La madre è un pesce, poesie di Maria Grazia Insinga.
Maria Grazia Insinga, siciliana, dopo l’Università (Lettere moderne), il Conservatorio e l’Accademia si dedica all’attività concertistica. Nell’ambito degli studi musicologici censisce, trascrive e analizza i manoscritti musicali inediti del poeta Lucio Piccolo. Suona in un duo pianistico ed è docente di ruolo presso l’Istituto “G. Verga” di Acquedolci dove insegna Pianoforte.
Ha pubblicato libri di poesia con Anterem di Flavio Ermini e Fiorina di Giovanni Fassio. Anterem: Persica, vincitrice del concorso “Opera prima” (2015); Ophrys, finalista al XXX “Premio Montano” (2017). Fiorina: Etcetera, leporello in versi illustrato da Alessandra Varbella (2017); La fanciulla tartaruga, carnet de voyage illustrato da Stefano Mura (2018).
Alcuni testi in versi si trovano in riviste e antologie.
Nel 2017 con Historica edizioni pubblica in Itinerari siciliani(a cura di M. A. Ferraloro, D. Marchese, F. Toscano) un breve saggio, “L’ondina siciliana e il sortilegio della voce”, sulle sirene viste attraverso il racconto di G. Tomasi di Lampedusa, La sirena.
Dal 2016 è membro del consiglio editoriale di “Opera prima” iniziativa editoriale diretta da Flavio Ermini. Nel 2017 inizia a dirigere la collana di poesia “Isolario” per Fiorina.
Vi proponiamo otto inediti dalla raccolta Tirrenide:
allunaggio
nel tempo immenso coincidono tutte
le immagini chi scrive e chi legge sono
una voce sola e riversa lei che non era
la madre e non era la sorella e non era
coincide nella voce in me l’altra ed è
*
non la vita in tempo e attaccava alla voce
ogni suono e in punto di vita diedi al buio
mia madre e mia madre era un pesce e
sulla luna ebbi un figlio e una madre
boccheggiava nel cerchio e chiudeva
si chiudeva di continuo continuo dopo
*
la madre è un pesce sotto le sue
tonnellate di acqua sotto il mare
la voce rullante sotto il mare
non è nemmeno nel mondo e
non è ancora mondo e mondato
*
bocca di lupa
la madre è un pesce resuscita
i morti sempre ogni due giorni
dopo due giorni se ne sta muta
passa la strada un lupo irpino
trapassa e guarda e non vede
supera ci supera e basta basta
*
non avrai altra fine al di fuori di me
disse e non era la madre non era
la sorella e non era la figlia e non
e non era niente ma il lutto di quel
niente era tutto soverchiava le cose
il mare e la fila dei morti iniziata
proprio nel cuore ed era ridicolo
stare in ciò che eccede inutile era
ridicolo ammazzarsi per evitare
di morire ma non era verso punto
*
ondine
sparire in un delta più grande non c’è niente
di meno materno di questo nulla di materno
nella madre sceverarsi sedursi condursi a ciò
in caduta libera morte di sonno in esercizio
di piccola premorte liminale al grado più vicino
allo zero di silenzio a dire sì in totale silenzio
prima di cadere in stato di innocenza
l’ultimo verso l’ho scritto in sogno*
* Jean Giraudoux
*
non voltarti verso i seni
la persuasione è fuori strada
ci siamo concesse un secolo appena di debolezza
e ora alle quattro e trentatré ancora iancura
non distingue la fine dall’inizio la destra da sinistra
e corre guida lo strumento con una mano l’altra scuote
i sonagli dell’aria così mentre scrive in corsa aspide
senza mani continua a suonare il cruscotto con le dita
la lallazione del tempo promette una selezione bianco
celeste di mutismo su bianco celeste delle madreisole
*
conta l’urgenza di zeri ti contano
sei senza tara fino a sera oppure
i numeri sbagliano e sei sudicia
per sempre e anche senza tirare
corde e perdite senza sommità e
conto perderlo lei madre madre
di maggior parte dei suoi figli
dei suoi figli ha perso il conto
grande abachista di zeri azzera pure
e il sesto senso prevedibile e la rarità
dei miracoli uguale nessun miracolo
zero e volevo dire cosa volevo cosa
ode a desfontaines
*
Quasi ineffabili, quasi musica, quasi pensiero…Una strana aderenza alle cose attraversa queste poesie che stanno lì su una linea d’orizzonte…al largo forse ci saranno isole.
Sì, al largo ci sono le isole del vento, le cime lunari dello Stromboli, la iancura che confonde inizio e fine. Grazie di cuore, Giuseppe. E grazie a Claudia Zironi e Versante Ripido
splendidi, come sempre, Maria Grazia
Grazie, carissimo Enrico