Intervista a Marinella Polidori

Intervista a Marinella Polidori, a cura di Claudia Zironi.

   

  

Benvenuta Marinella Polidori, per noi è un onore ospitare su Versante Ripido la Presidente di unAssociazione di grande prestigio in ambito poetico, che ha allattivo un importante premio il GIORGI –  e una nota rivista LE VOCI DELLA LUNA – ormai da un ventennio. 

Ci piacerebbe rivolgerti qualche domanda sulle tue attività associazionistiche ma soprattutto qualcuna sulle tue attività artistiche.

     

Quando e come hai conosciuto la realtà de Le voci della luna? E stato amore a prima vista? Raccontaci il tuo percorso nellassociazione. 

Grazie dell’invito Claudia, mi fa piacere essere qui dopo il Ventennale, tentare qui da voi una sintesi del mio percorso nel circolo.

Ho conosciuto la realtà delle Voci qualche anno prima della mia “entrata” in associazione; vivo a Sasso Marconi dal ’98 ed avevo avuto modo più volte di assistere alle cerimonie di premiazione del “Premio Giorgi”.

Il contatto vero e proprio però è avvenuto solo nel 2009; avevo già intrapreso un percorso di tipo associativo e politico, quando mi fu offerta la presidenza del circolo da Vittoria Ravagli che era venuta casualmente a conoscenza del mio interesse per la poesia. Accettai con entusiasmo, forse sottovalutando un po’ l’impegno che di lì a poco avrebbe  assorbito gran parte del mio tempo libero. Fu amore a prima vista però, sì.

    

Durante la tua presidenza hai portato avanti il lavoro dei tuoi predecessori o hai preferito impostare nuove rotte con idee innovative?

Rispetto ad i miei predecessori ho dovuto confrontarmi con la novità rappresentata dal periodo di crisi economica, sociale con la quale il circolo ha dovuto fare i conti; sono stata costretta ad occuparmi in prima persona di molte attività (dalla rendicontazione economica alla coordinazione della giuria del premio, degli eventi e della rivista) e, contemporaneamente, ho dovuto definire o, per meglio dire, ridefinire delle modalità e degli obiettivi che fossero coerenti con la sostanza no profit della nostra attività.

Ho creduto fortemente che ai fini della sopravvivenza delle attività del circolo bisognasse allargare la base associativa e recuperare la possibilità di incontri tra gli associati, la condivisione di progetti. Con Angela Stefanelli e Flora Frascari (le altre componenti del direttivo) abbiamo deciso di  continuare, pur  tra mille difficoltà operative, e portare avanti un patrimonio alla cui formazione avevano contribuito tante persone e che era stato reso possibile grazie anche ad anni di  sostegni economici della comunità locale. Le difficoltà sono state numerose anche rispetto alla scelta di non operare cambiamenti drastici ma graduali. L’idea innovativa è stata quella di condividere progetti e procedure, attraverso l’ausilio delle moderne tecnologie; ho voluto che fosse concessa a tutti gli associati la possibilità di presentare progetti di promozione culturale ed ho voluto che la sopravvivenza stessa delle attività culturali non fosse subordinata alle persone che di volta in volta arrivano a ricoprire ruoli e funzioni. Ho insistito molto sulla necessità di ripristinare un legame con il territorio, per offrire il nostro contributo alla ricostituzione di quei legami comunitari che una certa  visione “paesologica” della poesia invoca come urgenti.

Mi è sembrato coerente con lo scopo associativo ed eticamente giusto tornare ad  individuare dei “momenti” nei quali   “restituire” alla comunità il frutto di riflessioni  teoriche più interessanti, di quei fermenti che per primi solitamente emergono nel mondo della cultura, dell’arte della poesia. La preoccupazione era e rimane quella di conciliare la dimensione letteraria che il circolo ha sviluppato negli anni con l’indubbia accezione “antropologica” che l’aggettivo culturale richiama.

La creazione di appuntamenti quali “Liber’Arte” a Colle Ameno rispondeva e risponde a questo tipo di sollecitazioni.

Su altri versanti la tradizione delle Voci era già ben delineata e si è trattato soltanto di istituzionalizzare, precisare in termini di continuità, una linea di urgenza, quale quella di riservare, periodicamente, uno spazio d’ascolto all’espressività femminile: “Carte da slegare” è ormai questo, un appuntamento che apre un intero anno alle iniziative a sostegno di Voci di donna del nostro ‘900 italiano.

