Italia Argentina ida y vuelta: incontri poetici, rubrica a cura di Silvia Rosa: 1 – Aulicino

Italia Argentina ida y vuelta: incontri poetici, rubrica a cura di Silvia Rosa. Puntata I.

   

   

JORGE AULICINO

    

Jorge occhiali e pipa, il primo nostro incontro mancato, come ora mancano all’appello certi ricordi, dettagli del barrio Almagro, del caffè al tavolino del Toñin, dell’avenida Rivadavia che si snoda lunga come una città nella città e infinita, ricordo solo la voce delle auto nella tarde di Buenos Aires e poi la tua mano che su un foglietto giallo disegna a casa tua la casa col patio che è stata del padre di tuo padre, muratore al cimitero Recoleta, il salto della tua gatta sui libri improvviso, e le foto che non ho guardato per non svelare nessun volto che appartenesse alla tua storia, personalmente mi perdo di frequente non mi riesce mai di osservare con attenzione gli oggetti intorno, così non ho osservato niente, a parte lo scolorire fresco delle tue parole che volgevano al tramonto più nitide contro il buio delle notti in cui sei solito scrivere, esatte essenziali lievi, ti ho immaginato chiudere un giornale una finestra il telefono silenzioso, passeggiare con la tua ombra d’inchiostro al seguito, mi sono chiesta dove tenevi quello sguardo che mette spalle al muro il mondo e lo fa parlare suo malgrado da una prospettiva a cui di certo io non avrei pensato, me lo sono chiesta mentre da una virgola di pausa appena ho intravisto nei tuoi occhi il paradosso di una malinconia ironica e benevola, e ho pensato a quanto forte può diventare una parola tenuta stretta perché non prenda il volo prima di essersi radicata per bene in terra, e poi ho invidiato un poco la sedia e la porta, l’orologio e la quiete apparente di tutte le cose che sulle tue labbra si riflettono e trovano un luogo preciso e accogliente per essere semplicemente sé stesse, ed esistere. S.R.

     

BIOGRAFIA

Jorge Aulicino è nato a Buenos Aires nel 1949. Come giornalista ha lavorato per diverse testate, occupandosi in particolare delle pagine di Cultura, Arte, Società e Scienza del “Clarín” e dirigendone poi il supplemento culturale “Ñ”. Ha fatto parte del Consejo de Dirección del Diario de Poesía di Buenos Aires. Ha tradotto John Keats, Ezra Pound, Marianne Moore y Frederick Seidel, e numerosi poeti italiani, tra cui Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Cesare Pavese, Pier Paolo Pasolini, Eugenio Montale, Franco Fortini. Nel 2011 è apparsa la sua traduzione dell’Inferno e nel 2015 la traduzione completa della Divina Commedia. Nel 2012 ha pubblicato la raccolta “Estación Finlandia” che comprende la gran parte della sua produzione poetica: i libri scritti dal 1974 al 2011, tra i quali Paisaje con autor, Magnificat, Hombres en un restaurante, La línea del coyote, Las Vegas, La luz checoslovaca, La nada, Hostias, Máquina de faro e El capital. È stato tradotto in italiano e in inglese. Nel 2015 ha vinto il Premio Nacional de Poesía. Cura il blog di poesia e di traduzioni “Otra iglesia es imposible”: http://campodemaniobras.blogspot.it/.

     

DAL LIBRO “ESTACIÓN FINLANDIA.
POEMAS REUNIDOS 1974-2011” (Bajolaluna, 2012)

     

Dalla raccolta “Poeta antiguo”

        

ROMANCE DEL ENAMORADO Y LA MUERTA

al conde Potocki

     

Por Dios ven Camila
aquí donde sopla el aire
de los viejos espíritus
Guárdate de reír con tu carcajada
frenética, líquida
Por Dios ven desnúdate
aquí donde está caliente la tierra
y el agua trae olor de lavanda
de la piel de los gitanos
que se disuelve en la sierra
Durante toda la noche
ha soplado el viento fuerte
y agrio de los viejos espíritus
Creo son sus manos
las que tiran el vestido de Camila
y de un golpe descubren sus pechos
azules
sus espaldas moradas

