Io sono io, poesie di Nadia Cavalera

Io sono io, poesie di Nadia Cavalera.

   

   

Nadia Cavalera
, poeta, pubblicista, saggista, è nata a Galatone (Le), vive a Modena. Nel 1990 ha fondato, con Edoardo Sanguineti, la rivista Bollettario e nel 2005 il Premio Alessandro Tassoni. Tra le sue pubblicazioni: I palazzi di Brindisi (1986), Amsirutuf: enimma (1988), Vita novissima (1992), Ecce Femina (1994), Brogliasso (1996), Salentudine (2003), Superrealisticallegoricamente (2005), Spoesie (2010), Corso Canalchiaro 26 (2010) e nel 2011 L’astutica ergocratica (con CD), un poemetto etico-politico, tradotto in 12 lingue e musicato da Antonio Giacometti. Del 2014 l’antologia Umafeminità.cento poet* per un’innovazione linguistico-etica, portatrice di un progetto etico, all’insegna della complementarietà, dell’equilibrio e della parità tra i sessi.

     

Io sono Io

1.

e contro I’éclatement mi autodestino in silouette dissipativa
che dinamica stabile avvera l’equilibrio in ‘sto male di Babele
di segni e suoni (: fluttuando balli cerco chi di corpo m’incoroni)
infatti voglio il silenzio colmare tra i piedi e le parole
ché allo specchio i miei piedi sono vergati
da altri tracciati e le mie parole sono mutaffamate
quindi pendula alla sterile gola faccio in palimpseste
man bassa del linguaggio che la casa passa
ma anche qui in tratti riverso sovversivo verso
questo mio universo è sempre per l’altro enimmatico carso
penchant limitrofo da destabilizzare
individuato soggetto in innocente emersa galla
sfondo marginale ch’esalta l’altrui forte taglia

2.

invero in transit voglio la mia faccia più vera
multipla polimorfa differente carriera
senza nacchera o vuota bandiera
ossia voglio liberarmi del suo sguardo pensato parlato
ch’addosso m’ha attaccato e il mio spazio vitale soffocato,
senonché nell’ara voluntatis della mia chiesa
manca il potere e l’iter smacca sbatacchia
tira lo sfintere della festiva giacca la placca
perciò l’album delle foto di famiglia è qua e là strappato
mal’incollato sbiadito di vissuto patito s’impiglia
l’altro in giusta giustizia non mi rende la pariglia
(: anzi all’affaccio ratto il panorama scompiglia)

3.

nondimeno tosta mi cucio e ricompongo
sul collo dal sud pongo il peso del mio dire
dietro terze persone: ipocrite fisime di irresponsabilità
non mi nascondo (: nessuna verità rivelata:
solo una credenza soggettiva conclamata)
così non solo mi spiattello nei fogli in emendati brogli
ma mi esalto negli intrugli di segni simulacri di regni
lenta crepo presenze di assenze: maschere di visceri bischeri
alla ricerca dell’alchimia d’una mia propria fisionomia
[: e inventando la mia muta incrino la sua grandeur
che morte frantumata sputa (: lo spingo all’incontro
alla composizione ambita: l’uscita pulita)]

                                

Elisabeth Jane Gardner Bourguereau, Dafne et Cloé - in apertura L'imprudente, 1884
Elisabeth Jane Gardner Bourguereau, Dafne et Cloé – in apertura L’imprudente, 1884

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