     

Quali sono i programmi delle Voci per il futuro?

A breve dovremo presentare i progetti per il 2015  e tra questi ricoprirà particolare importanza il progetto relativo al “Premio Giorgi” e “Giorgi Scuole”. Le Voci hanno comunicato alla città di Sasso la necessità di un lavoro di aggiornamento relativo al bando, alle modalità di diffusione, alla giuria e ad altri aspetti sostanziali per permettere al premio di mantenere inalterata la sua funzione. Un grande lavoro che le Voci possono intraprendere ma non da sole, un lavoro che è stato rimandato di anno in anno ma che non ora non è possibile procrastinare.

     

Marinella è una donna e una poeta riservata, attorno alla quale si fa poco clamore in rete. L’impressione che è che non abbia tempo da perdere dietro alle apparenze e alla pubblicità…

Capire come salvaguardare il piacere di ascoltare o leggere poesia , di come farlo assieme agli altri è un semplice atto di cura nei confronti del proprio bisogno di poesia e, assieme, di socialità. In più, ho cercato di seguire un principio di coerenza associativa per rispetto del ruolo che ricopro, esponendomi poco, rifiutando presenze e collaborazioni che avrei invece accettato in altre condizioni; ho peccato forse di eccesso di zelo, ma non certo di opportunismo o interesse privato. Rimane comunque il fatto che ritengo il clamore  poco compatibile con la poesia: guardo con preoccupazione a un certo presenzialismo e mi sembra  che le strategie di fidelizzazione che imperversano sui social, abbiano poco a che fare con l’idea di diffusione “culturale”, che siano piuttosto effetto di quella “creatività diffusa” che alla lunga finirà per stancare e allontanare.

Virtualmente parlando, mi ritengo un’integrata non certo un’apocalittica; ritengo che il web sia senza dubbio uno strumento importante di conoscenza e diffusione culturale, uno strumento da non svilire però a vetrina per il culto del sé, per un consumo immediato e frettoloso di poeti/poesia, per un appagamento compulsivo ma parziale di quel bisogno comunicativo che operazioni più decantate di scrittura/lettura sanno riservare.

Poiché la riservatezza non è propriamente il mio tratto caratteriale più rilevante, considero questo sforzo alla misura il frutto di una scelta consapevole; una sofferta ma convinta forma di resistenza.

     

Tu ti occupi molto di poesia al femminile e di poesia civile. Si tratta di una scelta che ritieni di gusto o necessaria? 

Queste mie occupazioni sono in linea sia con l’impegno di promozione sociale che caratterizza da sempre le Voci sia con interessi e percorsi più propriamente personali. Il gusto personale e la necessità  in questo caso coincidono; non conosco una poesia diversa da quella che nasce dall’osservazione attenta della realtà, le dissonanze (come in questo caso) tra esterno ed interno all’individuo sono una importante fonte di ispirazione; poi esistono anche le assonanze e certe nostalgie, che riserviamo ad  altri percorsi più intimi di poesia.

     

Quando ti sei scoperta artista? Per quali strade si è evoluta la tua scrittura?

Ho assecondato la mia diversa esigenza espressiva sin da piccolissima poi, dalla poesia come gioco, consolazione e passatempo, sono passata a forme sempre più consapevoli di ricerca e di scrittura; finalmente gli studi mi hanno aiutata a concepire la lingua come strumento potente di conoscenza e di intervento sulla realtà. Per l’antologia curata da A.M.Farabbi, “L’ustione della poesia”  ho ricostruito il mio cammino “espressivo”, non soltanto di scrittura; lì ho messo a fuoco il momento esatto nel quale ho avuto piena consapevolezza di cosa accompagnasse da sempre la mia crescita. Oggi so distinguere i diversi momenti  ispirativi, i tratti caratteristici di un’espressione che modula il suo ritmo coerentemente su quelli, l’atto di intimità o di ribellione che li sostanzia, il piacere intellettuale che ne deriva e  che è pienamente, quasi sensorialmente, soddisfacente.