* 

CANZONE DELL’INNAMORATO E DELLA MORTA

al conte Potocki

     

Per Dio vieni Camilla
qui dove l’aria dà fiato
alle anime antiche
Ma attenta a non ridere con la tua risata
frenetica, liquida
Per Dio vieni spogliati
qui dove la terra è più tiepida
e l’acqua ha odore di lavanda
della pelle degli zingari
che si dissolve tra le montagne
Tutta la notte
ha soffiato l’alito forte
e aspro delle anime antiche
Credo siano le loro mani
che strappano via il vestito di Camilla
e di colpo scoprono i suoi seni
azzurri
le sue spalle livide

***

Dalla raccolta “Paisaje con autor”

     

PAISAJE CON AUTOR

Vivió una escenografía de libros abandonados,
un televisor encendido después de la transmisión
y cigarrillos sin terminar.
Procuraba mirar de frente los objetos:
las roturas del asfalto o las plantas de un acuario.
Pensó en los objetos, soñó con objetos
vivió rodeado de objetos sin traducción.
El mal y el bien no parecen distintos detrás
de un vidrio tan nítido.
Ahora piensa que el mundo está arreglado
de acuerdo con ciertos propósitos.
Y más allá de ellos los objetos se destiñen sin objeto.
El mundo se rinde de esta manera y uno sonríe
sin entender en qué consiste el triunfo,
mientras el sol brilla sobre una botella en los techos
o escucha los trenes o la lluvia
que vuelve a caer donde había caído y agrega
hongos, óxidos, humedad, ciertos olores
a un paisaje que sin embargo no termina de explicarse.

* 

PAESAGGIO CON AUTORE

Visse una scenografia di libri abbandonati,
un televisore acceso dopo il programma
e sigarette non terminate.
Si sforzava di guardare in faccia le cose:
le crepe dell’asfalto o le piante di un acquario.
Pensò alle cose, sognò le cose,
visse circondato da cose senza spiegazione.
Il male e il bene non sembrano distinti dietro
un vetro così nitido.
Ora pensa che il mondo è regolato
secondo evidenti propositi.
E al di là di quelli le cose scolorano senza uno scopo.
Il mondo si arrende in questa maniera e uno sorride
senza comprendere in che cosa consiste la vittoria,
mentre il sole brilla in una bottiglia sui tetti
o ascolta i treni o la pioggia
che ritorna a cadere dove era caduta e mescola
funghi, ruggine, umidità, qualche odore
a un paesaggio che tuttavia non finisce di rivelarsi.

***

Dalla raccolta: “La caída de los cuerpos”

     

LA REALIDAD INCREADA

el hombre convierte en caballo en ganso en pez espada
la sombra de su mano

las formas no son infinitas:
la casualidad está sujeta
sólo la cabeza puede naufragar
en una idea llevada hasta el fin

lo cual sería suicidio por alegría:
el hombre convertido por fin en otra cosa
semejante a nada

y en el aire a pesar de todo
un aire de feliz melancolía

*

LA REALTÀ INCREATA

l’uomo converte in cavallo in oca in pesce spada
l’ombra della sua mano

le forme non sono infinite:
la casualità dipende
solo la mente può naufragare
in un’idea portata fino al termine

il che sarebbe un suicidio per allegria:
l’uomo convertito infine in un’altra cosa
simile a niente

e all’apparenza nonostante tutto
un’aria di felice malinconia

***

DAL LIBRO “EL CAIRO” (Del Dock, 2015)

     

