La decenza di passare inosservato, poesie di Flavio Almerighi.
la decenza di passare inosservato
Gettai la borsa dentro un lume a marzo,
c’erano parecchi solleciti tirati per i capelli
le poesie di Armitage gualcite, avevano preso l’acqua
al passaggio del ciclone hooligan.
Un sacchetto con la stagnola di una prima colazione,
la serie di uncinetti fatti con parole
di varie mamme conosciute nel corso del tempo
allontanate ancora prima di cominciare.
Donne sposate da così tanto
da essersene dimenticate.
Il fuoco sputò fumo grigio sempre più chiaro
e non si fece più avvicinare
nemmeno per recuperare una banconota autentica
un santino e l’abbonamento al regionale veloce
dimenticati tra le pagine di un’agendina.
Il delirio di lavori mal pagati,
guanti lasciati e persi negli uffici postali,
sentirmi continuamente un idiota
pensando di portare la ferita dei non amati
quando non è mai stato vero.
Potendo mi sarei ustionato,
ma non volevo farmi male
in anticipo sui termini.
Abbi la decenza
di passare inosservato
o scriverò
anche di te.
***
ombra a marzo
se la luna fosse opinione
da imbiancare il buio,
vuota e illusa riempirebbe
il ciglio della strada
dov’è neve incarognita
che nemmeno gli occhi
pestano,
sarei un oggetto
ombra a marzo
sul politeismo dei falò,
prua non porto
dov’è terra, bacio
modulazione di necessità,
corredo a un momento
***
Fatti Piccolina
Fatti piccolina, c’è posto
ci siamo liberati
torneremo a terra
con le sole radici del futuro.
Fatti piccolina, hai tempo
a crescere tra crocevia di abeti
sotto il cielo
in lotta perenne con le previsioni.
Sarà domani, viene sempre
col coraggio di affrontarlo
e sarà che il sole
già si avventa contro i ghiacci
non perdere l’uovo
non gettare l’abbecedario,
fatti piccolina
posto ne troverai sempre,
ogni nave in partenza
sa
ma non dice
dove va.
***
metà sorriso
La mia vita finirà altre volte,
pioverà metà sorriso
metà mare oceano
sulle spiagge di mezzo mondo
dove niente è qualcosa,
soltanto io regalo
sponde al mondo.
***
canto la morte spaccata
gli animali prendono terra
gli uomini sempiterni cappotti,
se volete ripassare l’inedito
rivolgetevi altrove
io non canto fiordalisi,
ma una spiaggia
di profondità estreme
perduta nel sotto sopra
di chi è smarrito
e da sempre, ovunque
senza nome tace,
canto la morte spaccata
paradosso di luminosità,
la guardia al labirinto
difende il foglio
compete col vento
grande il bisogno
di piccoli uomini
coi cappotti finiti,
giacinti non fiordalisi,
anime che porto addosso
(a Uwe Gressmann)
Ciao Flavio, è da un po’ che non leggevo nulla di tuo, ma vedo
che il tuo tempo non è stato sprecato.
Hai fatto passi molto in avanti, sembra quasi che il tuo pensiero
si sia depurato da certe involuzioni stilistiche di anni fa, ed ora ciò che ne esce è poesia come piace a me, , ne sono certo, anche ad altri.
Se farai una raccolta nuova non mancare di farmela avere.
complimenti ancora.
Ciao Flavio, almeno qui ci si ritrova ed è piacevole rileggerti, un abbraccio.
una sensibilità profonda, offerta con generosità. grazie
finalmente….è un piacere leggere le tue belle poesie, profonde, di spessore e sensibilità. Una scrittura che ho sempre apprezzato.
un abbraccio
jo