Intervista a Roberta Lipparini a cura di Paolo Polvani e sei poesie.
Roberta Lipparini, classe 1964, è nata e vive a Bologna con sua figlia e un gatto tigrato.
Ha pubblicato: Io ce l’ho un amore (zona contemporanea, 2014); Fiori finti (Terra d’ulivi, 2014); Scritture d’amore (Secop edizioni, 2015); Per mare, mio amore (Terra d’ulivi, 2016) e due libri di poesie per bambini, nella collana Sassolini oro della Mondadori.
Vi proponiamo qui di seguito alcune domande che le abbiamo rivolto e sei sue poesie sul tema della maternità.
Quando è nata Bianca c’era la neve?
Era metà gennaio. Ero nel letto dell’ospedale e tenevo Bianca tra le braccia per la prima volta. Guardando fuori dalla grande finestra della camera vidi cadere i primi fiocchi di quell’inverno, lenti e soffici e poi sempre più fitti. Fuori si imbiancava e dentro noi due stavamo al calduccio, vicine l’una all’altra. Anche per questo Bianca porta quel nome.
Durante la gravidanza il corpo cambia e rifiorisce, la percezione si amplifica; ci racconti le sensazioni che ti hanno attraversata?
No, non ricordo. So che avere il pancione mi piaceva e la sensazione di essere due in un corpo mi dava forza e tenerezza. Mi prendevo cura del suo essere dentro di me.
Sei riuscita a conciliare i ritmi della tua vita precedente con la nascita e crescita di Bianca?
Non c’è stato niente da conciliare. Tutta la mia attenzione si è spostata con naturalezza su Bianca. E’ diventata il centro del mio nuovo mondo. Non ricordo nessun “prima”. Sono rinata con lei e ho vissuto con lei in completa simbiosi per moltissimo tempo. Il suo passo è diventato il mio, con estrema naturalezza.
Quando ti ha ispirato poesie?
Quando Bianca andava alle scuole elementari, decisi per Natale di regalarle un libro con poesie scritte per lei, che disegnassero il nostro legame, fotografassero episodi e momenti della sua vita, i suoi gusti, che parlassero delle persone per lei importanti. Cominciai a scrivere in ogni momento libero, con piacere e passione crescenti e in poche settimane nacque “Biancastrocche”, un volume che feci rilegare in tela blu, con i miei testi e i disegni infantili di Bianca e di mia madre.
Da allora e per molti anni ho scritto pensando a mia figlia, descrivendo il suo mondo e le sue emozioni. Tutte le mie poesie per bambini sono nate dall’osservazione e dalla condivisione del suo universo.
La nascita di una poesia ha qualcosa in comune con la maternità?
“Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò ch’io chiamo poesia”. Sono parole di Edoardo Sanguineti. E non c’è sguardo più vergine di quello di un bambino.
***
Ti curo quel dolore
che già io so a memoria
dai, vienimi accanto
ti leggo una storia.
Sorridi piccolina
ti salverò dall’uomo nero
tuffiamoci nel libro
e fingiamo che sia vero.
Che tu sia una principessa
su un cavallo veloce
e che io possa difenderti
da questa vita feroce.
*
Non sarai mai sola
finché io vivo
non sarai mai sola
finché io scrivo
e per quanto possa
apparire breve
noi due ci saremo
finché esiste la neve
*
Guardi fuori
e chiedo in un sussurro:
“Mamma…
e se oggi nevicasse azzurro?”
*
Mamma, perché il pianto brucia gli occhi?
Perché la paura fa battere il cuore?
Dove abita l’amore?
Forse vicino e la strada è breve
Forse è nascosto sotto la neve
Mamma, perché tu non l’hai trovato?
Perché la corsa ti spezza il fiato?
Dove si trova la speranza?
Hai guardato bene, in tutta la stanza?
In tutta la casa, la strada, la città?
Mamma, aspetta, la porto qua
Forse è lontana, la vado a cercare
forse è distante, forse è nel mare
e anche l’amore forse è lì in fondo
nel fondo dell’acqua, nel fondo del mondo
Vado io, vedrai che ce la faccio
Mamma… ti porto anche un abbraccio?
*
Mi è difficile spiegarti
So dei tanti malintesi
dei bisogni disattesi
della solitudine
di slanci, gratitudine
So di quel vuoto enorme da colmare
ma, no piccina, non ti posso insegnare
Possiamo insieme fare bolle di sapone
guardar le stelle
cucire un aquilone
accarezzarci, tenerci la mano
possiamo piangere o ridere piano
scambiarci promesse all’infinito
ma oltre questo, io no, non l’ho capito
cos’è questo sentimento di cui vorresti sapere
e di cui mi chiedi, con trepidazione
Mamma non lo sa
su, raccogli l’aquilone e mandalo lontano
forse lui lo trova e poi ti viene a raccontare
cos’è davvero questa cosa… “amare”
*
Quando me ne andrò
resterai sola
inaccudita.
Ma forse io avrò ali al posto delle dita….
E avrò un cuore libero
al posto di un macigno.
Quando me ne andrò…
mio dolcissimo cigno.
*
Un’intervista lieve e bellissima,in pochi tratti ,come in un quadro che prende corpo all’improvviso,descritta un’esistenza,una simbiosi tra madre e figlia che è l’altro nome dell’amore.
E poi,le sei poesie,con l’andamento di filastrocche sparse nei sentieri della profondità.
Complimenti all’autore e a Roberta.
Mauro Contini
grazie Mauro, come al solito sei molto generoso e caro