La bufera che viene di Francesco Sassetto.
La bufera che viene
… in una bocca che chiede in italiano con accento albanese
qualcosa che non si può rifiutare, e non solo per ragione morale…
… ma perché sta scadendo la cambiale
dei popoli che non hanno neanche il pane
Gianni D’Elia
Sentila, sentila bene anche tu la bufera che viene,
questa tempesta straniera che preme,
che avanza dall’est, dal sud della fame
e sbarca alla vigna ubertosa
dei signori d’Europa e vuole
il lavoro e la casa
e vuole una fetta del sole
che accarezza quest’aiuola felice
del mondo.
E il piccolo uomo che cura le rose
del proprio giardino
si fa adesso feroce ed affila le unghie
e spranga porte e balconi, alza la voce,
vuole leggi e pistole e cani e cancelli
a difesa del suo metro di terra.
E l’aria già odora di guerra.
da “Ad un casello impreciso”, Padova, Valentina editrice, 2010
***
Pietre e lenzuola
E compro anch’io una cintura da un ragazzo africano, uno
dei cento della fila distesa sulla Riva di bianche
lenzuola, infinita di fughe e fatica, di rapide occhiate,
marocchino del Ghana, del Mali o della Costa d’Avorio,
che tu sia libico o senegalese,
tu qui non conti, non importa qui il tuo paese,
qui tu sei marocchino, ‘vu cumprà’ e sai che è vietato
il tuo mercato di borse marchiate col segno
di Gucci, Armani, di Dolce e Gabbana,
è vietato fermare la gente, fermarsi a parlare,
tu da qua, lo sai bene
te ne devi andare.
Sei iscritto da sempre all’anagrafe degli abusivi,
dei clandestini, battezzato nel gregge degli ultimi
da pietà cristiana
i primi da braccare nella caccia
quotidiana dell’odio ancestrale che qui si scatena
rabbiosa all’ultimo anello della catena criminale,
quello che non tiene
che ci vuol niente a spezzare.
E’ vietato e ti do i soldi che chiedi, non voglio,
ragazzo, tirare sul prezzo, mi bastano
i tuoi occhi inquieti che gettano lampi all’intorno
a spiare gli appostamenti,
i segnali dei tuoi nemici
i mastini feroci di voci e di mani
i miei veneziani.
Tu prendi i soldi veloce e mi tieni forte la mano
che mi fai quasi male, mi fai così bene,
marocchino troppo nero e straniero,
da rimandare alla tua fame da schiavo,
vittima sacrificale del nostro nuovo
antico e globale
impero coloniale.
da “Background” , Milano, Dot.com Press – Le Voci della Luna, 2012.
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Ai respinti di Lampedusa il popolo italiano
porge sentite condoglianze
Da giorni sui giornali, a pagine intere colorate, su Youtube,
alla tivù le ricostruzioni, le interviste, le scene minuto
per minuto dell’accadimento, per il dovere di informare,
per documentare, con il gusto antico della pietà
a buon mercato e dell’accanimento.
Così il popolo italiano può ammirare dettagliatamente,
può levare ad alta voce angoscia rabbia smarrimento,
e poi girare un’altra pagina dell’orrore abituale, dopo
il passeggero sdegno collettivo, dopo il pianto unanime
sul disastro immane si può tornare all’IMU, alle funzioni
del nuovo cellulare, alle partite sul satellitare.
Il popolo italiano sempre innocente, sono loro, quelli che stanno
al Governo e in Parlamento, che hanno fatto le leggi
sui respingimenti, loro hanno firmato i trattati con Gheddafi,
e poi è evidente che tutta questa gente qua non ci può stare.
Ve l’hanno detto mille volte di cessare ostinati di affollare
quei costosi barconi colabrodo a cercare qua chissà
quale Eldorado, ve l’hanno ripetuto mille volte che per voi
non c’è né casa né lavoro, la crisi è globale, è crollata
perfino la domanda di badanti, le fabbriche chiudono o vanno
da altre parti, per voi qua non c’è niente da fare.
Per voi qua solamente l’iscrizione alla manovalanza
criminale, a sorvegliare di notte le ragazze sulle strade,
diventare cavalli del traffico di droga e il soggiorno
in galera è assicurato e poi di nuovo a casa,
il decreto di espulsione è già firmato.
Sì, lo sappiamo che scappate dal terrore del fuoco e della fame,
da epidemie e carestie e sabbia che s’inghiotte tutto,
dai pozzi d’acqua recintati da mitragliatrici, ma noi
cosa c’entriamo, che ci possiamo fare?
Noi restiamo qua sgomenti ed impotenti a contemplare
le scarpette ancora a galla, le bianche file delle bare
e spargiamo lacrime amare e fiori sui vostri corpi in fondo
al nostro mare che somiglia ormai a un cimitero,
una discarica ancora da colmare.
Noi dalle nostre rive sfogliamo stancamente il giornale
che già annuncia nuovi barconi in avvicinamento, assuefatti
alla compassione ad intermittenza, noi coristi del coro
che grida forte e freme,
e tace nuovamente il giorno dopo.
Se il tandem troglodita Bossi / Fini avesse avuto a suo tempo un manipolo di parenti affogati come tanti , e se la circostanza fosse stata di dominio pubblico , il loro cinismo avrebbe partorito ugualmente quella legge barbara che ci rappresenta brillantemente in tutto il mondo ?
– Con un apprezzamento per i testi di Sassetto .
leopoldo attolico