SIBERIA

Papá podía discutir una noche acerca de trabajar para el Estado.
No tenía moral de los fondos públicos sino la incipiente certeza férrea
de que había que montar una máquina de guerra.
Y no había sol ni escarcha en las palabras
que aprendió en los inviernos fúnebres y los días despejados.
Un solo recuerdo le perturbaba el sueño y no supe cuál era.
Papá se nublaba y volvía en sí a cada rato,
como un oculto cielo en el charco de un patio.
Las palabras no podían, la acción se perdía en consignas
cada vez más lejanas, y cada vez menos mágicas.
Papá ya no decía nada, sólo que todo había ocurrido porque debía.
Papá no hizo transferencias, no dejó papeles, no perdió inocencia.
Fijate en Siberia, en los grandes transatlánticos petroleros
encallados en la taiga, los amigos del KGB hechos mafiosos
piratas aventureros galácticos, mirá el noticiero,
el nuevo perfil del National Geographic, las grandes fotos
los tubos de petróleo en los que rascarán el óxido la marta
y el zorro y el tigre y los fugitivos de una gran tormenta;
pensá en la Patagonia nuestra, en Ushuaia en los presos
en los muertos en los fusilados en los enterrados bajo el viento;
pensá en el frío, medio bosque talaron con las manos nevadas.
Era de la intemperie tu gusto burgués por las cosas ciertas, tu odio al
/ pequeñoburgués
tu carácter santurrón y nietzscheano, tu vorágine, tu prolijidad aprendida,
tu admiración estética por la solidez, tu garbo extraño, irónico, recatado.
No me hablen de cambios. Es la marcha.
Lo que permanece nunca cuadra.

  

SIBERIA

Papà poteva discutere una notte sul lavoro per lo Stato.
Non aveva una morale per i fondi pubblici ma l’incipiente ferrea certezza
di dover armare una macchina da guerra.
E non c’erano sole né brina tra le parole
che aveva appreso nei lugubri inverni e nei giorni chiarissimi.
Un solo ricordo gli disturbava il sonno e non ho saputo qual era.
Papà si adombrava e tornava in sé di continuo,
come un cielo nascosto nella pozzanghera d’un patio.
Le parole non erano possibili, l’azione si perdeva in consegne
ogni volta più aliene, e ogni volta meno incantevoli.
Papà ormai non diceva niente, solo che tutto era successo perché doveva.
Papà non fece trasferimenti, non lasciò carte, non perse l’innocenza.
Guarda la Siberia, i grandi transatlantici
arenati nella taiga, gli amici del KGB diventati mafiosi
pirati avventurieri galattici, guarda il notiziario,
il nuovo profilo di National Geographic, le grandi foto
i condotti del petrolio chi raschierà l’ossido la martora
e la volpe e la tigre e i fuggiaschi di una grande bufera;
pensa alla nostra Patagonia, a Ushuaia ai prigionieri
ai morti ai fucilati ai sepolti sotto al vento;
pensa al freddo, mezzo bosco hanno tagliato con le mani di neve.
Veniva dall’intemperie il tuo gusto borghese per le cose sicure, il tuo odio per il
/ piccolo borghese
il tuo carattere bacchettone e nicciano, la tua profondità, la tua prolissità appresa,
la tua ammirazione estetica per la solidezza, il tuo garbo strano, ironico, modesto.
Non mi parlate di cambiamenti. È la marcia.
Quello che resta non quadra mai.

*** 

ROJA

a Romina y Mariana Aulicino

     

Esta tarde de domingo no podés esperar nada del cielo.
Las calles del Abasto rezuman olor agrio
con el calor de horno grasiento de diciembre.
Rojas en el pequeño teatro se desnudan tres mujeres.
Dos nenas en el borde del escenario aúllan débilmente
tras unas pequeñas máscaras de lobo.
Todos los bosques que viste, los bosques implantados
en la costa argentina, los bosques nevados
de Sajonia verdaderos no amparan sino cuentos
que no se pueden contar sino de otra manera.
Aquí, en el caluroso teatro, entre casas sórdidas
del Abasto, las nenas emiten el pequeño aullido de esos cuentos,
y las mujeres florecen al amparo de un lobo que les ha contando
el cuento de mujeres florecidas, mientras come rosquitas
y las migas saltan de entre sus dientes. Ah ellas ya no creen
en la cultura paterna ni creen en la maldad del lobo,
un tilingo que mastica y cuenta cuentos. Pero hay un violín:
el cálido violín de la abuela cuenta el cuento mágico verdadero.
No sabremos de qué nostalgia habla. Pero dice de alguna nostalgia
de un lobo que es lobo y es abuela. Y que no necesita palabras.
En el borde de un oscuro escenario, en una ciudad que hiede,
las mujeres realizan el sueño banal de la inocencia desnudas
y vestidas siempre de rojo, como capullos bastardos,
con vulgar lingerie de sex-shop. Y aún así aúllan débilmente,
como nenas con máscaras de lobos, en el sometimiento
a un lobo que no es feroz, sino un idiota

