli, frontalmente, spalancandola nella sua molteplicità e condividendola. Questo è l’oro che mi interessa. Scrivo poesia bambina qualificando il mio canto al femminile, che deriva cioè da un corpo femmina, da un’animalità femmina, da una cultura che crede e pratica altre vie, altre sostanze diverse da quelle insegnate dalla società consumistica, esaltata e esaltante la furbizia predatoria di Ulisse.

Il titolo di un’unica parola è una macchia d’inchiostro coagulata. Avrei dovuto scrivere ta la mi mamma che in lingua italiana significa alla mia mamma.   Nell’unità è tutto centrale, tutto d’un fiato, un corpo solo, anche significativamente. Mi interessava questo: creare una corporeità nominale unica per intensificare l’espressione. Volevo incidere la pagine con il dialetto, con il mio dialetto terragno, per restituire fisicità indicando la dedica alla mia mamma biologica e alla madre vita. La grande madre.

Il mio dialetto è quello della zona di Montelovesco, nella provincia di Perugia, tra Umbertide e Gubbio.

     

Fin dalle prime poesie incontriamo l’aggettivo “sonoro”,  la parola “ascolto”, “un silenzio bianco”, e anche nelle poesie successive si fa spesso riferimento al versante uditivo. Che importanza ha per te questo ininterrotto rimando?

Uno dei miei verbi fondamentali è sentire. Sentire con tutto il corpo.  Accendere la nostra sensorialità, farsi concavi nella ricezione e nella coniugazione con il creato e le altre creature. Dilatarsi vibrando, con la coscienza di far parte di una grande cassa di risonanza cosmica.

    

Ci racconti quando hai sentito il richiamo della poesia?

A dodici o tredici anni. E’ stato flettermi dentro. Educarmi alla concentrazione, all’attenzione, al viaggio dentro il corpo e dentro il vocabolario. Passare di soglia in soglia. Leggere tanto, studiare, scrivere la parola e impegnarmi a cancellarla. Creare ma anche togliere l’inutile dalla pagina e dalla mia interiorità.

La poesia mi è venuta addosso.

    

Questo libro nasce da un progetto? come è nato?

Mia madre stava morendo. Ero sulle sponde del suo letto senza dormire giorno e notte.

     

Che differenza riscontri quando scrivi per i ragazzi?

In poesia nessuna. Niente si riduce. La poesia ha una grazia essenziale che sfonda il tempo: è acqua potabile per tutti. Per la prosa è diverso: ritmi, sonorità, snodi di trama più vivaci, improvvisi, precipizi e vastità.

     

Tu scrivi anche in dialetto. Come convivono queste diverse attitudini ?

In noi esiste il molteplice. La materia ci sceglie mentre tendiamo a proiettare e concretizzare la nostra intenzionalità espressività.

    

Che riscontri hai avuto da questo libro? come hanno reagito i ragazzi?

E’ uscito da poco ma si sono già aperte molte curiosità, apprezzamenti da parte di lettori e lettrici adulti e insegnanti. I bambini e i ragazzi ci stanno giocando e ricreano poesia  in un loro controcanto. Tutto questo mi porta ossigeno e prato.

     

Tu scrivi: “la felicità è povera e bisogna impararla per goderne”. Si può dire lo stesso per la poesia?

Sì. Poesia e vita sono la stessa cosa per me.

     

Arricchiscono il libro le bellissime illustrazioni di Giulia Incani. Com’è nata questa collaborazione? 

Condivido il tuo giudizio. Il lavoro di Giulia Incani è interessante e originale, perché risponde alle intenzioni che avevo inizialmente concepito: creare un’opera poetica in cui la parola non sia schiacciata dall’immagine abbagliante, spettacolare, ammiccante. Far sì che l’occhio si apra a un percorso raffinato dell’illustrazione ma, allo stesso tempo, sobrio, elegante, ricco e misterioso. Le creature vegetali di Giulia Incani sembrano uscire dalla mappa mitica e ancestrale di un botanico. Odorano di mistero e pienezza vitale. Si sposano con il mio canto.

Terra d’Ulivi ha scelto Giulia Incani. Ne sono grata.

    

Invece la collaborazione con Terra d’ulivi?

Terra d’Ulivi ha scelto me.
Un incontro di cui sono onorata.

   

Per concludere vi propongo una poesia inedita che ha la stessa identità di velocità sintesi essenzialità di quelle di Talamimamma solo è diretta totalmente a un pubblico per adulti:

versammo l’olio nel buio dell’orcio
ascoltando il canto

d’inverno avremo la luce sul pane

*     

Ed ecco in chiusura alcune poesie da “Talamimamma” , Terra d’ulivi ed. 2014

talamimamma-g    

il canto

la cicala canta    senti
anche il grillo canta
ma questa è una storia che sanno tutti

la formica canta e anche la pesciolina negli azzurri del mare
puoi sentire perfino il suono del filo
dell’erba      che canta

quando hai le orecchie nel cuore

***

giallo

ogni volta che sono davanti a un campo di grano
mi sembra di assomigliare alle spighe

come ora che annuso l’odore del giallo

***

la ragnatela all’alba

che cos’è se non il mistero di una mappa sensibile
e carnivora     cos’è se non la perfezione
tessuta da un filo invisibile
che ora davanti a me brilla di brina

che cos’è

se non la terribile bellezza
dentro cui muore la mosca ?

                         

diga Grand Coulee, USA
diga Grand Coulee, USA

 

5 thoughts on “Intervista a Annamaria Farabbi”

  1. Quanti poetini celebrati e festeggiati! Poi si legge la poesia di Anna Maria Farabbi, si leggono le sue interviste che sono poesia esse stesse e si capisce dove abitano la vera poesia e la vera umanità. Un grazie anche a Paolo Polvani e a tutti i cari amici di Versante ripido.

  2. amo molto questo libro e lo assaporo, lentamente, come una caramella buona per gli occhi
    bella l’intervista poiché coglie e raccoglie lo sguardo e lo porta al centro

  3. Sono affascinata da queste poesie “bambine” che pure contengono tutta la maturità e profondità necessarie per scriverle. Sono versi che si spandono dentro, dilagano come ondate di luce e si lasciano assorbire come l’olio dal pane.

  4. Anna Maria Farabbi ci dimostra come la poesia sia un linguaggio che va oltre il tempo e l’anagrafica. Un libro da “sentire”.

  5. la parola per Anna Maria Farabbi è come il vento nel mondo e io la leggo e con il pensiero volo.
    Difficile trovare differenze tra le sue liriche o le interviste che rilascia. Leggerla nutre e muta il pensiero con nuove possibilità. Stimola, come lei dice, il nostro “molteplice”.

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