La paura e la città: alcune domande a Giulia Niccolai

La paura e la città: alcune domande a Giulia Niccolai. Intervista a cura di Paolo Polvani.

    

    

Sembra che a livello sociale sia la paura il sentimento predominante e più diffuso. Secondo te quanto costituisce pericolo effettivo, concreto, e quanto è invece creato ad arte, a fini politici, per spostare l’asse da una parte, per alimentare l’idea della necessità dell’uomo forte?

Carissimo, grazie per il tuo messaggio! Mi viene voglia di rispondere a te direttamente, come se ti scrivessi una lettera. Mi fa sentire più a mio agio.
Comincio col confessarti che sono trent’anni che non compro i giornali. Questo dettaglio già ti dice quanto io abbia la convinzione che quasi tutto ciò che ci viene raccontato, sia creato ad arte, per fini politici.
Faccio un esempio: dopo la morte della bambina in ospedale per malaria (mi pare a Trento), si è cominciato a parlare dei malati ad Anzio infettati dalla zanzara tigre… Per distogliere o per lo meno abbassare il mistero della malaria per la quale non si può o non si vuole trovare un colpevole?

     

Da un punto di vista evolutivo la paura è un sentimento importante, quali risvolti positivi può, secondo te, portare in sé in questo momento storico?

La paura diventa un discorso vasto, e profondo.
Come sai, sono buddhista da trent’anni, e uno aderisce a questa religione/filosofia, anche, o soprattutto, per riuscire a liberarsi della paura.
Funziona, perché, come sai, prendi coscienza dei tuoi desideri, dei tuoi odii e della tua ignoranza, del metodo per liberarti di queste emozioni – che causano la paura.
Lavorando su di sé, come si deve, lentamente, senza barare (e la guida del Lama non te lo permette di barare), elimini effettivamente il… 90% (?) delle tue paure. Non esagero, ne sono convinta. Ma si tratta anche di paure mentali, psicologiche. Non so cosa proverei se l’Italia venisse occupata da un nemico, se mi trovassi nella zona di un attentato…
Sono portata a pensare che anche in questi casi drammatici, proverei meno paura di prima d’aver intrapreso un cammino spirituale… Ma la prova vera e propria non l’ho fatta.

    

Che rapporto hai con la paura? ci sono paure che ti assillano in modo particolare?

No, non ho chiodi fissi.

      

Hai mai scritto sul tema della paura?

Ho menzionato la paura, en passant, ma non mi ci sono mai addentrata.
Come sai, tendo a scrivere sempre di attimi positivi, divertenti o spiritosi, che insomma danno un sorriso, un momento di piacere, proprio perché, essendomi capitati, li ho vissuti come un regalo, qualcosa che mi aiuta, e allora spero che facciano lo stesso effetto anche ad altri.

        

Il delitto perfetto, Alfred Hitchcock, 1954
Il delitto perfetto, Alfred Hitchcock, 1954

One thought on “La paura e la città: alcune domande a Giulia Niccolai”

  1. Erano i primi anni Ottanta ed io frequentavo l’università a Genova. C’erano interessanti eventi poetici in quella città, anche più di adesso, ma probabilmente erano diversi i tempi e l’onda lunga del 77 si faceva ancora sentire. Invitata ad uno di quegli eventi Giulia Niccolai raccontò ad un pubblico che faceva finto di essere stupito la favola di Capuccetto Rosso. Ecco come Giulia Niccolai esorcizzava la paura e la tendenza dei poeti a prendersi troppo sul serio.

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