*

ROSSA

a Romina e Mariana Aulicino

    

In questo pomeriggio di domenica non puoi sperare niente dal cielo.
Le strade di Abasto trasudano un odore acido
nella calura del forno untuoso di dicembre.
Rosse nel piccolo teatro si svestono tre donne.
Due bambine al bordo del palcoscenico ululano piano
dietro a delle piccole maschere di lupo.
Tutti i boschi che hai visto, i boschi impiantati
lungo la costa argentina, i boschi ricoperti di neve
veri della Sassonia non custodiscono che racconti
che non si possono raccontare se non in modo diverso.
Qui, nell’afoso teatro, fra le case grette
di Abasto, le bambine emettono il piccolo ululo di quei racconti,
e le donne sbocciano con l’aiuto di un lupo che ha raccontato loro
la storia delle donne in fiore, mentre come ciambelle
e molliche saltano nelle sue fauci. Ah loro ormai non credono
nell’educazione paterna né credono nella cattiveria del lupo,
uno stupido che mastica e racconta favole. Ma c’è un violino:
il focoso violino della nonna racconta la fiaba magica vera.
Non scopriremo di che nostalgia parla. Ma dice della nostalgia
di un lupo che è lupo ed è nonna. E che non ha bisogno di parole.
Al bordo di un buio palcoscenico, in una città che puzza,
le donne avverano il sogno banale dell’innocenza spogliate
e vestite sempre di rosso, come boccioli corrotti,
con lingerie volgare da sexy shop. E ancora così ululano debolmente,
come bambine con maschere di lupo, nella sottomissione
a un lupo che non è feroce, bensì idiota

***

INEDITO

       

AHORA, LAS COSAS QUE NO SON FUNDAMENTALES PARA MÍ

Ahora, las cosas que no son fundamentales para mí
forman una difusa legión, como ciertas veces las sombras en el día.
Son, entonces, las cosas realmente importantes y casi siempre inaccesibles.
Ahora, llueve sobre el río: no hay nada más inútil que esta lluvia sobre al agua.
Tal vez nada más fascinante, por otro lado.

Papá se achicó con los años. Aunque no podía contener su ira natural
y tampoco descuidaba su pelo ni su cara, hablaba a veces en italiano
y se mostraba atento a muchas cosas que para él antes no eran nada.

* 

ADESSO, LE COSE CHE NON SONO FONDAMENTALI PER ME

Adesso, le cose che non sono fondamentali per me
formano una vasta schiera, come a volte le ombre del giorno.
Sono, dunque, le cose davvero importanti e quasi sempre inaccessibili.
Ora, piove sul fiume: non c’è niente di più inutile di questa pioggia sull’acqua.
Forse niente di più affascinante, d’altronde.

Papà si è consumato con gli anni. Anche se non poteva reprimere la sua collera                                                                                                                                                                                                                                                        [innata
e non trascurava neppure i suoi capelli né la sua faccia, parlava a volte in italiano
e si mostrava attento a molte cose che per lui prima erano niente.

______________

Traduzioni di Silvia Rosa

http://irisnews.net/jorge-aulicino/

                             

Branciforte, "Attimi sul finire della notte", 2015, olio e papier collè su tavola - in apertura "Figura e acqua marina", 2014, olio e papier collè su cartone
Branciforte, “Attimi sul finire della notte”, 2015, olio e papier collè su tavola – in apertura “Figura e acqua marina”, 2014, olio e papier collè su cartone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dal 1 Febbraio 2023
il numero di VERSANTE RIPIDO con tema:
"RUMORE BIANCO - L'ILLUSIONE DELL'INFORMAZIONE"
    
IN VERSIONE CARTACEA
È DISPONIBILE PER L'ACQUISTO