La poesia oggi è il mio sentiero privilegiato per una conoscenza di tipo diverso, “un dono fatto agli attenti”, una profondità di pensiero lontana  da ogni logica precostituita, dalla morale, una vera e propria “intuizione intima del mondo”. La poesia rimane per me oggi fonte di piacere perché risponde alla mia necessità di ribellarmi  consapevolmente al logocentrismo che vedo limitato, che riconosco come colpevole del disamore imperante, della stratificata e classista babele comunicativa. Alla poesia affido la capacità di farmi disnascere, decostruirmi, semplificarmi anche linguisticamente in vista di quella fase pre-linguistica, semiotica, universale che apre ad una comunicazione potente e dagli effetti più persistenti; una capacità espressiva dove il ritmo, il tono, i silenzi e la voce concorrono tutti assieme a forzare la gabbia della sequenzialità sintattica per poi trapassare da corpo a corpo senza codifiche e mediazioni, sincronicamente e sinesteticamente. E’ nella poesia oggi che riverso la mia nostalgia di comunità, il mio tentativo di contatto non mediato con l’altro, con l’esterno, la mia consapevole forma di resistenza ad altre logiche imperanti, disamorevoli e poco umane. Mi considero una tessitrice solitaria di tessuto sociale, una donna che tenta di rinsaldare legami con la goccia persistente e ritmata del suo canto, una Penelope rapper appunto.

La poesia era e rimane per me come tanti anni fa una fonte di piacere con la quale oggi, nel gelido di una società anaffettiva, trattenere i brividi più a lungo, perché riscaldino.

    

Se dovessi sintetizzare una semplice dichiarazione di poetica, quale sarebbe?

La domanda è impegnativa soprattutto in quanto ogni dichiarazione di poetica è incompleta e perfettibile quanto l’atto creativo che va a dichiarare, un atto per sua natura in continua trasformazione e sperimentazione, un atto che risponde a bisogni espressivi sempre nuovi,  “un regno aperto al futuro di cui non conosciamo i limiti” (I.Bachmann).

La poesia, per me, nasce da un’osservazione minuta della crescita umana nella sua dialettica tra esterno ed interno, è un’annotazione di dissonanze ed assonanze tra l’io ed il mondo esterno, esprime assieme una volontà di futuro e paradossalmente la nostalgia per un qualcosa che non si è o non si è più o che non si ha più o non si è mai avuto. Un precipizio attraente che è assieme strumento di conoscenza e luogo di trasformazione, un precipizio che ci permette, nell’atto del precipitare, di decostruire rivoluzionariamente la logica.

La poesia è una esperienza di piacere, anche dolorosa, perché risultato del riscattarsi rispetto a convenzioni cognitive e linguistiche, a visioni del mondo precostituite; una rivincita sotto forma di ribellione, o sottrazione, un recupero dello “scarto”, una modalità di conoscenza alternativa.

Nel pensiero di Maria Zambrano e Julia Kristeva, nell’opera di Cristina Campo e di molte altre ho trovato esempi compiuti e spiegazioni di questa espressività al tempo stesso rivoluzionaria ed arcaica, di quella sprezzatura e di quel disnascere conoscitivo ed espressivo, che è assieme visione nuova del mondo ed espressione potente, equa e solidale, viscerale, persistente.

Se inizialmente intendevo poesia essenzialmente come scrittura , l’annotazione  solitaria di una Persefone uscita dalla discesa conoscitiva, ora provo altre frequentazioni alla ricerca di uno sforzo espressivo che possa restituire per intero la chora semiotica, l’attimo perfetto pre-linguistico, sinestetico ed universale, performativo o “sciamanico” che il linguaggio poetico riesce a ricreare. Fin qui sono arrivata ma ho intenzione di continuare; aspirerei, probabilmente per un salutare istinto di conservazione, ad una qualche forma contemplativa o mistica dell’ispirazione poetica.

     

Se i nostri lettori desiderassero leggerti, quali pubblicazioni o siti possono consultare?

