Quattro “miracoli” inediti di Stefano Iori con una nota introduttiva di Rosa Pierno.
L’associazione repentina tra atto d’amore e atto di parola, rendendo le due espressioni equivalenti sfonda la claustrofobica dimensione dell’essere chino, prono, assuefatto a subire i colpi del vivere. Ed è un’associazione giocata sul filo del corpo, sulla linea curva della schiena che scivola in un luogo cavo, illuminante, facendo apparire l’interiorità: il riconoscimento di sé attraverso l’altro. La condizione necessaria, elemento non secondario, affinché avvenga la scoperta è quell’apertura che si è disposti a operare, quell’assecondare la sete che spinge alla ricerca di un diverso orizzonte. E basta appena il riverbero di una possibile nuova conoscenza, per scatenare la necessità di ottenerla. Per essere certi che la pesca riuscirà, si rivela fondamentale, per Stefano Iori, lasciare il conosciuto, la tradizione alle spalle. Ma in realtà solo perché si ha la certezza che il pescato avrà al suo interno anche ciò che è stato. In qualche modo, le quattro poesie si depositano su una pista che prevede una percorrenza ciclica, la quale ritocca più volte le stesse tappe. La singola poesia rivela d’essere un segno circolare in cui il tempo finale giunge al tempo iniziale. E non solo il tempo, anche il desiderio, la conoscenza, il dare sono soggetti allo stesso ciclico percorso. Non solo, appunto, ogni cosa nuova è una rete sempre più estesa e piena, ma è la condizione negativa a generare la spinta propulsiva verso l’estremo positivo. Così persino sfinimento risulta indissolubilmente legato a miracolo. Alzando gli occhi, sollevandosi dal piano, Iori può osservare quel nulla che ingloba gli estremi, il quale è un contenitore ed è un galantuomo perché restituisce il tutto. RP
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Stefano Iori, dopo aver firmato il volume Scritture del teatro (Provincia di Mantova, 1992), si è rivelato al pubblico e alla critica nazionali con la filmografia ragionata I Grandi del cinema – Tinto Brass (Gremese Editore, 2000). Ha firmato tre libri di poesia: Gocce scalze (Albatros Il Filo, 2011), Sottopelle (Kolibris, 2013, con prefazione di Gio Ferri) e L’anima aggiunta (Edizioni SEAM, 2014, con prefazione di Beppe Costa e traduzione in inglese a fronte; seconda edizione per i tipi Pellicano, 2016). Ha pubblicato il romanzo La giovinezza di Shlomo (Gilgamesh Edizioni, 2015). È direttore responsabile dei Quaderni del Premio Letterario Giuseppe Acerbi e condirettore del blog di poesia Trasversale. Dal 2015 dirige Mantova Poesia – Festival Internazionale Virgilio e il Sirmio International Poetry Festival. È ideatore e coordinatore del Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio. Sue poesie sono state tradotte in spagnolo, lituano e rumeno.
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Miracle I, II, III, IV
I
Sospeso e domo
in torbido pantano
poi svelto
lungo la curva
d’una schiena
piegata
in atto d’amore di parola
Morbida luce
trapassa il carcame
II
Benedetta sia
la sete
che mi fa trepido
di fronte
ad un’oncia
di svelamento
Vivo
lasciando
ogni memoria
Scelgo l’inatteso
III
Nella palude del desiderio
la sorpresa sgorga
dall’orgia della ripetizione
Il fulmine del miracolo
dona quiete all’animo
per semplice sfinimento
IV
Il dovuto
il donato
il rubato
giocano tra sé
nell’oceano
dell’indifferenza
Sfumo e svanisco
nel mondo liquido
ormai fantasma
Il nulla è galantuomo
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