La maggior parte dei miei scritti e pubblicazioni sono state per Lietocolle, non solo come pubblicazioni nelle antologie, curatele e raccolte ma anche sotto forma di recensioni e prose poetiche. Allo stesso sito ho affidato alcune delle mie prose e poesie inedite, mi dicono temporaneamente archiviate, altri scritti si trovano in rete. Da cinque anni ho congelato però gran parte delle mie attività esterne alle Voci, limitandomi a leggere i miei inediti, scrivere editoriali e recensioni sulla rivista dell’associazione; ho comunque avuto modo di ordinare varie considerazioni ed annotazioni di letture, e di  gran parte degli scritti 2010-2014 in un raccolta , “Spazi ritmici” , di cui sto individuando parti e sezioni  e che mi piace immaginare come indeterminatamente in fieri. Ho disseminato ed abbandonato blog e profili poetici, rimandato collaborazioni e progetti, insomma ho perseverato nella strategia dello sparpagliamento e dell’anonimato poetico.

    

I tuoi progetti letterari per il futuro?

Ora che l’associazione può contare su un gruppo rinforzato da nuovi associati, giovani poeti e poeti affermati e sulla condivisione dei progetti con altre associazioni, ho a disposizione tempi più dilatati per approfondire, continuare percorsi interrotti, nutrire curiosità, sperimentare, insomma continuare, soprattutto, il mio percorso di crescita. Continuerò ugualmente, finalmente sollevata da molte incombenze, il mio impegno associativo a sostegno delle Voci  perché tutto proceda lungo la strada che abbiamo intrapreso.

    

Per concludere Marinella, ci regali qualche tua poesia inedita che ben ti rappresenti come autrice?

Cara Claudia, io ti propongo il “Precipizio di Persefone” (edita),Resistenze Rime e Ritmi“ e “Si può” che, idealmente, segnano un mio punto di partenza, l’attuale resilienza e l’aspirazione e l’augurio che faccio a me stessa e al mio percorso espressivo.

Scegline pure una, io, fatto il punto, vorrei ricominciare… da  tre.

   

E noi le scegliamo tutte. Buona lettura!

*   

Il precipizio di Persefone

Fammi liquefammi
ingravida ancora questo ventre
e tiemmi caldo il senno
fatti  gola

Tengo serrate  labbra,
i miei sigilli , per ascoltarti
in questo inverno infermo ,
inferno di parole.

Nella tua profondità ,
eccoli  assieme ai salmi
gli spasmi mille degli amanti e
le indifese tue grida di bambino

Occhi neri
voragine profonda
lago caldo d’accoglienza
Silenzio,
in te precipitando
l’attimo
mi  sembra sempre
di volare

***

Si può

Si può,
vivendo,
allontanare l’urlo
ficcarsi dentro ad una rosa
e masticare lenti
ruminando
il sapore amaro di parola
si può sentire infine
la piccolezza
di una cellula , il respiro
e chiedere soltanto
a questa vita di consumare
piano , lentamente
per risparmiarci almeno
un po’ il dolore
Si può distanti e assorti
in una luce di pazienza
restare muti e
rinsecchire lenti
devoti come un ramo

***

Resistenze Rime e ritmi

Sono l’apnea del neonato
che si riempirà di fiato
sono l’occhio appesantito
dallo sguardo
il battito di ciglia trattenuto
sono il niente in cerca
di parole e ancora il niente
un giro a vuoto sul presente
Sono in perenne nostalgia
del mio passato
sono l’ansia di futuro
già delusa alla partenza
sono un’invidiosissima
presenza di  vite dissipate e
morte suicidate
Sono la voglia di cambiare e
di fare stando ferma
sono voglia sì d’amare  ma
senza ricambiare
sono stolta dentro e saggia fuori
da non fartelo intuire
Sono rabbia e sono amore
sono io l’Imperdonabile
dell’infinito più noiosa
ridondante e cava
una caverna
martellante nenia
litania
sono vuoto ritornello
sono una ripetizione
sono rima e sono ritmo
sono eco e ti martello
Sono doppia doppia doppia
sono goccia
sono un suono allitterato
un verso d’onomatopea
sono un’assonanza densa
una pesantissima retorica figura
sono Chora la tua essenza
da dentro batto,
é resistenza

                      

Anna Karina in Vivre sa vie di Jean-Luc Godard
Anna Karina in Vivre sa vie di Jean-Luc Godard

One thought on “Intervista a Marinella Polidori”

  1. Il lavoro di Marinella Polidori per la diffusione della poesia è già rinata donna e regina la Persefone che veniva catturata dal caos della passione. E di questo, la ringraziamo.

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